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L'opinione
03 Settembre 2025 - 09:06
Il calo della popolazione italiana è una spada di Damocle che pende sopra i nostri conti pubblici. La saggezza del Governo Meloni e in particolare l’accortezza del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, nell’evitare o rimandare a un domani lontano spese che il Paese non si può permettere oggi, ha consentito all’Italia di reggere bene all’impatto di anni difficili, come quelli che stiamo attraversando.
È tuttavia fondamentale che non si devii dalla strada imboccata. L’Italia continua ad avere un debito pubblico elevato, che comporta una spesa per interessi molto consistente. La stessa cosa si può ormai dire per altre nazioni, come la Francia, le cui difficoltà anche di tenuta politica nascono soprattutto dalla superficialità con cui finora è stato affrontato il problema dell’equilibrio di bilancio.
Ma i rischi sussistono in prospettiva anche per lo Stivale, soprattutto in considerazione dell’inevitabile discesa del Pil provocata dall’andamento demografico. Meno popolazione attiva, maggiori difficoltà a raggiungere quell’avanzo primario che da anni a questa parte, con qualche eccezione dovuta a eventi straordinari come il Covid, rappresenta la garanzia per la salvaguardia dei nostri conti.
In tal senso, l’ipotesi di bloccare l’innalzamento dell’età pensionabile in corrispondenza di incrementi nell’aspettativa di vita media potrebbe rappresentare un azzardo, una inversione di tendenza rispetto alla linea del rigore adottata dal nostro Governo. A meno che non si trovi modo di recuperare l’aggravio di spesa, valutabile al momento in un range tra due e tre miliardi, tagliando i fondi in altre direzioni.
Una cosa è acclarata, come documenta anche un recente working paper dell’economista bocconiano Carlo Favero: la diminuzione della popolazione rende meno sostenibile il debito, a parità di condizioni. E, siccome il calo potrà solo essere attenuato, non evitato, bisogna farvi fronte nell’unico modo possibile: aumentando le tasse o riducendo le spese.
La prima opzione, in un Paese caratterizzato da un’elevata pressione fiscale, risulta più difficile da attuare. Dare una sforbiciata a qualche rivolo di spesa poco produttiva può essere un obiettivo più realistico. Nel frattempo, per evitare che il calo demografico diventi un tracollo, occorre gioco forza agire su leve come l’aumento dell’immigrazione regolare, il varo di riforme che favoriscano una maggiore produttività, la promozione della natalità, con incentivi finanziari e servizi per agevolare la conciliazione casa-lavoro.
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