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Quando gli intellettuali andavano in vacanza

Ma poi, a ben guardare, il relax resta sempre relativo

Quando gli intellettuali andavano in vacanza

Parliamo d’estate. Dello sconcerto legato, a tante spiagge vuote, di questa voglia di vacanza che sembra venir meno e che mal si concilia col nostro portafoglio. E allora, ecco la corsa verso Albania, Spagna e Croazia, decisamente più abbordabili, ecco l’affollamento delle spiagge libere, ecco, quest’anno,la riscoperta di parenti e amici in grado di ospitare. Capitoli essenziali per scrivere il libro delle vacanze, del meritato riposo.

Ma poi, a ben guardare, il relax resta sempre relativo. L’uomo non è mai una macchina. Ha bisogno di giorni per decelerare, per entrare in sintonia con un nuovo orologio biologico. Al di là di intere categorie, come il mondo dei creativi che, pur stando altrove, non stacca praticamente mai. Scrittori che continuano ad isolarsi per elaborarequalcosa di valido. E così cantanti, registi, attori, pittori, tutti alla ricerca del tempo perduto, pronti a far fruttare quel periodo speciale per costruire qualcosa di straordinario. Si creano così, nel tempo, le comunità culturali capaci di segnare un luogo e, magari, il profilo di tante estati. Gli esempi sono nella nostra memoria.

Sabaudia negli anni di Moravia, Pasolini, Elsa Morante, Schifano, Bernardo Bertolucci ed Emilio Greco. Forte dei Marmi col Bar del QuartoPlatano, crocevia di artisti e intellettuali come De Chirico, Montale, Guttuso e Mattioli. Forio, il mitico Bar Internazionale di Maria Senese con Truman Capote, Enrico d’ Assia, Botho Von Gamp e il premio Pulitzer, Wystan Auden. Luoghi dove ci si rilassava poco, dove le dispute, i conflitti, le idee rimbalzavano da tavolo a tavolo e, magari, da quelle discussioni nasceva una commedia, un dramma, un nuovo quadro.

Ecco, come rivelava recentemente qualche rivista patinata, luoghi del genere non se ne trovano più. Vuoi perché affittare una villa, un grande ambiente capace di ospitare, in un luogo ameno, familiari, ospiti, amici ha prezzi ormai irraggiungibili per chi si occupa di cultura. Ma anche perché si è perso il rilievo di una comunità di intellettuali che vive in stretta simbiosi, favorita da un isolamento e da una dispersione che, ormai, rende ognuno un’ isola.

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