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LETTERA AL DIRETTORE

Liste immacolate e veleni, il nodo dei carichi pendenti

Mi “intriga” il voto di novembre nelle tre grandi Regioni, grandi più di uno Stato medio dell’Ue

Liste immacolate e veleni, il nodo dei carichi pendenti

Gentile Direttore, archiviate le elezioni in Val d’Aosta e nelle Marche, ci si approssima a quelle Regionali della Calabria, domenica e lunedì e, subito dopo, sempre nel mese di ottobre, a quelle della Toscana del 12 e 13.

Poi ci sarà la “grande infornata” delle Regioni Campania, Puglia e Veneto, che hanno scelto l’ultima data utile, il 23 e 24 novembre, e che insieme comprendono più di 15 milioni di abitanti: un bel test elettorale, non c’è che dire.

Intanto, è innegabile che il risultato delle Marche, dove apertamente il cosiddetto “campo largo della Sinistra”, accomunando di tutto e di più della Sinistra, contava alla conquista della Regione spodestando il candidato del Centrodestra Acquaroli, Governatore uscente, sia clamorosamente naufragato, soprattutto per il risultato ultradeludente dei 5 Stelle ed anche dell’estrema sinistra, che pensava di poter “navigare” verso il successo elettorale sull’onda emotiva dell’“impresa” della “flotilla” umanitaria pro Pal.

Com’è noto, il Governatore uscente delle Marche ha vinto con più di 8 punti di vantaggio sul candidato del “campo largo”, che è volto importante e ben noto del Pd, essendo stato anche sindaco di Pesaro. Non so cosa succederà nelle altre due Regioni (Calabria e Toscana) ma ipotizzo un successo del Centrodestra in Calabria e quello della Sinistra (non vedo più il Centro rappresentato) in Toscana, dove lo “zoccolo duro” di Sinistra ha salde radici storiche.

Mi “intriga” il voto di novembre nelle tre grandi Regioni, grandi più di uno Stato medio dell’Ue (penso al Belgio o all’Olanda, all’Ungheria, alla Cechia o alla Slovacchia, dove ci sono meno abitanti), attualmente con presidenti di Sinistra (Campania e Puglia) e di Centrodestra (Veneto).

Ovviamente, più di tutte, pongo l’attenzione sulla mia Regione, la Campania, dove ho trascorso 2 legislature negli scranni del Consiglio regionale. Credo che con la “forzata” rinuncia del Governatore De Luca, che ha anche accolto l’“invito” a non formare una sua autonoma lista, fuori dalla coalizione, e con l’accordo con i 5 Stelle, che nelle precedenti elezioni correvano da soli, sempre nell’ottica del “campo largo”, non vi sia storia sulla vittoria finale della Sinistra.

Si tratta di analizzare quanti voti andranno alla coalizione e quanti saranno attribuiti al Presidente candidato Fico, perché dalla nostra legge elettorale è previsto il voto disgiunto, a differenza delle Marche. E poi non dimentichiamo che, sempre la Campania, con alcune grandi periferie di Napoli e l’Area Metropolitana, ha “grande vocazione” al reddito di cittadinanza, che il candidato Presidente dei 5 Stelle si è subito reso disponibile a ripristinare, magari sotto una dizione differente, stavolta con fondi della Regione e non più dello Stato.

A questo, poi, per far emergere cosa succederà il giorno dopo la probabile vittoria della Sinistra, si aggiungono le dichiarazioni del candidato Presidente, sia in materia ambientale con l’inceneritore di Acerra o altri interventi già programmati dall’uscente De Luca, sia lo spinosissimo problema delle “liste con candidati immacolati”.

Questo tema, ricordo, fu sollevato all’indomani del famoso periodo di “mani pulite”, quando all’opinione pubblica furono dati in pasto i nomi dei più illustri politici italiani, appartenenti a tutti i partiti fino al “confine” con la Sinistra del Pds di allora. L’idea della corruzione generalizzata travalicò il Parlamento, giungendo sin sugli scranni dei Consigli comunali e delle Amministrazioni locali.

