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IL NOSTRO POSTO
03 Settembre 2025 - 09:11
Il governatore Vincenzo De Luca
Credevamo di aver toccato da tempo il fondo, ma quando si parla di sanità campana e delle condizioni disastrose in cui l’ha precipitata il governo regionale di questi ultimi dieci tragici anni, non c’è evidentemente limite al peggio.
Non mi riferisco solo all’inefficacia, all’incapacità gestionale e alla totale mancanza di trasparenza che caratterizza l’Amministrazione targata De Luca e “sinistri” vari quanto, soprattutto, alla loro cinica ipocrisia che ancora una volta, pur di portare avanti il racconto favolistico del “va tutto bene” e dei (falsi) primati, non si ferma nemmeno davanti a un dramma come quello delle malattie oncologiche.
L’ultimo esempio di questa condotta vergognosa è rappresentato dal Registro tumori pubblicato dalla Regione Campania. L’ingannevole riferimento è al 2025, ma i dati sono fermi al 2021 (!) e, per giunta, non sono neppure disaggregati per area: insomma, siamo di fronte a un vero e proprio attentato alla salute di una intera comunità, per non parlare dei tantissimi cittadini che abitano nella tristemente nota “Terra dei fuochi”! Ma non c’è da stupirsi in fondo.
Per De Luca la “Terra dei fuochi” non c’è più, è al Nord, come ha dichiarato pubblicamente tante volte pur di negarne l’esistenza e scrollarsi di dosso la questione. Nel frattempo le persone continuano ad ammalarsi e a morire e la situazione è ulteriormente aggravata proprio dalla mancanza di dati territoriali e aggiornati perché, in assenza di numeri certi pure sull’andamento delle varie malattie non si può certo pianificare un minimo di azione sanitaria (già drammatica di per sé).
Senza un quadro puntuale e dettagliato è infatti impossibile programmare visite, terapie, posti letto e tantomeno gli investimenti economici necessari a far fronte alla criticità. Del resto, considerati l’entità e l’utilizzo delle risorse a disposizione della sanità regionale, costoro dovrebbero solo vergognarsi.
È un fiume di soldi quello che riceve ogni anno la Regione Campania dal Fondo Sanitario nazionale. Oltre 15 miliardi di euro, cui bisogna aggiungere più di un miliardo e mezzo affidato con l’obiettivo di ridurre le liste d’attesa nel 2023. Appena il caso di aggiungere che, “ovviamente”, De Luca e i suoi non sono stati capaci neppure di fare ciò, nonostante la dotazione economica per questo obiettivo sia stata la più alta d’Italia.
In sostanza, i soldi - forse non tutti quelli necessari, ma comunque davvero tanti - ci sono, ma restiamo lontani anni luce dall’offrire ai cittadini un servizio degno di questo nome. La verità, piuttosto, è che, non solo la sanità campana resta in condizioni pietose, ma l’unica strada che questi ineffabili personaggi percorrono è quella degli sprechi, spesso per motivi clientelari.
Giusto per far comprendere meglio come la sinistra bruci i soldi dei campani, cito due casi che riguardano entrambi una tra le più grandi (sicuramente la più inguaiata) azienda sanitaria d’Italia, l’Asl Napoli 1. Il primo è quello del canone di affitto per la sede del Distretto 31: per occupare un solo piano, in uno stabile a Napoli, alla via Amerigo Vespucci, si paga ad una società privata 500mila euro all’anno!
Sapete, invece, quanto abbiamo speso finora per il fitto dell’immobile che ospita il Distretto 25, sempre della stessa Asl? Oltre 10 milioni di euro. Il tutto nel silenzio complice della sinistra e l’inerzia di chi dovrebbe controllare sulla legittimità di una simile condotta che appare in tutta la sua inqualificabile portata se si considera la vastità del patrimonio immobiliare di questa azienda, in buona parte inutilizzato e a volte addirittura abbandonato: basta pensare alle centinaia di stanze vuote del “Leonardo Bianchi” e all’enorme complesso del “Frullone”.
