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L'opinione

La violenza giovanile e il ruolo delle famiglie

La devianza giovanile ha radici in una molteplicità di fattori che tutti devono avere la giusta  considerazione per evitare valutazioni superficiali o errate

La violenza giovanile e il ruolo delle famiglie

Sotto l'ombrellone può essere il momento propizio per riflettere sul ruolo genitoriale e la violenza giovanile, cosi diffusa, cosi insensata e così fortemente in aumento. Partendo dai dati statistici, unico fattore oggettivo, emerge che la devianza giovanile ha radici in una molteplicità di fattori che tutti devono avere la giusta  considerazione per evitare valutazioni superficiali o errate.

In tutta la penisola, senza distinzione di latitudine, di raffigurazione urbana, o, ancora, di ceto sociale, la violenza aumenta tra i maranza come tra i figli della borghesia. L’ultimo rapporto della Criminalpol - dati 2024 - ha svelato che gli omicidi commessi dagli under 18 in un anno sono quasi triplicati.

E il fenomeno coinvolge tutta Europa. Ma le responsabilità dove vanno ricercate? Nella famiglia? Anzi, nelle famiglie? In quelle del mulino bianco, in quelle di immigrati, nelle famiglie in cui impera un esempio delinquenziale, nelle famiglie che vivono le tensioni di separazioni conflittuali.

I ragazzi attraversano la fase narcisistica come momento del percorso maturativo adolescenziale. Il più delle volte la superano senza scossoni, ma tante volte l’ansia che deriva da disparità sociale o dalla convinzione di un’inadeguatezza fisica o economica genera frustrazione. E come viene incanalata questa tensione se non nella violenza ( verso se stesso o verso il prossimo)? E noi genitori, come ci comportiamo rispetto a questi fenomeni?

A me che mi occupo come avvocato da più di un trentennio di famiglia e minori è parso interessante riportare i risultati di una indagine condotta dalla Fondazione Foresta. La fondazione si occupa della condizione dei padri separati ed in una ricerca recente ha evidenziato il calo dell'autorevolezza paterna, specialmente in seguito alla separazione della coppia.

Lo studio è stato condotto tra studenti delle scuole superiori ed ha mostrato che molti ragazzi percepiscono il padre come una figura meno centrale nella famiglia. Questo fenomeno, cioè la perdita dell’autorevolezza, risulta quasi raddoppiata nei confronti dei padri coinvolti in una separazione personale.

La fondazione sottolinea come l'evoluzione attuale del modello familiare abbia portato a un allontanamento della figura paterna dal quotidiano dei figli, con conseguenze negative sulla figura paterna e sulla costruzione di personalità dei figli stessi. In una famiglia smembrata dalla separazione della coppia, cui segue il collocamento dei figli prioritariamente presso la madre e l'esercizio più o meno esclusivo della responsabilità genitoriale da parte di quest’ultima, la possibilità della marginalizzazione della figura del padre è spesso una realtà che genera un vuoto educativo e ancor più affettivo.

Vengono a mancare punti di riferimento importanti per la formazione dei figli; il vuoto alimenta solitudine, rabbia, violenza. E allora cosa fare? Assicurare la nostra presenza nella vita dei figli e soprattutto permettere quella dei nostri partner anche nelle separazioni; evitare separazioni conflittuali che allontanano il ns sguardo e attenzione dai figli; valorizzare o comunque rispettare la figura genitoriale paterna anche nelle vicende separative perché demonizzare i padri genera un danno anche ai figli.

Da qui la necessità di rivedere gli equilibri familiari mettendo in soffitta battaglie di genere che in una società profondamente cambiata come quella che viviamo non sono al passo con i tempi attuali mentre dobbiamo comprendere che chi semina violenza fisica o anche solo comportamentale nel nucleo familiare, - prima e insostituibile agenzia di formazione dei figli - i frutti che raccoglieremo non potranno che essere avvelenati.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

*esperta di diritto di famiglia e persone

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