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LETTERA AI LETTORI

Gergiev tra cultura, libertà e democrazia

Un Paese non può essere democratico se la cultura non sia libera

Gergiev tra cultura, libertà e democrazia

Valerij Abisalovič Gergiev

Cari amici lettori, nel giorno in cui sembrava che l’Italia compisse un passo verso la libertà e la democrazia con una prima approvazione della legge sulla separazione delle carriere, un vero uragano si è abbattuto sulla nostra società, rendendola più simile a un regime nazista, comunista o islamico.

Un Paese non può essere democratico (se questo è un pregio, del che ormai dubito seriamente), se la cultura non sia libera. Non possiamo imitare l’Islam, che bruciò in piazza le opere di Averroè e lo condannò a morte (mutata in esilio dal califfo che lo proteggeva) in base al principio che il Corano è l’unico libro da leggere.

Invece facciamo addirittura peggio, colpendo non già la filosofia e la scienza, ma un’arte sublime qual è la musica. Lo facciamo non già per ragioni serie (come la religione per gli islamici), ma perché sembra che siamo diventati una colonia dell’Ucraina, insignificante paese governato dall’attore – mendicante Volodymyr Oleksandrovyč Zelens'kyj.

Già all’inizio dell’invasione russa a Torino si cancellò una conferenza su Fëdor Dostoevskij, il grandissimo scrittore russo vissuto al tempo degli zar e, ovviamente, non avente nulla a che fare con Stalin e Putin. In quel caso, però, si assunse la responsabilità del divieto il comune di Torino, amministrato dalla sinistra. Quello che sta succedendo ora in odio alla Russia di Putin è molto più grave.

Tutti sanno che Valerij Abisalovič Gergiev è il più grande direttore d’orchestra vivente: se volete sapere di più su di lui, consultate il sito https://www.filarmonica.it/direttori/gergiev. Egli figurava nel programma del Palazzo Reale di Caserta per un concerto, domenica prossima.

Il fatto è stato contestato dalla vedova Navalny e la querelle è stata portata avanti da un gruppo d’intellettuali, comprendente la vicepresidente (dem, ovviamente) del Parlamento Europeo Pina Picierno, che ha chiesto l’eliminazione del concerto dal programma. Fin qui tutto normale, aderente al principio “intellettuali sono solo i nostri”, indiscutibile a sinistra. La cosa grave è quella che è accaduta dopo.

Il Prefetto di Caserta, intimorito dalla previsione di contestazioni da parte degli immigrati ucraini, ha aderito alla richiesta e la direzione della Reggia ha cancellato il concerto. Diversi dem e Calenda hanno applaudito e fin qui nulla strano; ma si sono associati anche il ministro Giuli (il cui compito è diffondere la cultura, non precluderla) e da esponenti della destra, come Federico Mollicone, di “Fratelli d’Italia", e Mara Carfagna.

Poi, tanto per strafare, a Bologna è stato cancellato anche il concerto di Alexander Romanovsky, pianista ucraino “amico di Putin”. Amici, con la libertà dell’arte (e della musica in particolare) e con il diritto dei cittadini a fruirne, non si scherza in questo modo. Queste formule d’irragionevole assolutismo non sono compatibili con uno stato libero.

Se immigrati ucraini acquistano biglietti di prima fila per contestare, non si cancella l’evento, ma lo si sorveglia per espellere, eventualmente, i disturbatori. Allo stesso modo, non potrebbe chiudersi una mostra di pittura se qualcuno contestasse le opere esposte, né togliere la parola a un oratore contestato. Se ci comportiamo così, in che cosa siamo migliori dei russi (e dei cinesi o degli iraniani?).

Io elogio Vincenzo De Luca, che aveva promosso e sostenuto la manifestazione, i cinquestelle che si sono espressi contro la cancellazione, ma soprattutto i salviniani e, in particolare, Vannacci, il quale ha detto per l’occasione che Putin è migliore di Zelensky, perché si fa votare dal popolo. Io non credo che il governo russo impedirebbe un concerto di Muti a San Pietroburgo, né vieterebbe una conferenza su Dante Alighieri.

I russi, a questo punto, mi sembrano più seri e meno stupidi di noi. Non pretendono di imitare l’esperienza ateniese, che durò pochi anni, portò al governo Pericle e mandò a morte Socrate. In ogni modo, bene fa Giulì a non presentarsi in Campania. Pur essendo un ammiratore di Giorgia, non voterei mai per un ministro della cultura che nega la Cultura.

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