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L'analisi

De Luca lascia ma punta a fare il governatore ombra

La verità è che il Pd della Schlein non né ha azzeccata una, anche se si vuole far credere il contrario

De Luca lascia ma punta a fare il governatore ombra

Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca

Da tempo, nel leggere e sentire, ancora una volta, definire con poco rispetto della verità effettiva di recenti vicende amministrative napoletane “il modello Napoli” - cioè l‘intesa tra Pd e M5S che favorì l’elezione di Manfredi a sindaco - un capolavoro politico, abbiamo su queste colonne scritto e dimostrato, attraverso una ministoria delle loro pregresse ostilità di reciproche accuse e insultanti rinfacci, che meglio e più onesto e corretto sarebbe stato e sarebbe definire questo modello una delle più clamorose e sfacciate operazioni di trasformismo dall’avvento della Repubblica.

Tale giudicato, non in base a nostri personali preconcetti valutativi ma da quanto ci hanno insegnato su casi del genere, di giravolte e ingordi opportunismi, gli scritti di autorevoli meridionalisti. In cima a tutti Guido Dorso il più implacabile nel denunciare questa storica e dannata tara del Sud nella “sua rivoluzione meridionale” sotto la voce inequivocabile di trasformismo e basta.

Sentire in queste ore evocare, sostenere e nobilitare il modello Napoli come la formula più limpida e prodigiosa da svolta epocale, che starebbe per rendere possibile l’impossibile in Campania - l’uscita di scena di De Luca e, con il suo consenso, l’incoronazione ufficiosa di Fico come candidato a succedergli -, non è altro che un trasformismo bis anche alla Regione Campania.

Si ha voglia di far apparire queste manovre di potere, esclusivamente di potere, come una fase di naturale e apprezzabile evoluzione nel campo largo ormai minato, la verità è che il Pd della Schlein non né ha azzeccata una, anche se si vuole far credere il contrario. Partito con arroganza nel presumere di rifondare l’universo mondo ha dovuto arrendersi al cacicco sovrano De Luca. Che non solo sta dettando le condizioni per lasciare ma anche per restare nel palazzo.

Tali, cioè dure e insostenibili già nell’annunciarle da squalificare il Pd e il candidato alla sua successione Fico. Il fondatore del Movimento 5 Stelle a Napoli, che ha costruito qui il suo successo personale sui fallimenti del Partito democratico napoletano che trattò a suo tempo con disprezzo, salvo poi abbracciarlo oggi seraficamente per convenienza.

Intanto quello fin qui trapelato sulle condizioni di De Luca pesa tanto. In sintesi: assegnazione della segreteria regionale al figlio Piero, due assessorati di rilievo in mani amiche, un suo ruolo nazionale di primo piano, l’impegno di parlare sempre positivamente delle sue passate presidenze come esperienze di successi irripetibili, e infine, è di qualche giorno fa, il tutto completato da un ironico indiretto messaggio lanciato pubblicamente su chi dovrebbe subentrare: avrete brave persone a governarvi e quindi se avrete brave persone, siete fottuti! Un insieme di richieste e di molto altro non specificato, da poter dire che se dovessero a Santa Lucia andare le cose come fin qui riportate, vi potrebbe essere un “De Luca ter” naturalmente da “governatore ombra”, cui spetterebbe l’ultima parola su tutto anche su ciò che farebbe o che fa un Presidente fantoccio. Non si profila un altro scenario.

Mentre Conte fa il paraninfo dell’intesa con cene di lavoro, aborrite dai grillini della prima ora come rifiuti tossici della Prima Repubblica, nel Pd napoletano montano dissapori, critiche, risentimenti e velleitarismi di rivalsa per un temuto rimescolamento di ruoli e incarichi per far quadrare i conti con De Luca.

Parlare di fibrillazione è poco meglio dire irritazione da larga parte degli “imbecilli”, così definiti molti piddini dal governatore ancora in sella, che vedono ridurre i loro spazi se non addirittura cancellarli. In questo clima “da Dio salverà i suoi”, desta stupore, da autorizzare giudizi poco positivi da tornacontisti, il silenzio totale degli originari e storici antideluchiani.

Che nel lontano sabato 19 ottobre 2024 si riunirono in un hotel cittadino e alla presenza diciamo carismatica del sindaco Manfredi, al termine di un consulto molto anticipato sul siluramento di De Luca (si è visto come) riferirono alla stampa: “Vogliamo vincere e scrivere una nuova storia per la Campania e l’Italia”. Se l’inizio che si va profilando è questo, abbiano il coraggio di far sentire la loro opinione. Oltre a quella di “imbecilli”affibbiata da De Luca, meriteranno anche l’altra, mutuata da Gogol, di “anime morte”.

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