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lettera al direttore
04 Settembre 2025 - 11:41
Un attacco ucraino in Russia
Gentile Direttore, ricordo che ero consigliere comunale di Napoli negli anni in cui il bradisismo dei Campi Flegrei, negli anni ’80, impose la scelta di costruire una sorta di “nuova città” a Monteruscello, che oggi conta più di 35.000 abitanti, costituita dalle famiglie sfollate di Pozzuoli. Tralascio di articolare il pur doveroso accenno a quanto miope sia stata la politica nel continuare a “chiudere un occhio” per l’abusivismo perpetrato, sempre a Pozzuoli, indipendentemente dalla buona riuscita dell’iniziativa di delocalizzazione a Monteruscello, su un territorio a così alta sismicità. Ho fatto riferimento a questa circostanza per affermare come sia relativo e “minimalista” il nostro agire umano.
In quella occasione, infatti, ebbi il piacere di conoscere uno scienziato, anch’egli consigliere comunale dell’allora Pci, il geologo professor Luongo. Tra le nostre conversazioni, ricordo che gli domandai come andasse e quali prospettive c’erano per Pozzuoli ed anche per la zona vesuviana, che ha analoghi problemi. La risposta mi raggelò un attimo e mi fece riflettere sulla caducità e sulla sensazione relativa che noi umani abbiamo del tempo che scorre. “Vedi, Franco – mi disse – il Vesuvio è un vulcano molto giovane; ha appena 300.000 anni e per questo non possiamo escludere altri eventi”. Trecentomila anni, ed è “giovane” (pensai)! E noi, che misuriamo il tempo in secondi, minuti, ore, giorni, anche anni non troppo lontani… come siamo caduchi, pensai subito.
Mi è venuto a mente questo episodio e la naturale riflessione che tutti dovremmo fare, non per spaventare chi è già “anziano” – per questo ci pensano i Governi, i Mass Media e la nostra INPS a ricordarci che la popolazione italiana è invecchiata e che troppe persone anziane sono in vita e in giro, tanto da “ribaltare” l’equilibrio tra chi lavora e chi è in pensione ai fini finanziari ed assistenziali. Voglio, invece, mettere in risalto quanto piccolo ed infinitesimale sia il problema che in questi giorni sta attanagliando la nostra politica per le scelte delle alleanze tra i partiti o movimenti, delle liste e dei candidati da collocare nelle liste stesse. Capisco perfettamente che tutti i mass media dedichino più spazio a questi problemi locali, piuttosto che ai grandi avvenimenti mondiali.
D’altronde, se si va in un bar o in una tabaccheria, o anche in un grande magazzino, più sovente si sente discutere della politica della propria comunità, o anche della partita di calcio, o ancora del “derby” tennistico tra Sinner e Musetti disputato nella notte, molto raramente di quel che accade in Ucraina, un po’ di più a Gaza, ma sempre come “residuo” del nostro conversare. E così, queste guerre e stermini internazionali sembrano non toccarci, perché li avvertiamo a torto “lontani da noi”. Così come la gran parte dell’opinione pubblica non riflette minimamente su quanto accaduto a Tianjin, in Cina, nei giorni scorsi, a casa del dittatore Xi Jinping, che ha ospitato il despota russo Putin e il Presidente indiano Narendra Modi, oltre ad altri rappresentanti di piccole Nazioni.
Questi tre “Signori”, le cui Nazioni rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale, hanno stabilito un “nuovo ordine mondiale”, in alternativa alla democrazia occidentale, ormai vecchia e desueta secondo loro. Non penso alle conseguenze immediate di tale assunto, quasi “egoisticamente”, osservando che non sarò più su questa terra ad assistere all’annientamento di una Civiltà che ha fatto dell’Uomo il conquistatore e lo scopritore di parte dell’Universo, e che ha dato – nel bene e nel male – la libertà ad ogni essere vivente.
Per mia cultura personale, però, non posso, nel mio piccolo, non lanciare un “grido di dolore” per aver contribuito, tutti noi, a sottomettere i nostri nipoti ad una “Civiltà” che fa degli uomini due categorie: la parte (minuta) dominante e l’altra gran parte sottomessa. Si sa: i poeti, soprattutto, hanno la capacità di anticipare i tempi con la loro arguta fantasia. Quanta ragione aveva Salvatore Quasimodo iniziando la sua più bella poesia con i versi: “Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo”. E noi stiamo a pensare se De Luca farà una sola lista o gli sarà permesso di farne due, o se il Centrodestra riuscirà a sbrogliare il “grande enigma”: candidare a Presidente della Regione un “politico professionista” o uno della sempiterna “Società Civile”!
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