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L’INTERVENTO
31 Luglio 2025 - 08:57
La mala burocrazia è stata per decenni un cancro per l’economia nazionale e per le imprese di questo Paese. Inerzia, sovrapposizione di autorizzazioni, procedure tortuose hanno ostacolato e, per alcuni aspetti, continuano a frenare l’operosità privata. Con danni anche per la qualità dei servizi resi al cittadino comune.
C’è chi, tuttavia, continua a utilizzare termini come “carrozzone”, per rappresentare la pubblica amministrazione come un coacervo di sacche clientelari, a uso e consumo della partitocrazia. In realtà, l’annoso blocco pressoché generalizzato del turnover ha invertito la tendenza, facendo cadere la nostra nazione nell’eccesso opposto.
Il censimento dei dipendenti pubblici recentemente diffuso dalla Ragioneria Generale dello Stato ci dice che, nel 2024, il loro numero si è portato a 3,34 milioni, con un incremento dell’1,33% sull’anno precedente. Ma questo indicatore dimostra solo che, finalmente, anche per effetto del Pnrr, si sta risalendo la china.
L’ultima annata disponibile per i raffronti con organici di altri Paesi Ue è il 2021. Ebbene, a quella data, in Italia c’erano 5,7 dipendenti pubblici ogni 100 residenti, a fronte dei 6,1 della Germania, dei 7,3 della Spagna, degli 8,1 del Regno Unito, degli 8,3 della Germania. Altro che “carrozzone”!
Se poi dal numero dei dipendenti si passa a esaminare la spesa che li riguarda, il benchmark può essere effettuato anche per l’anno scorso. Nel 2024 per ogni italiano la spesa per i dipendenti pubblici è stata pari a 3.126 euro. Anche qui molto meno della media Ue di 3.800 (- 17,7%), inferiore ancora di più a quella francese (-19,6%), per non parlare di quella tedesca (- 38,5%).
D’altro canto, se si guarda al decennio 2015-2024 e si rapporta gli incrementi nominali di spesa all’inflazione, ricaviamo che l’Italia è il solo Stato dell’Unione in cui la spesa in valore reale per i dipendenti pubblici abbia subito una bella sforbiciata (-9,9%), mentre la media Ue è cresciuta del 4,2% e la Germania ha fatto registrare un +11,3%.
Questo andamento va ribaltato, continuando a rafforzare gli organici della pubblica amministrazione italiana, soprattutto nel Mezzogiorno. Occorre naturalmente proseguire anche nello sforzo di semplificare e sburocratizzare il servizio pubblico, con il sostegno dell’innovazione tecnologica e in primo luogo della digitalizzazione.
Ma si tratta di questioni diverse, che non vanno confuse, se si vuole davvero potenziare e rilanciare l’amministrazione italiana, partendo dai giovani e dalle loro competenze sulle frontiere avanzate dell’innovazione.
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