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LETTERA AL DIRETTORE
31 Luglio 2025 - 09:06
Roberto Fico
Gentile Direttore, non era poi così difficile ipotizzare il “fuggi‑fuggi” dei candidati - autorevoli esponenti del centrodestra - alla carica di Presidente della Regione, all’indomani del quasi‑accordo tra centrosinistra, i 5 Stelle e la Sinistra di Frantoianni e Bonelli, autodenominatasi “campo largo”.
Nella “lettera al Direttore” dello scorso giovedì riflettevo sulla mancanza di dialettica spinta che, sino alla metà di luglio, ha caratterizzato le “uscite” dei “pezzi da ’90” del centrodestra regionale, con candidature autorevoli di responsabili dei partiti o di incarichi ministeriali.
Ora leggo che c’è la caccia — invece — al solito “candidato civico”, di cui si professano profili e si azzardano nomi improvvidamente, dico io, perché tutti pronti a smentire. Il che non fa certamente bene alla coalizione, visto che manca la “vis propulsiva” — o addirittura l’entusiasmo — di candidarsi, sicuro perdente, a Governatore della Campania.
Cinicamente, poi, o con grande senso pratico, la candidatura potrebbe essere allettante per chi può “aumentare di grado”, come si dice nelle Forze Armate, venendo eletto “per trascinamento” indipendentemente dalla personale forza elettorale: la legge elettorale regionale prevede l’elezione automatica a consigliere del candidato Presidente sconfitto che ha ottenuto più voti rispetto ad altri esponenti di coalizioni minoritarie.
È l’ipotesi attuale del Consiglio Regionale della Campania, dove fu rieletto con una caterva di voti il Presidente De Luca, e consigliere regionale l’allora candidato del centrodestra Caldoro, ma non anche la consigliera dei 5 Stelle Valeria Ciarambino, pur candidata a Presidente con meno voti di Caldoro.
La consigliera Ciarambino fu eletta invece in quanto si candidò anche nel collegio di Napoli dove i 5 Stelle riuscirono a far eleggere tre consiglieri. Secondo il nostro statuto, il candidato non eletto Presidente, ma automaticamente consigliere se espressione della minoranza meno perdente, diventa “capo dell’opposizione”, con benefit non solo politici da “portavoce della minoranza”, ma con segreteria propria, uffici e bonus economici legati alla carica.
Certo, in un tempo in cui la “coerenza”, la “correttezza”, l’“autocelebrazione”, la “competenza” ed altro ancora sono largamente latitanti, non sarà difficile trovare un appartenente alla “società civile” che accetti con entusiasmo l’investitura a candidato Presidente, “onorato per la scelta e la fiducia riposte”, com’è prassi dire in qualunque incarico. Devo pur esprimere il mio autonomo pensiero (che fortuna, la libertà da tutto e da tutti!) su quanto accade nel “campo largo” della sinistra.
Con la scelta quasi definitiva del pentastellato Roberto Fico a candidato Presidente, si chiude il cerchio per la nostra regione. Nel precedente articolo scrissi, e ribadisco, che alla fine dalle urne uscirà la vittoria dell’ex Presidente della Camera dei Deputati, ma con una forbice di maggior consensi per la coalizione che l’appoggia rispetto ai voti per il solo Presidente.
Il cosiddetto “voto disgiunto”, che consente di mettere la croce su un candidato a consigliere di una coalizione e un’altra croce sul candidato Presidente della coalizione avversaria, credo evidenzierà i “mal di pancia” dei tanti diessini e compagnia per la scelta di Fico.
Il Governatore De Luca, pur con riluttanza, credo abbia accettato la strana situazione in cambio di una fetta di potere da conservare (assessorato alla Sanità, ai Trasporti, vice‑presidenza?), ma non sono affatto convinto che questo accordo “culinario”, tra Conte e lui in un ristorante di Roma, lo metta in pace.
L’ex Presidente del Consiglio ha finora dato ampia dimostrazione di “coerenza”. Penso, piuttosto, alle liste civiche che formerà e con il peso di un consistente “pacchetto” di consiglieri a lui fedeli, sarà determinante nel futuro Consiglio Regionale. Un’ultima osservazione: l’esponente della vera sinistra, Frantoianni, ha detto domenica al convegno di Paestum che “Roberto Fico è un autorevolissimo esponente della politica di questo Paese (cioè, dell’Italia intera)”.
Quando, nei lontani anni ’90, io, neo‑eletto consigliere comunale di Napoli, trovai come mio capogruppo della Dc Enzo Scotti; del Pci Gerardo Chiaramonte; del Psi Giulio Di Donato; dell’allora Msi Giorgio Almirante; del Pri Giuseppe Galasso; del Pli De Lorenzo; del Partito Radicale Marco Pannella; sindaco l’eurodeputato e figura storica del Psi Pietro Lezzi, mi tremava la voce quando parlai la prima volta, dopo settimane in religioso silenzio per apprendere da queste vere autorità nazionali ed internazionali.
Se Fico è una figura politica autorevole di questo Paese, come appellerebbe Frantoianni i personaggi menzionati? E poi ci accorgiamo ex post che stiamo buttando come un mobile vecchio dalla finestra la vera democrazia, costruita sulle ceneri di un ventennio di dittatura e di una guerra catastrofica persa.
Leggete gli ultimi sondaggi: il 41 % non andrà a votare, ma credo che fino alle elezioni la percentuale aumenterà ancora. Allora dico: è vera democrazia se il 50 % dei cittadini si è… rotta per questa politica di assoluti mediocri e parvenu?
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