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l'intervento
07 Agosto 2025 - 10:07
Come ha recentemente evidenziato il senatore Manfredi Potenti in un intervento che ha suscitato ampio interesse, la legge 6 giugno 2025, n. 82 – entrata ufficialmente in vigore il 1° luglio 2025 – rappresenta una svolta significativa per la tutela degli animali. Questa normativa ha l’obiettivo di integrare e armonizzare la disciplina relativa ai reati commessi contro gli animali. Si tratta di una legge che non si limita a ritocchi marginali, ma che, al contrario, mira ad ampliare e rafforzare in modo sostanziale la tutela giuridica riconosciuta agli animali, i quali non vengono più considerati meramente come oggetti o beni a disposizione dell’essere umano, bensì come esseri senzienti, dotati di una propria dignità e suscettibili di sofferenza.
In questa nuova prospettiva normativa, l’animale acquista una rilevanza autonoma all’interno dell’ordinamento, tale da giustificare un intervento penalistico diretto e non più solo riflesso. Questa nuova sensibilità legislativa si inserisce pienamente nel solco tracciato dalla legge costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1, che ha modificato l’articolo 9 della Costituzione italiana. In particolare, il nuovo dettato costituzionale stabilisce espressamente che “la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”, sancendo così un principio fondamentale che obbliga il legislatore ordinario a intervenire per garantire protezione agli animali, riconoscendone la centralità nella vita sociale e ambientale.
La legge n. 82 del 2025 può dunque essere letta come un tentativo concreto di declinare operativamente tale principio costituzionale, superando una visione meramente patrimonialistica dell’animale. Non si parla più, infatti, in termini giuridici, della distinzione arcaica tra “res mancipi” e “res nec mancipi”, che rifletteva una concezione degli animali quale semplice proprietà dell’uomo. Al contrario, si compie un passo decisivo verso un modello normativo che riconosce l’animale come soggetto meritevole di tutela in sé, a prescindere dal rapporto con il proprietario o dal valore economico che esso rappresenta. Questa evoluzione normativa comporta, in termini pratici, che la protezione riconosciuta agli animali non abbia più una natura esclusivamente indiretta o mediata dal rapporto con l’essere umano.
La tutela non è più, quindi, subordinata alla sensibilità o all’affezione che una persona possa provare nei confronti di un determinato animale, ma trova fondamento in un interesse pubblico autonomo e collettivo, collegato al riconoscimento della dignità dell’animale e alla promozione di un rapporto più equilibrato tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda. In quest’ottica, viene inoltre valorizzata la connessione – talvolta sottovalutata ma sempre più riconosciuta a livello scientifico e giuridico – tra l’equilibrio dell’ecosistema, la salute degli animali e il benessere complessivo dell’essere umano.
Il diritto pubblico si trova dunque a dover affrontare nuove sfide, analizzando le situazioni potenzialmente conflittuali che possono emergere tra diversi interessi: la protezione degli animali, la salvaguardia dell’ambiente e le esigenze sociali ed economiche della collettività. Tale approccio integrato rappresenta un cambio di paradigma importante, che riflette l’evoluzione della coscienza collettiva e dell’ordinamento giuridico in direzione di una maggiore responsabilità verso tutte le forme di vita e verso il patrimonio naturale, riconosciuto come bene comune da tutelare nell’interesse delle generazioni presenti e future.
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