Tutte le novità
L'opinione
18 Settembre 2025 - 11:29
Silvio Berlusconi a Napoli
Da qualche tempo un tarlo arrovella il mio cervello. Un pensiero fisso che origina senz’altro dalla mia avanzata età e, di conseguenza, dalla mia lunga militanza politica sotto le insegne della destra.
Da consigliere comunale di opposizione ho avuto il privilegio di sedere sugli scranni della storica Sala dei Baroni del Maschio Angioino a fianco di Giorgio Almirante, nel momento in cui affollavano quel prestigioso sinedrio uomini come Gerardo Chiaromonte, Maurizio Valenzi, Giuseppe Galasso, Marco Pannella e tanti altri “grandi” della politica napoletana e nazionale.
Ma è soprattutto con Almirante che la città di Napoli riuscì a creare una connessione speciale, anche sentimentale, capace ancora oggi di riaffiorare a dispetto del tempo passato. Fu, quella la grande stagione di “Almirante sindaco”, un’appassionata e intelligente campagna elettorale che portò il Msi sul podio delle grandi forze popolari subito dopo il Pci e la Dc. Impensabile.
Il leader missino aveva girato la città palmo a palmo incontrando persone, elettori e categorie e, ovviamente, incrociando i luoghi del degrado e le vetrine delle eccellenze. Appartenente ad una famiglia che egli stesso definiva “guitti”, fu partorito tra i legni di un palcoscenico in quel di Salsomaggiore. “Sarei potuto nascere ovunque”, diceva. Ma se avesse potuto decidere, avrebbe scelto Napoli. Senza dubbio.
Poi è stata la volta di Silvio Berlusconi: la destra si è alleata con Forza Italia, ma il vivificante respiro del Sud ha sedotto anche il Cavaliere. Non amava forse presentarsi come “un milanese nato a Napoli”? Fatti non parole. A Napoli volle infatti la celebrazione del G7 al tempo del suo primo governo e a Napoli tenne il primo Consiglio dei ministri dopo le vittoriose elezioni del 2008 per far fronte alla terribile emergenza-rifiuti che aveva messo in ginocchio l’intera Campania.
Questi ricordi, tuttora vividi nella mia testa, si sono col tempo trasformati nel tarlo di cui prima vedendo la destra di oggi piuttosto distante dalla mia città. Perché - mi chiedo - la bravissima Giorgia Meloni non rinnova quel legame speciale tra la destra e Napoli, e quindi la Campania e l’intero Mezzogiorno, che tanto Almirante quanto Berlusconi hanno coltivato fino in fondo?
A muovermi non è un calcolo elettorale (non sono candidato a niente) ma solo la volontà di preservare il solco di un romanzo popolare ormai iscritto nella cultura profonda della nostra città. La gente di Napoli ammira, apprezza e vuole bene a Giorgia Meloni perché la trova diretta, schietta e capace.
E poi non dimentichiamo che Napoli, città monarchica nella sua più intima essenza, ha bisogno di riconoscersi in re e in regine. La corona che porge, è vero, è piena anche di spine. Ma è altrettanto vero che è nelle sfide difficili che si forgiano le vere leadership. Anche per questo è una corona che non si può rifiutare.
*già parlamentare, presidente di “Polo Sud”
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo