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La riflessione

Salvate gli innocenti da chi innocente non è più

Salvate gli innocenti da chi innocente non è più

La notizia è di quelle che danno da pensare e ce la racconta Niccolò De Rosa su "fanpage.it". Una madre americana, tal Ariel Shearer, stanca di bizze e isolamenti, ha sottoposto i suoi quattro figli, tutti sotto i 6 anni di età, a un esperimento: ha sospeso per 7 giorni a tutti loro televisione (quella ahimè corrente), tablets e smartphone e li ha sottoposti a una "dieta mediatica", in cui era loro consentito solo guardare "cartoni animati anni '90", a dire il vero a me più sconosciuti di quelli attuali (americani poi).

Le serie proposte a voi diranno di sicuro qualcosa: Franklin Tartaruga", "Bear nella grande casa blu", "I Rugrats", "Dora l’esploratrice" e "Allacciate le cinture – Viaggiando si impara". Quanto a me, non so assolutamente di cosa si parli, ma l'autore del pezzo parla apertamente di "vecchi cartoni, quelli con ritmi più pacati e toni più delicati" e - vista la frenesia (mi dicono) di quelli odierni - bisogna credergli. Il risultato? Sorprendente.

Innanzitutto Ariel avrebbe notato - il condizionale è d'obbligo, non trattandosi di una osservazione dotata dei rigorosi crismi della scientificità - che "la visione di questi prodotti privi di taglio frenetici, effetti sonori assordanti o dinamiche narrative costruite per creare dipendenza, rendeva l'intera esperienza meno sovrastimolante e più godibile".

Ma non solo. Sempre secondo l'articolista - "Un altro effetto positivo notato dalla mamma è stato il cambiamento nel rapporto con lo schermo: niente più insistenze per vedere 'ancora un episodio' e soprattutto meno crisi al termine del tempo concesso. I bambini, racconta, sembravano meno incollati allo schermo e più inclini a interagire tra loro anche mentre il cartone era in onda. E non perché i cartoni non fossero di loro gradimento. La differenza, secondo Ariel, risiede infatti proprio nella natura dei vecchi programmi, costruiti per intrattenere senza sopraffare, con narrazioni semplici e uno stile visivo meno aggressivo. Un cartone come 'Franklin Tartaruga', ad esempio, racconta la vita quotidiana di una giovane tartaruga alle prese con piccole avventure quotidiane che vengono affrontate in modo calmo e rassicurante, in netto contrasto con i contenuti moderni, spesso pieni di momenti concitati ed elementi capaci di 'ipnotizzare' il giovane pubblico".

Insomma, bambini più accomodanti e sereni, meno capricciosi e più interattivi. L'esperienza della mamma americana, una volta pubblicata su Instagram, ha avuto una rapida diffusione sovranazionale, tanto da diventare, in men che non si dica, un ennesimo argomento di interesse mondiale.

A chi crede che tutto ciò sia pura aneddotica popolare, il bravo giornalista ricorda una pubblicazione scientifica di quattordici anni fa, apparsa su una delle più importanti riviste mondiali di medicina dei più piccoli, "Pediatrics", che aveva dimostrato come "bastano appena nove minuti di un cartone animato con ritmi accelerati per compromettere temporaneamente le funzioni esecutive dei bambini di quattro anni come concentrazione, autocontrollo e capacità di risolvere problemi. Prodotti dai ritmi meno serrati e con stili narrativi più 'soft' possono, invece, intrattenere i bimbi, pur senza inibirne ogni altra facoltà".

Ora, dato che a costruire questo mondo per nevrotici in erba sono gli adulti stessi - non senza una perniciosa e vantaggiosa (per qualcuno di loro) programmazione - viene da dire ancora una volta: "Salvate gli innocenti da chi innocente non è più". 

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