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Ucraina: guerra o realismo. L’Europa è adesso al bivio

Meno male che c’è Donald Trump, nonostante i suoi difetti

Ucraina: guerra o realismo. L’Europa è adesso al bivio

Donald Trump

Meno male che c’è Donald Trump, nonostante i suoi difetti. Uno spaccone, all’apparenza, segnatamente agli occhi degli osservatori più superficiali che scambiavano per smargiassate, da millantatore aduso a spampanarsi, una precisa tattica al servizio della strategia.

Certo, non è Ronald Reagan, tuttavia con palla Casa Bianca la repressione dei russofoni in Ucraina non sarebbe mai sfociata in un conflitto russoucraino. La ”guerra di JoeBiden”, ultimo grano di quel rosario di presidenti – da Bill Clinton in poi – prigionieri del disegno ‘neocon’ volto allo smembramento della Russia e ad una globalizzazione rivelatasi a senso unico cinese.

Nulla, sul palcoscenico internazionale, stupisce più dello stupore di quanti, da pagine virtuali di editori interessati e da schermi tv addomesticati, s’arrovellano il cervello dinanzi al funambolico tira-e-molla di dazi e ultimatum proclamati e dismessi, senza soffermarsi invece sui risultati finora raggiunti e sugli obiettivi che l’attuale presidenza statunitense si propone di raggiungere. Prima delle elezioni di mid-term e, andassero bene, anche dopo.

Il viatico si è srotolato tra luci soprattutto, fino al summit in Alaska con Vladimir Putin, e ombre, dalla convocazione a Washington di una compagnia di leader europei peripatetici e dall’equilibrio incerto per girandole di consulti. Giunti nella capitale Usa trascinandosi dietro Volodymyr Zelensky e abbracciati a un segretario della Nato, Mark Rutte, adulatore per passione inconscia o conseguenza di mestiere.

L’unico scopo di questa compagnia di sventura: svuotare di prospettive l’intesa di massima raggiunta da Trump e Putin. Al punto che ora Trump dà l’idea che voglia sfilarsi dalla gabbia e affidi agli alleati europei il compito di sbrogliare da soli la matassa. Anche perché Putin aveva avvertito il rischio che si recassero a Washington per boicottare il programma delineato in Alaska. L’America fornirà armi: ‘difensive’ e a pagamento.

Alle farneticazioni di Emmanuel Macron, di interventi militari diretti in Ucraina, ha risposto – con efficace sintesi - Matteo Salvini: ci andasse lui! Per chi insiste sul progetto di ponte sullo stretto di Messina, che convince pochi, un richiamo finalmente al pragmatismo.

E un taglio alle acrobazie dialettiche di Giorgia Meloni che, dopo essersi finora barcamenata molto bene tra Washington e Bruxelles, s’è inventata una tragicomica trovata: il rifiuto di accogliere l’Ucraina nella Nato,come ha sottolineato Trump per evitare uno scontro nucleare con Mosca, ma la concessione alla stessa Ucraina della sicurezza offerta… dall’ombrello militare della stessa Alleanza Atlantica!

Alla cerimonia per il giorno dell’Indipendenza, Zelenskyha riaffermato che il suo regime non rinuncia ai territori assegnati da Lenin, Stalin e Krusciov. A territori e abitanti storicamente russi. Ha dimenticato di ricordare l’impegno assunto da Kiev alla neutralità, a non aderire alla Nato.

La cerimonia ha praticamente coinciso non solo con il terzo anniversario dell’attentato al filosofo e politologo russo Aleksandr Dugin nel quale rimase uccisa la figlia Darya, ma anche con l’attentato all'oleodotto Druzhba che rifornisce Slovacchia e Ungheria (Budapest ha accusato il regime di Kiev: “Questo è un chiaro attacco alla nostra sicurezza energetica e un altro tentativo di trascinarci in guerra, non avrà successo, continueremo a difendere la pace e i nostri interessi nazionali”); con l’arresto di SehriiKuznetzov, capo del commando terrorista ucrainoartefice dell’attentato al gasdotto North Stream; con le manifestazioni di protesta nelle piazze dell’Ucraina contro la guerra, la legge marziale e la repressione; con la dichiarazione del presidente polacco Karol Nawrockicontro l’invio di militari del suo Paese a fianco delle truppe ucraine.

Coincidenze che farebbero sperare nulla di buono. Tanto più che il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha ieri di nuovo sottolineato che un summit Putin-Zelenskynon è all’ordine del giorno, mancando la premessa di accordi negoziali e la disponibilità del Cremlino – riaffermata dal presidente russo al presidente Usa - Putin è di “proseguire i negoziati diretti russo-ucraini a Istanbul”.

Tuttavia, l’ostinazione per il compromesso del presidente americano resta intatta. Il capo della Casa Bianca ha ribadito che “è venuto il momento di porre fine ad una insensata carneficina” e di puntare a “un accordo negoziale che conduca a una pace duratura”.Vedremo se la ennesima missione a Kiev del suo inviato speciale, Keith Kellog, spazzerà via qualche nuvola. E se la disponibilità di Pechino a partecipare a una forza d’interposizione contribuisca ad aprire la via ad una tregua. 

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