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CARTE DA VIAGGIO

La nobiltà dello sport: un gesto scolpito nella storia

Van de Velde è vicino al traguardo ma torna indietro ed offre la sua spalla all’atleta colombiano in difficoltà

La nobiltà dello sport: un gesto scolpito nella storia

Tim Van de Velde e Carlos San Martin

Tim Van de Velde è un atleta belga. Una carriera con poche luci e molte ombre, una storia qualsiasi all’interno del mondo dei 3000 siepi. Poi, in questi giorni, sono in corso i mondiali di atletica leggera a Tokio. Sfide da supermen e competitività alle stelle con il pianeta pronto a celebrare i nuovi campioni. Ultima batteria della prova ad ostacoli.

Van de Velde prende il comando della corsa, ha buone possibilità di superare il turno. Ma cade alla “riviera“ e scivola nelle posizioni di retroguardia. Sugli ostacoli cadono anche altri atleti, una corsa dannata. Sul rettilineo finale, il belga si rende conto che, dietro di lui, claudicante, in fondo alla gara, c’è il colombiano San Martin. Avanza a stento con enorme difficoltà.

Van de Velde è vicino al traguardo ma non ci pensa un attimo. Torna indietro ed offre la sua spalla all’atleta menomato. Così, abbracciati, concludono la gara appaiati sulla linea finale, agli ultimi due posti, tra gli applausi della folla. Nell’era del campionismo, dei cronometri che incidono e decidono è una straordinaria testimonianza di classe e di amore per lo sport. Un gesto di assoluta nobiltà che vale più di cento medaglie.

Nessuno era mai tornato indietro sulla pista di atletica. Van de Velde lo ha fatto senza rimpianti, unendo il suo dolore fisico e la sofferenza morale per l’eliminazione a quella del suo compagno.

Qualcuno ha rovistato nel passato e ha riscoperto la storia di Dorando Petri. Olimpiadi di Londra del 1908, si corre la Maratona. L’italiano parte lento ma, a metà gara, recupera posizioni. Supera gli avversari, uno dopo l’altro e a due chilometri dall’arrivo è in testa. Entra nel White City Stadium ma è in trance e va nella direzione sbagliata. Lo avvisano e torna indietro.

Gli ultimi metri sono un calvario. Cade, i giudici lo aiutano a stare in piedi, praticamente lo accompagnano al traguardo. Partono i reclami e Petri viene squalificato. Arthur Conan Doyle, in tribuna come corrispondente del Daily Mail commenterà che “fu terribile e affascinante quella lotta tra un obiettivo lì davanti e un protagonista esausto“.

La Regina consorte Alessandra decise, comunque, di premiarlo con una coppa d’oro. Petri perse ma divenne una celebrità mondiale. Sono passati più di 115 anni ma le nemesi storiche, in qualche modo, si ripetono. Si cade, si torna indietro, si cerca l’aiuto di qualcuno per tagliare, comunque, il traguardo. Ed è un  fair-play senza confini e senza epoche.

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