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L’OPINIONE
21 Settembre 2025 - 16:15
Il tema della successione in caso di decesso di un genitore separato o divorziato è più attuale che mai. Non si tratta solo di aspetti tecnici o patrimoniali, ma di scelte che incidono profondamente sulla tutela dei figli minori. Chi vive la condizione di genitore separato spesso si domanda: che ne sarà dei miei beni? Chi amministrerà il patrimonio dei miei figli? Domande legittime, che meritano risposte chiare.
La legge, attraverso l’art. 457 del Codice civile, disciplina con precisione a chi spetti l’eredità, distinguendo tra successione legittima e testamentaria. La volontà del singolo, dunque, non è assoluta: esiste sempre una quota “indisponibile” che deve spettare ai legittimari, cioè coniuge e figli.
Vale la pena sottolineare che il coniuge separato, se non è stato dichiarato “colpevole” con addebito, mantiene il diritto alla sua quota. Diverso, invece, il destino dell’ex coniuge dopo il divorzio: il vincolo è sciolto, e con esso cadono i diritti successori. Resta solo la possibilità, per chi riceve un assegno divorzile ed è in stato di bisogno, di rivalersi sulla massa ereditaria come credito.
Ma il nodo più delicato riguarda i figli minori. La legge prevede che l’altro genitore superstite amministri i beni ereditati, grazie al cosiddetto usufrutto legale. In teoria, una garanzia di protezione. In pratica, può trasformarsi in un terreno di conflitto, specie nei rapporti già compromessi tra ex coniugi.
L’amministrazione resta soggetta alla supervisione del Giudice Tutelare, che deve autorizzare gli atti straordinari. Tuttavia, questa forma di controllo non sempre basta a tranquillizzare chi teme che il patrimonio lasciato ai figli possa essere gestito con leggerezza o interessi personali.
Ecco perché la figura del Curatore Speciale, prevista dall’art. 356 c.c., assume un valore cruciale. Attraverso il testamento o una donazione, è possibile nominare un soggetto terzo che amministri i beni destinati ai minori, sottraendoli alla gestione esclusiva dell’altro genitore.
Una scelta che, a mio avviso, rappresenta non solo uno strumento giuridico, ma anche un atto di responsabilità e lungimiranza. Affidare a un curatore la gestione significa tutelare davvero i figli, garantendo che i beni restino vincolati al loro interesse.
Naturalmente, il curatore opera sotto la vigilanza dell’autorità giudiziaria e decade automaticamente quando il minore raggiunge la maggiore età. È una figura temporanea, ma spesso determinante per assicurare che le volontà del genitore defunto non vengano svuotate da conflitti familiari.
Resta allora un invito: chiunque viva una condizione di separazione o divorzio dovrebbe considerare il testamento non come un atto lontano e burocratico, ma come un gesto concreto di tutela verso i propri figli. Pianificare oggi significa evitare incertezze e tensioni domani. Perché, al di là dei codici e delle norme, ciò che davvero conta è proteggere il futuro di chi rimane.
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