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La riflessione
18 Settembre 2025 - 11:39
La sede centrale della Federico II
Il Tar minaccia la nomina di un commissario ad acta “che provveda in sostituzione del rettore della Federico II alla trasmissione della proposta de qua al Ministero dell’Università e della ricerca“, come recita la sentenza del Tar Napoli. Ed ancora “è censurata la condotta omissiva del rettore della Federico II in merito al procedimento avente ad oggetto la proposta di conferimento del titolo di Professore emerito…”.
E infine l’Università Federico II viene condannata al pagamento delle spese e competenze di giudizio. In sostanza quello che viene imputato al rettore è l'inerzia nel portare a termine un procedimento amministrativo arrrecando danno al docente interessato insomma una “distrazione” della quale non si riescono a comprendere le motivazioni, trattandosi per di più di un professore di lungo corso, molto noto nell'ambiente accademico e sanitario e accompagnato da stima generale, non volendo qui intrattenerci sul fatto che cambiare le procedure di un procedimento rendendole più restrittive e dando ad esse un valore retroattivo è contro le più elementari norme del diritto e forse neanche nel Cile di Pinochet potevano essere adottate.
A prescindere dalla “distrazione”nella quale è incorso il rettore è lecito chiedersi come mai i vertici amministrativi dell'ateneo, impegnati continuamente a sottoscrivere appelli e a presenziare a convegni ed eventi invece di provvedere ai loro doveri d'ufficio, come mai, dicevamo, i dirigenti amministrativi non abbiano posto in evidenza al Magnifico rettore che stava avviandosi sulla strada di una procedura che non poteva che avere un esito mortificante.
Il che pone in evidenza quanta inefficienza o quanta negligenza o quanta incompetenza, non sappiamo dirlo, si nascondano dietro i comportamenti superficiali e trascurati di una amministrazione che dovrebbe essere di esempio sul territorio. Ci chiediamo chi, dove e quando risponderà di simili penosi eventi che comportano anche, sia pure per l’irrisoria cifra di 1.000 euro, un danno all'erario e come porre riparo alla mortificazione che una “censura” infligge al più antico ateneo statale del mondo del quale fino a poco tempo fa sono stati celebrati in pompa magna gli 800 anni, per fortuna in generale più gloriosi.
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