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Lettera al direttore

Campania al voto tra intrighi, De Luca e il nodo alleanze

È il popolo che decide chi volere come proprio rappresentante politico, non la magistratura o, addirittura, un partito

Campania al voto tra intrighi, De Luca e il nodo alleanze

Vincenzo De Luca

Gentile Direttore, come sa, leggo tutti i giorni il Suo giornale e mi appassiono soprattutto alle valutazioni che intellettuali e politici scrivono in prima pagina. Firme di persone che hanno accumulato tanta esperienza nei rispettivi campi d’azione professionale, per cui è ben difficile nei loro  scritti trovare faziosità dettata dal credo politico professato e praticato anche nelle Istituzioni politiche, o semplicemente persone “di tendenza”, senza essersi invischiate nell’agone politico.

Nel mio “sforzo” di mantenermi asettico quando mi accingo a scrivere la lettera che generosamente viene pubblicata il giovedì, è quasi inevitabile che gli argomenti affrontati siano anche il frutto delle letture quotidiane del Suo giornale.

Lasciando ad altri più autorevoli commentatori l’argomento “universale” delle guerre che stanno insanguinando il mondo più vicino a noi (mi riferisco, ovviamente, alle guerre in Ucraina e a Gaza), mi intriga in questo momento più la politica locale, perché sono ormai prossime le elezioni regionali, che per cinque anni determineranno le scelte politiche e amministrative di molte importanti Regioni, tra cui la nostra: terza Regione d’Italia e prima del Mezzogiorno.

Le vicende recentemente trascorse sulla possibilità di avere la candidatura al terzo mandato per i Presidenti uscenti si sono concluse con la decisione della Corte Costituzionale, che ha bocciato la legge regionale campana impugnata dal Governo.

Ovviamente, tutti sanno che il primo ad osteggiare la possibilità di una terza candidatura era proprio il partito in cui milita l’attuale Presidente della Campania, De Luca, che si è battuto come un leone per contrastare tale decisione, ancora oggi, ritengo, poco motivata e soprattutto poco democratica.

È il popolo che decide chi volere come proprio rappresentante politico, non la magistratura o, addirittura, un partito. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, comunque, si sarebbe dovuto assistere a una semplificazione della preparazione per le imminenti elezioni ma, come è costume della nostra intricata politica attuale, la faccenda si è ulteriormente complicata.

Nel Centrosinistra, ormai appellato “campo Largo”, dove sembra certa la candidatura dell’ex Presidente della Camera, il pentastellato Fico, si va a una riconciliazione con De Luca, perché è acclarato che il Presidente gode di un consenso così alto da far pendere la bilancia del voto finale a favore del Centrodestra, qualora si presentasse un proprio candidato a Governatore con liste autonome, tipo “Terzo Polo”.

Ma il Centrodestra non ha mai dato cenno di profittare di questa bagarre all’interno della Sinistra e, in questi mesi, ha solo lottato al suo interno, invece di trovare da subito una sintesi sul candidato a Presidente. Ed è a questo proposito, Direttore, che voglio citare un bravo opinionista del Suo giornale: Mimmo Falco, già Presidente del Corecom e Vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti, prima nazionale, ora della Campania.

È da un po’ che leggo volentieri le sue osservazioni sulla rubrica giornaliera “Il Quadrante”. Mi riferisco all’edizione di lunedì 18, quando Mimmo Falco fa un’acuta analisi sullo stato di salute del Centrodestra. Il vociare fragoroso “contro” la scelta del candidato o della candidata è rivolto non tanto ai candidati di partiti avversari, ma interna corporis.

Una situazione, afferma il vicepresidente Falco, che vede “vari soggetti impegnati non nella ricerca del consenso, ma alla disperata ricerca di mettere in cattiva luce un probabile concorrente interno”. Come non dargli ragione? Se la memoria non è corta, fino al mese di luglio ancora si discettava del candidato Presidente con propositi di delegittimazioni anche pesanti.

Ora che sembra quasi risolto il “problema De Luca”, con concessioni-capestro per la Schlein, ho l’impressione che nel Centrodestra, con le continue allusioni alla sempiterna “società civile” o alla “presenza femminile” come panacea al rimedio di anni e anni dello strapotere del Governatore (dovuto all’assenza di una vera opposizione, tranne encomiabili casi isolati), serpeggi una sottile volontà di “sfilarsi”.

Si cerca nel demiurgo di turno della società civile, o anche nel politico “impegnato” ma poco soddisfatto dell’anonimato e dell’influenza sulle decisioni romane, la persona che, anche senza spendersi troppo per le preferenze o rischiare l’elezione, viene eletto automaticamente per cinque anni Consigliere regionale, per giunta con la “carica” di capo dell’opposizione (sic!), usufruendo di uffici ben arredati, personale esterno distaccato, emolumenti maggiorati rispetto al semplice consigliere regionale. E… scusate se è poco!

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