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Lettera al direttore
25 Settembre 2025 - 16:35
Vincenzo De Luca e Roberto Fico
Gentile Direttore, chiedo scusa ai lettori del “Roma” se ancora ritorno sulle elezioni regionali del prossimo 23 novembre, ma le situazioni paradossali che si stanno creando, man mano che la data si avvicina, meritano una riflessione.
Dunque, dopo vario penare e contumelie a livello anche personale, il “Centro-largo”, o “modello Manfredi”, come è stato ribattezzato l’alleanza Pd–Cinque Stelle, ha trovato per prima la “quadra” sul nome dell’ex Presidente della Camera, Fico, pentastellato doc ed ex “grillino-dimaiano” altrettanto doc.
Tralascio tutto quel che il Governatore De Luca, nel corso del suo mandato presidenziale, ha potuto dire sui Cinque Stelle e, in particolar modo, proprio sul candidato alla presidenza futura. Si sa, e la storia della nostra Repubblica ce lo insegna da tempo, che in politica non vale quanto detto prima, ma le affermazioni e i giudizi dell'“oggi”, anzi, dell’ultima ora, fino al momento dell’apertura dei seggi.
Con questo modo di agire diventa quasi ovvio e inevitabile che l’elettore non “affiliato” o “in debito di riconoscenza” non vada a votare o, se ci va per puro “sfizio”, deponga nell’urna una scheda elettorale dove c’è scritto di tutto e di più in termini di contumelie, tanto che lo scrutatore, assieme al Presidente, dichiara “voto nullo”, non potendo leggere quanto di scurrile è riportato nella scheda.
Per questo motivo, in ogni elezione ho sempre lamentato che i mass media comunichino solo la percentuale dei votanti, senza sommarla alle schede bianche e a quelle “nulle”. La percentuale dei votanti veri, già di per sé poco rappresentativa del volere del popolo, se cala al di sotto del 60% ed in alcuni casi ben al di sotto del 50%, determina il destino politico di una minoranza, perché dalla stessa “maggioranza” dei voti validi bisogna pur sottrarre i voti delle liste di opposizione.
Molti della mia età rimpiangono i tempi in cui a votare era più del 90% dei cittadini, non per pura nostalgia dei tempi in cui si era protagonisti, ma per il rispetto quasi “sacro” della Democrazia. Ma quale “kratos dèmos” (potere del Popolo) abbiamo oggi? Gli antichi Greci l’avevano realizzato già nel IV secolo a.C., cioè più di 2700 anni fa. Il grande legislatore e condottiero Pericle oggi arrossirebbe e chiederebbe di restare in una spelonca buia, piuttosto che assistere a questo “massacro della Democrazia”.
Non avendo le qualità e il coraggio di uomini come Pericle, mi appello almeno al mio “spirito di libertà”, poco propenso all’accettazione di compromessi, anche se nella mia lunga vita politica non sono mai stato un “estremista”, ma un “mediatore”.
Ho preferito ritirarmi dall’agone attivo politico nel momento in cui ho assistito, ed assisto, all’imbarbarimento della politica stessa, che incrina anche i rapporti umani, sino a considerare l’avversario un “nemico” da abbattere, piuttosto che un “contendente”.
Ritornando al tema principale, che riguarda la nostra Regione, all’esterno delle “stanze decisorie” sembra che la coalizione di Centrodestra sia in grande difficoltà nell’individuare il candidato alla Presidenza. Chi mi ha letto in articoli precedenti ricorda che sono stato sempre critico verso la suddivisione tra Società Civile e Società Politica, termine di paragone che non trova riscontri nella nostra realtà sociale, perché i ruoli che svolgono i possibili candidati “civici” sono essi stessi “politici”, posto che la “politica”, secondo Platone e Aristotele, ha il significato di “servizio al popolo” ed ogni essere vivente veniva chiamato “homo politicus”.
Devo fare ammenda, però, di questo mio estremo concetto, perché se tra chi non ha fatto mai politica attiva, esponendosi nelle istituzioni elettive e dando, così, anche un connotato di appartenenza partitica al suo operare, può bene esserci la “novità” di cui i cittadini lamentano la latitanza.
Se si vuole sfuggire alla “continuità” che si appalesa nella formazione della Sinistra del “campo largo”, credo che un “candidato civico”, che non sia perfetto sconosciuto ai più, ma già integrato nel tessuto professionale e direzionale della nostra Regione, specie in posti di grande rilevanza tra l’enorme platea riferita a Napoli e Città Metropolitana, sia una buona idea per attirare tanti voti altrimenti dispersi ed anche di quelli che ancora non hanno “digerito” nel “campo largo” la figura dell’ex Presidente della Camera, con il suo programma che confligge non poco con quello portato avanti dal Presidente uscente.
Se la scelta per il Centrodestra dovesse cadere sul nome “civico” di cui tanto oggi si parla, credo che la “partita” si possa giocare con la tripla; altrimenti, meglio attribuire la “vittoria a tavolino” a Fico, anche se sarà votato con una percentuale inferiore alla coalizione che lo appoggia.
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