Ricordo che ero allora Assessore al Personale del Comune di Napoli e assistevo, incredulo, all’assottigliarsi della “squadra” amministrativa per i numerosi arresti compiuti. Io stesso fui “toccato” da un avviso di garanzia, voluto dal legislatore per informare l’interessato che si stava procedendo a suo carico per accertare l’illiceità di suoi comportamenti.

Come ben sappiamo, la “garanzia” per l’indagato fu subito trasformata in “avviso di sputtanamento”, perché i giornali e i mass media davano già per acclarato il reato contestato al povero malcapitato. Oggi, poi, si è giunti ad un tale stato di “imbarbarimento” che basta la semplice “iscrizione” nel registro degli indagati per imbastire un processo mediatico, dove si termina con la colpevolezza del presunto reo, magari aggiungendo anche qualche particolare “piccante” sulla vita privata dell’interessato.

Il “mio” avviso di garanzia, recapitato a casa con tanto di poliziotti in divisa e una fiammante Alfa Romeo blu, fu molto imbarazzante: abitavo, infatti, nel “Villaggio Azzurro” dell’Aeroporto Militare di Capodichino; ero Ten. Col. dell’Aeronautica Militare, Direttore Amministrativo dei 1500 militari in servizio sulla Base.

Gli abitanti del Villaggio, tutti militari (63 famiglie), assistettero a questa scena, perché i poliziotti dovevano anche perquisire l’abitazione di servizio, in cerca di “prove”. Qual era il presunto reato ascrittomi? “Omissione di atti d’ufficio”, il reato più comune in cui incappano tutti gli amministratori della cosa pubblica.

Avevo rifiutato di attribuire lo “straordinario” ad alcuni dipendenti del Comune di Napoli, distaccati all’allora “Commissariato di Governo”, istituito a seguito del terremoto in Irpinia dell’80. Questi già percepivano un lauto “straordinario forfettario” dallo stesso Commissariato.

Dopo un “penare” umano e familiare, fui ascoltato dal Gip, che archiviò in breve tempo la richiesta del Pm di rinvio a giudizio, con la motivazione non solo di inesistenza del presunto reato, ma con la “postilla” che il mio rifiuto di dare il doppio straordinario a dei dipendenti che lavoravano, distaccati, non per il Comune di Napoli ma per il Commissariato di Governo, doveva essere “elogiato” e non “sanzionato”, per aver fatto risparmiare alle casse comunali (cioè ai cittadini) parecchi milioni.

Se negli anni ’90 il “verbo di Fico” fosse stato attuale, io non mi sarei potuto presentare alle Regionali con Forza Italia, perché la mia pratica non era stata ancora archiviata ed avevo il famoso “carico pendente”, per giunta per un reato contro la Pubblica Amministrazione (art. 328 c.p.). Il Presidente Berlusconi era un vero “garantista”.

Il buon Fico, infatti, non si ferma all’esibizione del certificato del casellario giudiziario, dove vengono segnate le condanne passate in giudicato (definitive), ma vuole anche quello dei “carichi pendenti”, in cui c’è solo un’ipotesi accusatoria e non ancora giudicata definitivamente.

Capisco che questa ipotesi dell’omissione di atti d’ufficio o altri reati anche più gravi (peculato, corruzione) contro la P.A. sia già una fonte di sospetto per i 5 Stelle, che per la maggior parte di loro non hanno mai lavorato nelle istituzioni pubbliche. Registro soltanto che la vicepresidente nazionale del suo partito è stata sindaco di una grande città metropolitana e, nell’esercizio delle sue funzioni, è stata condannata “definitivamente” (dopo quattro processi) a 1 anno e 5 mesi di reclusione.

A differenza dell’ex sindaco di Roma, Virginia Raggi, raggiunta da vari avvisi di garanzia sempre per presunti reati contro la P.A., e sempre assolta definitivamente con formula piena. Anche per lei, nel lessico “fichiano”, se non avesse concluso i processi, i “carichi pendenti” avrebbero costituito “impedimento” alla candidatura. E il Centrodestra che dice, che fa, che ne pensa? Non pervenuto! Fico può dormire sonni tranquilli, malgrado le sue “uscite”!

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