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“Pino è”, altro che tributo: un oltraggio al musicista

Noi che siamo cresciuti a pane e Pino Daniele non vorremmo mai più vedere qualcosa di simile

“Pino è”, altro che tributo: un oltraggio al musicista

Un momento della serata. Sul palco Fiorella Mannoia, Giuliano Sangiorgi ed Emma

Non è solo l’avere omesso di mettere in evidenza, sul palco, musicisti come Ernesto Vitolo, il tastierista, di Gigi De Rienzo, bassista, e del percussionista Rosario Jermano, fedeli compagni dell’arte musicale di Pino, ad aver disturbato i tanti che lo hanno amato dal profondo del cuore.

Sono stati piuttosto gli abbinamenti calati dall’alto, una produzione frettolosa, forse più intenta ad accontentare etichette discografiche e fortune dei cantanti, piuttosto che rispettare la vena profonda di un gigante della musica mondiale qual è e sarà sempre Pino Daniele. A pesare, probabilmente, è stata anche la totale assenza di coloro che ne portano l’eredità artistica, a cominciare dai figli.

Dispiace che accanto ad una Fiorella Mannoia, interprete appassionata dei suoi brani, custode di un sentimento che ha provato da vicino, cantando insieme a lui, qualcuno abbia osato affidare un brano immortale come “Terra mia”, anima vera del popolo napoletano, ad un cantante come Mahmood, lontano anni luce dalle profondità sonore ed emotive che Pino è stato capace di suscitare.

Più che come un omaggio, certi accostamenti sono suonati come un oltraggio, bisogna dirlo. Come altro definire l’irrompere di un Geolier mentre si intonava un altro canto dell’orgoglio napoletano, delle sue malinconiche fragilità, come “Napul’è”?

L’unico, dopo Fiorella, a risollevare un palcoscenico complessivamente devastante, è stato il grande Enzo Avitabile, non a caso gemello diverso della napoletanità cantata dall’immenso Pino. E, sempre non a caso, altra interprete all’altezza è stata Emma, memore delle giornate trascorse a cantare insieme a lui, al maestro.

Per motivi diversi salviamo anche Diodato e la sua “Anna verrà”, l’unico che è riuscito a cogliere la vena struggente di Pino, pur non avendolo conosciuto. Ma Diodato è Diodato.

Per tutto il resto, noi che siamo cresciuti a pane e Pino Daniele, noi che lo amiamo come il primo giorno, noi che - sempre per dirla alla Carlo Conti - ancora ci inchiniamo ogni volta che abbiamo il dono di ascoltare la sua voce, non vorremmo mai più vedere qualcosa di simile. Altro che tributo….

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