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Pd, da partito di popolo a club di pusillanimi demoscopici

Non ci si disturba più nemmeno con la farsa delle primarie, si decide altrove e senza alternative

Pd, da partito di popolo a club di pusillanimi demoscopici

Roberto Fico e Piero De Luca

Si scrive Partito democratico ma si legge pusillanimi demoscopici. Una volta era il partito che si riuniva, di persona, nei circoli, con discussioni serrate e appassionate, si confrontava e sceglieva "a viso aperto", con coraggio, e con primarie ed elezioni di segretari espressioni di sintesi nel pluralismo del confronto (credo che nessuno di questi concetti resti nel vocabolario minimo di uso comune degli attuali dem). Vi ricordate primarie (quelle che hanno eletto la Schlein per esempio? Quelle difese da Sarracino e associati)? Tutto svanito.

Io ricordo tempi in cui un dalemiano di ferro, oggi scomparso, quando si profilava una elezione di D'Alema a presidente dei Ds senza concorrenti, organizzò una fronda (appena 11 voti) e mi spiegò "questa è la democrazia, si deve sempre poter scegliere". Oggi quei tempi sono vilipesi, ma il segretario in Campania è stato nominato senza dibattito.

In realtà è un segretario di facciata, prestanome estorto, figlio di cotanto padre che deve dettare chi verrà candidato, in quale lista. Con buona pace dei leoni della prima ora pronti a scendere in campo contro questo oltraggio, salvo poi "ripensarci", chissà perché. Perdendo definitivamente l'ultima goccia di credibilità e l'ultima vertebra ancora dritta.

De Luca Jr è il figlio deputato (eletto con i voti del padre), del quasi-ex governatore della Campania che fu scelto dalle primarie, primarie in cui presentò più firme di iscritti al Pd degli effettivi tesserati. Quella volta il coraggio del Nazzareno si fece sentire con la seguente frase "è vero che non sono iscritti, ma potrebbero sempre farlo" (non scherzo, è tutto vero).

Dopo dieci anni non ci si disturba più nemmeno con la farsa delle primarie, di candidati tra cui scegliere, si decide altrove e senza alternative. Come prezzo per liberare l'ostaggio (la Regione) Piero segretario senza sfidanti, e scelta dei nomi dei candidati.
Sin qui la pusillanimità.

Perché demoscopica? Perché la scelta della candidatura (della foglia) di Fico è semplicemente dettata dallo "studio dell'opinione pubblica attraverso sondaggi e indagini condotte su un campione di persone", e queste indagini (lette male) hanno suggerito (a Roma) che se metti insieme i Cesaro con i De Luca e raccogli qualcuno in piazza racimolato da ciò che resta dei 5 Stelle, condisci tutto con qualche ex sindaco uscente al secondo mandato, anabolizzi il tutto con nuove e vecchie clientele, allora vinci. Per fare cosa? Non è rilevante.

Questa insalata non ha retto dodici ore: il Pd che rivendica Fico come proprio viene scalzato dal risentimento di Conte che se vuole intestare per trainare una lista ai minimi termini, e che infatti scende a Napoli di corsa a rivendicare la primogenitura.

I dem, storicamente attaccati e vilipesi da Fico in primis, tacciono, ufficialmente per spirito di servizio, in realtà per pura e semplice pusillanimità. E se osi non essere d'accordo vieni espulso, finanche dal gruppo consiliare della "lista Manfredi" al Comune di Napoli (ovvero il nulla politico).

Il tragico, se non fosse comico, del serio rischio della vittoria estrema dei pusillanimi demoscopici sta nel fatto – ormai palese e dichiarato – che il centrodestra la Campania non la vuole. Certo, competerà per portarsi a casa quanti più consiglieri possibili, e per misurare le forze dei vari partiti in Regione, ma non esprimerà una squadra e un candidato davvero competitivo.

Il ragionamento è chiaro: i pusillanimi demoscopici possono sempre dire che la Campania sta rovinata perché il Governo non dà le risorse, ma se al governo regionale ci va il centrodestra poi le cose vanno messe a posto.

La Regione che ha meno di 18 mesi per adeguarsi alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo in tema di rifiuti e ambiente, rischia di essere governata da uno che vuole chiudere l'unico inceneritore (Acerra) solo per ragioni di bandiera e di principio.

E questo con buona pace delle scatolette di tonno, dimenticate sugli scaffali da colui (Fico) che negava finanche l'esistenza della Casaleggio Associati. In paese che ne ha davvero poca, è importante scrivere queste cose "a futura memoria".

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