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Sotto le nuvole: dietro le quinte di Napoli

Il film ha scelto di svelare questa faccia nascosta di Napoli. Solo che non l’abbiamo capito

Sotto le nuvole: dietro le quinte di Napoli

Apprezzo il cinema che sceglie Napoli. Poiché la società lì è poco normativa, gli eroi di questi film sono più unici che altrove. In sostanza più interessanti e anche più umani! Avevo per esempio amato il film “Nostalgia”, in cui un uomo, arricchitosi a Beirut e al Cairo, decide di tornare a Napoli dopo trent’anni, tanto gli mancava. Era stato costretto a fuggire all’età di diciassette dopo un furto finito male con un amico poco più grande di lui. Si prende cura della madre, ormai alla fine dei suoi giorni, ritrova subito i rapporti cordiali con il vicinato e si sente felice. Ma finisce accoltellato dal suo vecchio compagno, rimasto nella città e divenuto un piccolo capo della camorra locale. Avevo anche apprezzato il percorso caotico di una coppia di ragazzini di tredici e quattordici anni attraverso la campagna, sublime nella sua bellezza ma marcia per la droga della zona di Bagnoli, nel film “A muzzarell’”.

Infine, avevo amato nel film “Hey Joe” la storia di un veterano dell’esercito americano che riceve una lettera venticinque anni dopo essere tornato da Napoli, dove aveva prestato servizio durante la guerra mondiale. La lettera si era persa: è la sua ex fidanzata, una giovane napoletana, ad annunciargli che ha appena avuto un figlio. Dopo tanti anni, torna a Napoli per ritrovare quel figlio, che però non lo accoglie bene. Nonostante la camorra che vuole ucciderlo, decide all’ultimo momento di non tornare in America per sfuggirla, salendosull’aereo per New York. L’amore paterno, risvegliato all’improvviso, gli impedisce di lasciare il figlio nelle mani della mafia. Anche il documentario “Vittoria” mi aveva molto toccato: un’estetista di oltre quarant’anni decide di adottare una bambina, pur avendo già tre figli. I personaggi, in tutte queste storie, sono più esseri umani che esseri sociali — per questo motivo mi commuovono di più.

Quando ho visto che il film “Sotto le nuvole” aveva vinto il premio alla Mostra di Venezia, sono andato subito a vederlo, forte della mia simpatia per i film su Napoli. Tanto più che la critica di MYmovies.it parlava di “una Napoli totalmente al di fuori delle convenzioni e degli stereotipi, vista con lo sguardo di chi pone l’umanità al centro della propria indagine”. Per comprendere tutto appieno, ho portato con me un’amica di Portici. Ci siamo sistemati bene al centro della sala del Metropolitan per goderci il film. …E non abbiamo capito nulla: Né la frase di Cocteau che introduce il film: “Il Vesuvio fabbrica tutte le nuvole del mondo», quando invece Napoli si distingue da Londra per un blu splendente che illumina la vita di “mille culure”, come dice Pino Daniele. Né la scelta del bianco e nero, che nega quei mille colori e rende Napoli tutta grigia. Né il punto di vista sotterraneo delle cantine del museo, degli scavi di Ercolano — per dissotterrare un cane — e delle ville romane, vuote dopo il saccheggio. Il documentario ci priva della bellezza della collezione Farnese, dei mosaici, degli affreschi e delle statue romane. Né la timidezza delle persone che chiamano i pompieri e si lamentano senza dignità, quando invece i napoletani fanno sempre “bella figura”, quasi fino alla superbia, nonostante le loro difficoltà.

Per non parlare della stiva di una sfortunata nave cargo con equipaggio siriano che scarica grano proveniente da Odessa, invece di mostrare il terzo ponte di una nave da crociera da cui passeggeri festanti salutano la città che li ha accolti così bene. La mia amica di Portici si è sforzata di restare fino alla fine del film. «Avrebbero dovuto chiamare il film “Dietro le quinte di Napoli”, mi ha detto molto delusa. "Invece di mostrare lo stadio brillantemente illuminato dai riflettori, con il prato verde, la folla variopinta che vibra di entusiasmo e le imprese dei giocatori, mostrano gli spogliatoi poco curati, con pantaloncini sporchi buttati sul pavimento o giocatori frustrati che litigano per il premio e si rinfaccianocolpe». Per usare un’altra immagine, sarebbe come mostrare il fondo di un vaso di fiori: certo, molto diverso dalla magnifica rosa che rappresenta Napoli nell’immaginario collettivo. Tutti gli stereotipi diventano tali a forza di essere veri.

Anche se esiste sempre una faccia nascosta della luna, essa non è né più bella né più interessante dell’immagine che abbiamo dell’astro. Per la mia amica e per me, il film “Sotto le nuvole” ha scelto di svelare questa faccia nascosta di Napoli. Solo che non l’abbiamo capito, visto che la giuria di Venezia gli ha assegnato un premio.

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