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LETTERA AL DIRETTORE

Tra De Luca e Fico il nodo, il programma resta un miraggio

Qualcuno di buona volontà si può mettere in una botte come Diogene e cercare con una candela in mano “l’uomo giusto” per la nostra amata Campania Felix?

Tra De Luca e Fico il nodo, il programma resta un miraggiodi Franco Bianco

Vincenzo De Luca e Roberto Fico

Gentile Direttore, aprendo i giornali e ascoltando i vari Tg o “approfondimenti politici”, seppur con poco interesse per le banalità che sento, al di là delle notizie veramente serie e tragiche sui venti di guerra che stanno attraversando l’Europa e il Medio Oriente, mi “sollazzo” e mi riprendo, se sono di cattivo umore, ascoltando le varie panzane quotidiane.

L’ultima notizia che mi ha trasmesso uno stato di ilarità è stata la dichiarazione di un illustre Consigliere regionale della maggioranza, che invita De Luca a stabilire la data per le elezioni (il 23/24 novembre) perché la larga coalizione ha necessità di stendere un programma e le priorità delle cose da fare “sotto la spinta” di Roberto Fico.

Mi permetto di elaborare due considerazioni che, di primo acchito, mi vengono in mente. La prima è che, sia che si votasse il 15 novembre o il 23, non v’era ostacolo alcuno a elaborare un programma con le priorità da individuare. Questo vale soprattutto per la coalizione del centrosinistra, o “campo largo”, che ha la quasi certezza di vincere.

Credo, a questo proposito, che l’ammissione di iniziare a scrivere un programma comune tra i numerosi partiti e partitini sia una palese dimostrazione della difficoltà che si incontrerà non solo a stendere un programma valevole per 5 anni, ma soprattutto nel momento in cui, vinte le elezioni, si dovrà procedere agli atti concreti (penso all’inceneritore di Acerra, alle scelte ambientaliste, al ripristino del disastroso “reddito di cittadinanza”, ecc.).

Ma già la premessa che l’uscente Consigliere regionale fa, nell’affermare “sotto la spinta del candidato Presidente Fico” per stendere il programma, lascia immaginare la “spinta uguale e contraria”, di “archimediana” memoria, dell’ex Presidente De Luca. E non solo: anche di valenti Consiglieri regionali della maggioranza, che di esperienza politica ed amministrativa hanno migliaia di punti di vantaggio rispetto al “neofita” Presidente della terza Regione d’Italia, grande quasi come il Belgio o l’Olanda.

Ma tant’è: sarà un ulteriore mio “arricchimento culturale” e un ulteriore “spasso” assistere alla “quadratura del cerchio” che la composita maggioranza di sinistra dovrà compiere. Vedrete che, nei passaggi “topici” del programma, gli argomenti più spinosi verranno tenuti nel vago, o si attingerà a un lessico di metafore e linguaggio criptico, come usa fare il buon “avvocato del popolo” Giuseppe Conte, quando vorrebbe un’Europa disarmata e una maggiore valenza dell’Europa stessa in campo internazionale (una “grande Svizzera”, insomma).

Non che se la passi meglio il centrodestra, che ha dalla sua il vantaggio di non dover scegliere presto tra programmi e candidato presidente. Tanto, si sa, è da vent’anni che le forze politiche di governo hanno rinunciato a costruire un’alternativa allo strapotere prima di Bassolino, poi di De Luca in Campania.

Basta domandare a qualche cittadino che ha seguito gli avvenimenti politici di indicare un consigliere che, nel Consiglio regionale degli ultimi dieci anni, abbia fatto vera opposizione. Io ne conosco uno solo, grande professionista in Diritto del lavoro, che pagò sulla sua pelle la mancata presidenza della Commissione Anticamorra, non “gradito” al Governatore per le critiche ricevute.

Basti, per tutti, l’esempio di aver modificato, complice politica anche la minoranza, lo Statuto della Regione. Con il compianto prof. Giovannino Grasso, capogruppo del Ppi, elaborammo nella VII Legislatura, ed approvato in prima lettura, un testo che non prevedeva il “voto di fiducia” al Presidente della Giunta in Aula, come invece succede nel Parlamento nazionale.

Si equivocò volutamente sull’analogia, dimenticando che il voto di sfiducia nel Parlamento non comporta necessariamente lo scioglimento dello stesso (basti l’esempio di Berlusconi, che fu sfiduciato nel 2011, ma al suo posto fu fatto un Governo tecnico con Monti Presidente, senza sciogliere le Camere e il Senato), mentre in Regione la sfiducia al Presidente comporta l’automatico scioglimento del Consiglio.

Pensate quanto piacere farebbe questa ipotesi a tutti i consiglieri eletti! E, infine, basta con questa “società civile”, di cui tanto si parla anche per la scelta del candidato presidente del centro-destra. Non se ne può più. La cosiddetta società civile, di cui fanno parte esimi professionisti impegnati nel variegato campo delle arti, professioni, imprenditoria, giornalismo, è al pari della società politica, perché nel ruolo svolto “la politica”, come diceva Aristotele, dovrebbe essere un bene comune di tutti, dove svolgere l’interesse della Polis, della città, della comunità.

Gli uomini sono sì differenti gli uni dagli altri, ma accomunati dalla medesima virtù del bene della collettività.“Civiltà civile” o “politico di professione”, in ogni caso, qualcuno di buona volontà si può mettere in una botte come Diogene e cercare con una candela in mano “l’uomo giusto” per la nostra amata Campania Felix?

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