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Il nostro posto
23 Luglio 2025 - 09:46
Da dove cominciare per parlare del degrado crescente e inesorabile del Centro Direzionale di Napoli? Dall’inizio, come per tutte le cose… Da quando - siamo nel 1995 - terminate le opere principali della “city” a ridosso della stazione centrale, si immaginava che il percorso sarebbe proseguito con infrastrutture, collegamenti e reti di servizi.
Infatti, il Centro Direzionale era stato ideato come polo in cui trasferire, dal centro storico della città, attività amministrative (qui, oltre al Tribunale, hanno sede il Consiglio regionale e molti altri enti), produttive, del terziario e commerciali, accanto al quale realizzare anche molti complessi residenziali.
Insomma, il Centro Direzionale, con il suo agglomerato di grattacieli, era nato come un’avanguardia in Europa: progettato per essere un quartiere in cui lavorare e vivere serenamente e comodamente, godendo di una rete elevata di servizi e infrastrutture, una sorta di avamposto verso il futuro delle città.
Invece questi interventi sono restati sulla carta, come tanti progetti di belle speranze che nel Nostro Posto non hanno mai visto la luce. Com’è sotto gli occhi di tutti, il futuro è rimasto sospeso: al suo posto c’è un presente di abbandono che ha trasformato quell’idea avveniristica nell’ennesima terra di nessuno dove a dettare le regole sono bande di criminali, nella maggior parte dei casi extracomunitari irregolari sul territorio nazionale. C’è di più.
Quando si apre la discussione su questo quadrante della città e sulla spirale in cui è stato risucchiato, si parte dalla premessa, quasi rituale, di raccomandarsi di evitare di attraversarlo di sera, men che mai a piedi, lungo viali progettati per trasmettere benessere ma diventati luogo di agguati. La realtà, purtroppo, è ancora peggiore.
La mancanza di sicurezza, l’invivibilità, la sensazione di paura caratterizzano il Centro Direzionale 24 ore al giorno, senza soluzione di continuità. Uno degli ultimi episodi di una lunga serie l’ho denunciato io stesso qualche giorno fa: un componente del mio staff è stato vittima di una brutale aggressione durata diversi minuti.
Un branco di giovani criminali lo ha circondato mentre percorreva una delle rampe di accesso al complesso e, dopo averlo malmenato, si è impossessato del suo telefono cellulare. In piena mattinata. Un dato che sgomenta perché conferma non soltanto sfrontatezza e protervia, ma soprattutto il senso di controllo del territorio e di impunità che accompagna le azioni dei banditi.
Stavolta, grazie al tempestivo intervento di una volante della polizia di Stato, a cui rinnovo il mio profondo ringraziamento, uno di questi criminali è stato arrestato e non ci sono state conseguenze più gravi. Ma poteva andare molto peggio, come è già capitato altre, troppe, volte. Ecco perché diviene inevitabile chiedersi: è mai possibile che la sicurezza, la vivibilità, la prevenzione e il contrasto all’azione dei predatori, debba essere garantita esclusivamente da poliziotti e carabinieri?
O forse, a rendere sempre più drammatica la situazione di quell’area della città, hanno largamente contribuito la totale mancanza di visione programmatica, l’immobilismo, l’indifferenza per i cittadini e per il territorio, e soprattutto, l’inefficienza, delle amministrazioni comunali di Napoli che si sono succedute in questi anni? In effetti, è difficile negare che sono stati proprio questi fattori ad aver rappresentato la condizione principale che ha trasformato in una “giungla d’asfalto” - in cui è impossibile muoversi senza la paura continua di finire nel mirino di malintenzionati - un progetto lungimirante figlio della tanto vituperata Prima Repubblica.
