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La riflessione

Il Leoncavallo dopo 30 anni non fa paura più a nessuno

Con lo sgombero, Milano dimostra di avere ancora la forza di opporsi a logiche vetero-sessantottine

Il Leoncavallo dopo 30 anni non fa paura più a nessuno

Nel 1994 lavoravo a Milano, all'”L’Informazione". Sulle pagine del quotidiano fondato da Mario Pendinelli c’era, ogni santo giorno, spazio per dare conto delle corbellerie dei dirigenti del Centro sociale di viale Watteau.

Ogni mattina, il caporedattore Lucio Lami mi spediva nella periferia milanese dove il Centro sociale aveva occupato abusivamente un intero stabile, una proprietà privata che i legittimi proprietari ancora reclamano dopo aver ricevuto un primo risarcimento dallo Stato italiano di 3 milioni di euro.

La notizia dello sgombero effettuato giovedì da Polizia e Carabinieri mi ha fatto tornare in mente i momenti bui vissuti come cronista, ‘terrorizzato’ da tanta sfacciata violenza. Ogni giorno, terminata la riunione di redazione, mi recavo in via Watteau.

Il Leoncavallo era diventato il simbolo dei cosiddetti espropri proletari. I “bravi ragazzi” del Centro sociale erano fermamente convinti di essere nel giusto. Guai a chi avesse osato opporsi ad una logica violenta, all’idea che tutto girava intorno all’esempio di quelli che oggi sono ricordati come "cattivi maestri’.

Ricordo il tono con cui i leader dell’occupazione apostrofavano noi giovani cronisti a caccia di notizie veritiere. Eravamo offesi ed intimiditi perché colpevoli di non appoggiare le loro gesta. “Siete dei traditori e servi dai padroni”. Rimanevo cosi colpito dalla violenza verbale di alcuni “capetti’’ che ne andavano fieri. C’era da avere davvero paura.

Veramente non riuscivo a comprendere come fosse possibile consentire ad un gruppo di violenti, pacifisti solo sulla carta, di sfidare apertamente le forze dell’ordine, e i politici non allineati facendo prevalere la violenza su ogni ragione. E in queste ore, ascoltando le dichiarazioni di esponenti politici di una certa sinistra, mi assale lo sconforto: ‘’Ma veramente non sono cambiati dopo 31 anni?‘’.

Sempre la stessa musica, purtroppo. Dopo trent’ anni di tracotanza e di impunità, dopo centinaia di tentativi di sgombero falliti, finalmente c’è stata da parte del governo di Giorgia Meloni la necessaria determinazione per mettere la parola fine a una situazione scandalosa. Trent’anni fa, ricordo di aver subito la supponenza e la tracotanza di chi era convinto che la proprietà privata fosse un furto.

E le occupazioni abusive un sacrosanto diritto. Non ho mai dimenticato le minacce subite solo perché, con alcuni colleghi, mi ero permesso di dare voce agli uomini delle forze dell’ordine, agli studenti di "Comunione e Liberazione" picchiati e cacciati dalle aule universitarie. Le truppe di Don Giussani erano a quei tempi uno dei bersagli preferiti dei Leoncavallini.

Il Leoncavallo che ho conosciuto io non sembra essere cambiato. E questa è la constatazione più inquietante, stando alle ultime notizie. Per una parte di aderenti ai Centri sociali resta l‘idea che gli oppositori si possano zittire con la forza se necessario. Finalmente questo Governo ha avuto il coraggio di dire e di fare, contrariamente a quanti per decenni hanno non solo sopportato ma hanno sostenuto economicamente le bravate delle fazioni più radicali della sinistra.

Con lo sgombero del Leoncavallo, Milano dimostra di avere ancora la forza di opporsi a logiche vetero-sessantottine. Oggi vivo lontano da Milano, ma mi sarebbe piaciuto poter raccontare le cronache dello sgombero della cattedrale del male. Una cosa è certa: ora il Leoncavallo non fa paura più a nessuno.

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