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LETTERA AI LETTORI

Omicidio Charlie King: siete complici e vorreste giudicare

Non riesco ad apprezzare e neanche a perdonare personaggi noti che hanno mancato di rispetto alla vittima

Omicidio Charlie King: siete complici e vorreste giudicare

Cari amici lettori, nella cosiddetta democrazia contemporanea la politica, oramai, si fa con i fucili da precisione. Non è una novità. Forse noi italiani, scoperta che mi ha positivamente meravigliato, siamo meno pessimi degli altri, perché dopo Aldo Moro non abbiamo ammazzato altri leader politici.

Gli americani, i democratici per eccellenza, guidano la classifica. Ammazzare i presidenti è uno dei loro sport preferiti. Ne hanno assassinati quattro: Abraham Lincoln nel 1865, James Garfield nel 1881, William McKinley nel 1901 e John F. Kennedy nel 1963. Altri quattro presidenti sono sopravvissuti ai tentativi di omicidio: Theodore Roosevelt fu colpito al petto nel 1912, Gerald Ford, nel 1975, rimase incolume in due distinti attacchi, Ronald Reagan fu ferito nel 1981, Donald Trump sanguinò dall'orecchio nel primo dei due attentati.

Gli ultimi tre tiri con carabine di precisione hanno avuto come bersaglio presidenti del partito repubblicano. Anche la vittima di questa settimana, Charlie Kirk, che non aveva ancora trentadue anni, sarebbe probabilmente arrivato alla Casa Bianca: egli, cristiano evangelico e nativo digitale, aveva costruito una rete di milioni di follower attorno alle sue battaglie, talvolta controverse, su armi, aborto, diritti Lgbtq, elezioni “rubate”, voto femminile, fede e nazionalismo.

Questo crimine ha suscitato i commenti del mondo intero, data la grande notorietà della vittima. Esso ha tuttavia radici nel pullulare della violenza politica statunitense: lo dimostrano i 150 attacchi politicamente motivati registrati nella prima metà del 2025, il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il killer Tyler Robinson, un giovane ventiduenne, aveva lasciato la famiglia per convivere con un trans: voleva uccidersi quando è stato identificato, ma la famiglia l’ha convinto a costituirsi. Ma perché ha ucciso? Forse perché la vittima era ostile alla comunità diritti Lgbtq e favorevole, invece, a tutti i valori tradizionali.

A mio parere, ancor più gravi di questo episodio criminale sono i commenti di alcuni esponenti della sinistra italiana, che confermano come l’odio sia elemento essenziale della loro ideologia politica. Le loro parole fanno temere che anche l’Italia cadrà in questo clima omicidiario che, fino a oggi (dopo l’assassinio di Aldo Moro), non aveva incluso nelle sue vittime i politici.

Le foto con politici a testa in giù, tuttavia, fanno temere che la crescente criminalità si estenda anche a loro. Giorgia Meloni e il suo governo hanno dimostrato una ragionevole moderazione. Non si parla, infatti, in Italia, di arrivare a uno scontro fisico peggiore di quello fra gli attivisti di sinistra e le forze dell’ordine.

Al contrario, Donald Trump, estremista come sempre, ha ordinato il licenziamento di chi, sui social, sia in istituzioni pubbliche che in aziende private, ha approvato la morte di Kirk o ha usato parole incendiarie nei suoi confronti.

A pedate andrebbe presa, in ogni modo, la vicepresidente del parlamento europeo, la tedesca Katarina Barley, che ha respinto la richiesta di un minuto di silenzio per Charles King.

Non rischiano nulla più che il disprezzo delle persone sane di mente, i nostri “intellò”.  Certo, anche a sinistra ci sono ancora teste pensanti: da Massimo Cacciari a Concita De Gregorio sono venute parole di condanna della politica trasformata in odio e guerra. Ma poi ci sono quelli che sputano commenti peggiori di quelli che hanno indotto il Washington Post a licenziare l’editorialista Karen Attiah.

Non riesco ad apprezzare e neanche a perdonare (ove non si pentano) personaggi noti, come Saviano, Odifreddi, Scanzi, Cerquetti e tanti altri che hanno mancato di rispetto alla vittima. Non penso neanche di commentare il tweet di Gianni Cerquetti (“Un dato appare oggettivo: hanno addrizzato la mira”) o quello di Odifreddi (“Sparare a Luther King o sparare a un rappresentante Maga non è la stessa cosa”).

Mi rifiuto persino di riportare l’odiosa, falsa e vile descrizione che del morto ha fatto Scanzi. Charlie King era un cristiano gentile e onesto, che metteva in pratica e ricordava agli altri tutto ciò che è prezioso: Dio, Patria e Famiglia. Si batteva per la libertà, perché ognuno potesse manifestare le proprie opinioni.

Leggete le parole commosse di Andrea Bocelli e Novak Djokovic, Ma soprattutto quelle di Aiden, ragazzino dodicenne dello Iowa: “Per anni, sono stato chiamato "inutile", "spezzato" e "stupido. Ci ho creduto. Finché Charlie Kirk non mi ha visto. È venuto nella nostra scuola l'anno scorso. Non per me, solo un discorso. Ma dopo mi ha trovato a piangere dietro le gradinate. Non se n'è andato. Lui ascoltava”. Ha rivelato che Charlie ha pagato la terapia, ha comprato una macchina a sua madre quando ha perso il lavoro, e l’ha persino chiamato ogni settimana per controllare. E infine: "Mi ha salvato. Ma nessuno sa chi mi ha distrutto”.

La moglie di Charlie Kirk, Erika, ha detto: "Charlie, ti prometto che non lascerò mai morire la tua eredità, tesoro. Ti prometto che renderò Turning Point Usa (l'organizzazione politica fondata da Kirk) la cosa più grande che questa nazione abbia mai visto".
Auguri, Erika. L’odio lasciamolo a quegli altri, che si fanno complici dell’assassino scusandolo e pretendono di giudicare il morto: essi non seguono Cristo.

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