Al “Frullone”, però, questi stessi signori hanno trovato il tempo e il modo di realizzare - sempre coi soldi dei campani - una bella “fattoria” (!), la stessa nella quale, se non li avessimo beccati “con le mani nella marmellata”, avrebbero persino tenuto un party per festeggiare il trasferimento del direttore generale al Ruggi di Salerno, azienda ospedaliero-universitaria a sua volta fresca destinataria di mega finanziamenti destinati ad un’altra squallida operazione immobiliare.
Perché è anche a questo che si è ridotta la sanità nel DeLukistan: in una terra in cui si vive due anni in meno rispetto al resto d’Italia, in cui manca il personale sanitario, le attrezzature sono lasciate a marcire negli scantinati perché non ci sono i tecnici in grado di farle funzionare, dove si registrano le liste d’attesa più lunghe d’Italia e non si riesce a garantire l’assistenza nemmeno ai bimbi autistici, coloro che governano questa regione continuano imperterriti a puntare alla costruzione di nuovi ospedali, palazzoni di cemento da centinaia di milioni di euro da tirar su magari accanto a quelli che loro stessi hanno chiuso da un giorno all’altro proprio per giustificare l’operazione...
Qualche numero? Oltre una ventina i pronto soccorso chiusi negli ultimi anni in Campania. Soltanto a Napoli sono cinque i drappelli di emergenza fuori servizio permanente: San Giovanni Bosco, Loreto Mare, Ascalesi, Santa Maria degli Incurabili e San Gennaro. È normale che, in queste condizioni, si continui ad assistere a scene indegne per un paese civile, come quelle del Cardarelli, il nosocomio più grande del Mezzogiorno.
Ma accade lo stesso in tutti i pochi drappelli ancora aperti: una situazione di perenne caos emergenziale a cui medici e infermieri - le vere e sole eccellenze della nostra sanità - devono far fronte, con grandi sacrifici, gettando il cuore oltre l’ostacolo nel corso di turni massacranti. Purtroppo è questa la realtà: negli ultimi dieci anni la sanità campana si è trasformata solo in un gigantesco mercato, in un sistema di affari e favori, marchio di fabbrica di De Luca, Pd & Co., per anni nemici giurati e ora riuniti assieme al M5S nel “nome della poltrona”, sotto le insegne della coalizione ‘pappaFico’, alla faccia della coerenza, della dignità e dei servizi ai campani.
Non possiamo più permetterlo: quando, tra pochi mesi, governeremo la Campania vogliamo attuare immediatamente un Piano regionale per la sanità con il quale restituire il diritto alla salute ai cittadini, un diritto che la sinistra, nel Nostro Posto, ha fatto diventare un’elemosina. La Lega è al lavoro da tempo per invertire finalmente la rotta e mettere fine ai carrozzoni clientelari, al dramma delle liste d’attesa infinite, agli sprechi e ai “viaggi della speranza” che ogni anno portano a curarsi lontano dai nostri territori in media 65mila campani, di cui oltre 3.300 pazienti oncologici!
Siamo consapevoli del fatto che bisogna ricostruire dalle fondamenta, per questo non potremo prescindere dagli investimenti per le assunzioni di medici e infermieri, dal potenziamento, specie della sanità di prossimità e d’emergenza, dalla riapertura immediata di tutti i pronto soccorso che, con scelte scellerate, in questi ultimi anni sono stati sottratti a centinaia di migliaia di utenti.
Ma, allo stesso tempo, vogliamo rendere di nuovo attrattive case di comunità ed effettiva la medicina territoriale, integrando medici di base e specialisti per tutelare, in maniera reale ed efficace, innanzitutto le fasce più deboli della popolazione - le prime vittime del sistema deluchiano - destinando le risorse del fondo sanitario sociale a chi è in difficoltà economica.
Niente di straordinario in fondo: soltanto garantire concretamente gli interessi dei campani, operare per il bene e il futuro dell’intera collettività. Perché è questo e solo questo l’obiettivo di una politica seria e dignitosa: noi, la Campania e la salute dei cittadini, a differenza della sinistra, non le svendiamo. E sentiamo il dovere morale di combattere e vincere contro coloro che pensano unicamente al proprio squallido interesse.
*Capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Campania
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