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L’ANALISI

La sinistra e la lunga marcia dei maestri di menzogne

L’unica opzione ancora in mano a questi disperati: l’attacco diuturno e violento, scomposto e ossessivo, contro ogni avversario politico

La sinistra e la lunga marcia dei maestri di menzogne

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni

Abbiamo scritto pagine e pagine sull’atteggiamento insopportabile e oltremodo inquietante di una sinistra italiana senza idee, senza prospettive concrete, senza un progetto politico quanto meno condivisibile dallo stesso elettorato progressista. Con un messaggio politico altalenante, contraddittorio, vuoto di contenuti e di progettualità.

E su questa falsa riga della esasperazione per un“modello” politico indefinito e intraducibile che viene fuori, in tutta evidenza, l’unica opzione ancora in mano a questi disperati: l’attacco diuturno e violento, scomposto e ossessivo, ripugnante e strumentale contro ogni avversario politico. In ogni occasione, su qualsiasi argomento, anche inventato di sana pianta o manipolato alla bisogna.

Atteggiamenti ormai fin troppo conosciuti e riconoscibili che adottano, senza vergogna, tutti i rappresentanti della politica “sinistra” del cosiddetto “campo largo”. Senza eccezione alcuna. E che cresce di giorno in giorno in maniera direttamente proporzionale agli indiscussi successi del Governo, univocamente riconosciuti da tutti gli Organismi Istituzionali Nazionali e Internazionali (OCSE, Agenzie di Rating internazionali indipendenti, Istituti Economici e statistici, Istat, e chi più ne ha più ne metta).

Senza dimenticare i successi in materia di politica estera dell’Italia, mai così palesi e universalmente apprezzati dalle Diplomazie di mezzo mondo.

Ed è proprio questa riconoscibilità internazionale della azione politico-sociale ed economica del Governo Meloni, che sta letteralmente “mandando al manicomio” i leaders della sinistra nostrana, sempre più isolati nella società civile del nostro Paese e sempre più accaniti, testardamente, a costruire farneticazioni assurde su tematiche politiche, presunte “malefatte” mai eseguite,fatti e retroscena completamente inventati e fasulle accuse di atteggiamenti autoritari e discriminatori contro le opposizioni.

È lo stato confusionale dei cosiddetti progressisti in cui si dibattono fin dai primi giorni del Governo Meloni. Un “malessere” pericoloso che si manifesta e prende forma con le campagne denigratorie ossessive, false ed ipocrite che mirano a screditare l’attività dell’Esecutivo e a creare nel Paese una forma di contrasto sempre pretestuoso, accanito e continuativo. Producendo, al massimo e solo in parte dell’elettorato, una percezione di incomprensione e di disorientamento latente.

Valga per tutti l’atteggiamento insopportabile tenuto in Parlamento e attraverso i media, oltre alle cialtronerie diffuse nelle interviste dei soliti noti, a proposito della “Deriva Autoritaria” che il Governo avrebbe posto in essere con l’approvazione del cosiddetto Decreto Sicurezza. Un provvedimento, al contrario, tanto atteso in primis dai soggetti più fragili della nostra società.

Mi riferisco a coloro cui è stata sottratta con violenza la propria abitazione, popolare o privata poco importa e ai quali il sistema giudiziario e legislativo del nostro Paese non garantiva una restituzione tempestiva e quanto meno certa dell’immobile.

Occupazioni abusive tollerate oltre ogni ragionevole motivazione da un sistema giudiziario strafottente e latitante. Un provvedimento legislativo, al contrario, di forte impatto sociale che restituisce credibilità allo Stato, sicurezza, dignità e giustiziaper i cittadini, tempi certi nell’esecuzione degli sfratti e tutela del sacrosanto Diritto Costituzionale alla casa.

Ancora più grave è certamente l’accanimento della sinistra contro la cosiddetta riforma della giustizia. Una “telenovela infinita”messa in scena nelle piazze del nostro Paese e nelle aule parlamentari a difesa dei privilegi dei magistrati che si rifiutano di “subire” la separazione delle carriere, pur se costituzionalmente prevista. Una battaglia di civiltà condotta da anni nel Parlamento dalle forze politiche del Centrodestra, ma non soltanto, e che negli anni ha prodotto innumerevoli crisi di governo e “ritorsioni giudiziarie” da Repubblica delle banane.

Una riforma, al contrario, necessaria per “costruire” una giustizia giusta, efficace e tempestiva nel nostro Paese. Un provvedimento divenuto oltremodo necessario dopo le dichiarazioni esplosive del giudice Palamara che metteva a nudo i meccanismi premiali e la gestione delle nomine dei magistrati in tutti i ruoli apicali della Magistratura, oltre che maggiormente ambiti sotto l’aspetto del “peso politico” dell’incarico conferito.

E questo sistema illegittimo e vergognoso veniva regolarmente attuato con il beneplacito delle cosiddette “correnti” della Magistratura che governavano da anni questo sistema aberrante, “benedetto” dalle varie componenti maggiormente politicizzate dei nostri imperturbabili giudici togati.

Riforma della Giustizia che, come sappiamo, riveste carattere costituzionale e che per tanto necessita di diversi passaggi parlamentari con relative doppie votazioni nei due rami del Parlamento. Dibattito ancora in corso per la complessità della materia ma anche per l’ostruzionismo parlamentare attuato dai gruppi dell’opposizione.

Un percorso parlamentare che si è provato ancora una volta a contrastare in ogni modo e non solo aizzando le piazze e gridando al pericolo ridicolo della imminente “deriva autoritaria”. Basti pensare ai tentativi ostruzionistici posti in essere da talune Procure della Repubblica d’Italia con la bocciatura di tutti i provvedimenti di respingimento degli immigrati clandestini dal territorio italiano.

Compreso il contrasto forte e gridato urbi et orbi contro l’iniziativa di realizzare in Albania un Centro per i rimpatri, con le navi militari a far la spola tra le due sponde dell’Adriatico per portare in Albania e riportare indietro i clandestini, compreso quelli distintisi per azioni criminali compiuti in Italia e già dotati di Provvedimenti di Espulsione.

Una “tarantella” ben congegnata che rinviava all’intervento della Corte di Giustizia Europea la valutazione sui cosiddetti Paesi sicuri, unici Stati abilitati a ricevere i migranti espulsi. Anche in questo caso si configurava un escamotage dei Giudici per rallentare o vanificare l’iniziativa governativa di espulsione dei migranti clandestini dal territorio della Repubblica.

E poi potremmo ricordare gli avvisi di garanzia recapitati al Presidente del Consiglio, a due ministri (Giustizia e Interni) e al Sotto Segretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in ordine all’espulsione e reimpatrio del poliziotto libico arrestato in Italia dopo un gran tour turistico-sportivo che lo aveva visto attivo e tranquillo soggiornare in diverse capitali europee, a partire da Londra, per circa 15 giorni continuativi senza che fosse disposto alcun provvedimento da parte delle autorità giudiziarie del Belgio, Germania e Inghilterra.

E tantomeno dalla Corte penale Internazionale che spiccava mandato di arresto solo dopo l’ingresso di Almasri sul territorio Italiano. Altro aspetto della questione molto singolare e oltremodo inquietante. Un nuovo tassello ordito da taluni Magistrati Italiani contro buona parte del Governo Italiano. Circostanza che non trova eguali nella storia repubblicana. Comprese le vicende vergognose di Tangentopoli.

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