E così, le cronache cittadine rendicontano quasi quotidianamente degli episodi violenti che si registrano in quell’area, ormai tristemente nota per aggressioni, ferimenti, rapine e finanche tentativi di stupro. Una violenza che, ovviamente, viene esaltata dal degrado sociale e morale dell’intera area. Soggetti che dormono e bivaccano lungo i viali, prostituzione, discariche a cielo aperto che costellano la zona tanto da rendere impraticabili alcuni accessi, verde incolto, macerie e detriti, scale mobili a pezzi, illuminazione intermittente o addirittura assente, fetori terribili, topi e insetti.
E tutto questo senza che il Comune svolga alcuna funzione di governo del territorio. Siamo arrivati al paradosso che qui, sul drammatico modello della “Terra dei fuochi”, anche il Centro Direzionale e l’area circostante sono ormai interessati da roghi tossici, dalla natura certamente dolosa. L’ultimo episodio risale a qualche settimana soltanto e ha imposto la chiusura di tutte le attività, anche istituzionali, oltre a costringere migliaia di napoletani a restare chiusi in casa con le finestre serrate!
Eppure dietro questi eventi non si nascondono pericolose lavorazioni industriali ma semplice incuria, come quella di non assicurare la raccolta, costante e quotidiana, di semplici rifiuti domestici, di non essere in grado di garantire un banale monitoraggio da parte della polizia municipale. Cattiva amministrazione, in definitiva, la stessa che scandisce da oltre 30 anni il tempo dell’ininterrotto governo di Napoli da parte delle sinistre. E certo non si tratta di un dramma che riguarda il solo Centro Direzionale.
La dolorosa realtà della capitale del Mezzogiorno è fatta tutta di servizi negati ai cittadini, dalla pulizia alla manutenzione di strade ed aree, passando persino per l’illuminazione. Senza scomodare qui il tema del welfare e dell’assistenza a chi vive in condizioni di difficoltà socio-economiche, per le quali è sufficiente ricordare che Napoli è ultima per spesa e qualità dei servizi.
Davanti a questo stato di cose, difficile negare che la responsabilità appartiene a quella politica che non ha saputo, né ha voluto mettere al primo posto il bene dei napoletani e di Napoli. Una politica che ha colori e identità precise, quel “campo largo” di cui ci si riempie la bocca nei dibattiti poltronistici ma che, nei fatti, è solo emblema di immobilismo, inefficienza, complicità - poco importa se ciò avviene in maniera inconsapevole - con la criminalità, indifferenza alle esigenze reali dei cittadini.
Una politica che si ritrova in piazza per feste, festini e manifestazioni rituali, che spende fior di milioni distribuiti discrezionalmente per “fare cultura”, ma che in concreto non sa garantire neppure un tetto sulla testa a chi non può permettersi un fitto o viene sfrattato, a meno che non si tratti di irregolari da accogliere in porto con delegazioni variopinte, come accaduto varie volte.
Ebbene, costoro sono gli stessi che, in vista delle prossime elezioni regionali, vorrebbero replicare nell’intera Campania questo modello fallimentare, fatto di accordi presi la mattina e disfatti la sera, di compromessi, di finte liti, riposizionamenti tattici e opportunistici, tutto pur di continuare a governare.
L’esempio più eclatante è quello della “accoglienza” riservata a Vincenzo De Luca, trasformato in un batter d’occhio da spregiudicato cacicco in esempio di buona amministrazione, da riproporre nei prossimi 5 anni, pur di accaparrarsi il suo consenso clientelare a sostegno della candidatura di Roberto Fico, a sua volta “fulgido” esempio di cinico trasformismo. Non può e non deve accadere! Non possiamo permettere che, ancora una volta, interessi di parte prevalgano su quello, supremo, dei cittadini.
Noi abbiamo un’altra idea della politica, la nostra priorità si chiama benessere dei campani e della Campania, servizi, vivibilità, sicurezza e standard di vita degni, speranza e futuro, in ogni quartiere, in ogni città del Nostro Posto. E tra pochi mesi, quando Lega e centrodestra saranno finalmente alla guida della Regione, lo dimostreremo con i fatti.
*Capogruppo Lega nel Consiglio regionale della Campania
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