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L’OPINIONE

L’Italia virtuosa dei conti pubblici

Molto più che dalla stampa nazionale, la tenuta dei conti pubblici italiani riceve apprezzamenti dall’estero

L’Italia virtuosa dei conti pubblici

Giorgia Meloni

Molto più che dalla stampa nazionale, la tenuta dei conti pubblici italiani riceve apprezzamenti dall’estero. Dal Fincancial Times a Le Monde, si riconosce che il Governo presieduto da Giorgia Meloni sta garantendo una stabilità finanziaria che ne legittima un maggiore peso politico su scala europea e internazionale.

Ciò al di là dei limiti dell’Europa nel suo complesso, che nascono da uno squilibrio stridente tra forza del tessuto economico produttivo e capacità decisionale sulle grandi sfide che stanno segnando il nostro tempo: dalla crisi in Medio Oriente, alla guerra in Ucraina, ai dazi di Trump.

Se tuttavia si guarda all’equilibrio finanziario, è un fatto che, da oltre un decennio, l’Italia abbia imboccato una strada virtuosa, fatto di rigore nel monitoraggio di spese ed entrate pubbliche. Con effetti tangibili come l’abbassamento dello spread e un innalzamento del rating ottenuto dalle principali agenzie internazionali. I conti migliorano anche sul fronte Pil. Quello pro capite ha sorpassato il Regno Unito ed è ormai vicinissimo al valore francese.

E, se è vero che il nostro Paese accusa più di altri gli effetti di un decremento demografico molto rischioso per il futuro ma che nel frattempo contribuisce a migliorare il rapporto Pil-popolazione, la crescita del prodotto interno lordo è documentata anche in termini di valore assoluto. Dall’epoca pre-covid (2019) al giugno 2025, il Pil totale dell’Italia è aumentato del 6,3%, a fronte del 5,1% della Francia, del 4,5% del Regno Unito, del 3,9% del Giappone.

Insomma, da almeno sei anni l’Italia sembra avere una marcia in più. Negarlo significa contestare le cifre oggettive, così come ammetterlo non vuol dire che tutto vada bene e che non vi siano passi avanti da compiere. La prima criticità è proprio quella del rischio desertificazione di alcune aree, dovuto non solo a fattori climatici, ma alla carenza di opportunità, che induce tanti giovani di zone interne, soprattutto del Mezzogiorno, a spostarsi al Nord o a emigrare.

Una delle priorità assolute, anche per questo Governo, deve essere dunque arginare il fenomeno, per buona parte etichettabile come fuga di cervelli visto il livello qualificato di formazione di chi abbandona il proprio territorio. L’Italia e il suo Sud, per continuare a crescere, hanno necessità vitale di giovani, di centri di innovazione, di infrastrutture che colleghino adeguatamente centri urbani, periferie e aree interne. Al risanamento bisogna affiancare politiche più marcate di coesione territoriale. 

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