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LETTERA AI LETTORI
15 Ottobre 2025 - 09:05
Trump firma gli accordi
Cari amici lettori, è una classica verità che “non tutto il male viene per nuocere”. Come sempre accade, però, ogni medaglia ha il suo rovescio; in questo caso il rovescio è “non tutto il bene viene per giovare”.
Mi riferisco, ovviamente, agli accordi che hanno portato alla quiete delle armi in Palestina, accordi fortemente voluti (e direi in qualche misura imposti) da Donald Trump. Trump è un personaggio decisamente positivo, anche se in lui (e in chi no?) politica ed economia viaggiano sotto braccio. Egli è, in ogni modo, un fermo e concreto sostenitore della pace nel mondo e questo lo rende certissimamente meritevole del Nobel, un premio troppo spesso andato a personaggi che non amavano la pace, come, ad esempio, Barack Obama.
Gli accordi di Sharm el Sheik sono certamente un bene, soprattutto per quella piccola parte di essi già realizzata: il silenzio delle armi, la restituzione degli ostaggi e un certo miglioramento della situazione alimentare dei palestinesi. In verità qualcosina manca, poiché i terroristi di Hamas hanno dimenticato cosa hanno fatto delle salme degli ostaggi defunti e questo, oltre a determinare un certo raccapriccio, rende incompleto il previsto scambio di prigionieri.
Ciò che è avvenuto, nella realtà, è una comune tregua, ben poco rispetto alla fine del conflitto millenario vantato da Trump. Il leader statunitense, si sa, è propenso all’iperbole e stavolta ha evocato qualcosa di assolutamente impossibile in questo secolo. Anche traguardi minori (e perciò più verosimili) sono ben lontani.
Per l’Unione Europea è stato invitato il solo presidente Costa, sconosciuto ai più. Non la van der Layen (già mortificata in Turchia), ciò che ha permesso di evidenziare, come unica donna presente, Giorgia Meloni. Vero è che ella appare isolata, in quella foto ufficiale, all’estrema destra per chi guarda, ma le molte foto in cui appare a colloquio con autorevoli personaggi, anche in abiti arabi, escludono un reale isolamento.
Giorgia Meloni è tra i pochi sinceri amici di Trump e di Israele e questo potrebbe giovare all’Italia per le conseguenze economiche della pace, a cominciare dalla necessaria ricostruzione di Gaza.
Restano però, per nulla attenuati, i due grandi mali dell’Europa: la minaccia islamica, di cui l’Unione è corresponsabile, e l’antisemitismo. Entrambi non consentono di immaginare un tranquillo futuro di pace (tanto meno il futuro mitico di due popoli in due stati) e, lungi dall’essere ridotti, sembrano accresciuti dalle ultime novità.
L’accordo, piaciuto molto a tutti, tranne forse che alle due parti in guerra, risolve solo l’immediato. Hamas, però, non ha sinceramente accettato l’espulsione; intanto, resta nella striscia e non si sa fino a quando, ciò che appare come una sconfitta di Israele e del mondo libero. Il governo israeliano, dall’altra parte, non ha sinceramente rinunziato all’annessione, di fatto, di Giudea, Galilea e Samaria, allo stato amministrate da un governo evanescente. Hamas, invero, non sa quanto altro tempo potrà durare e ha verificato il suo completo isolamento nel mondo arabo e, specialmente, in quello sunnita, suo correligionario.
L’Occidente dovrebbe seriamente cercare rimedi ai due pericoli già sopra evidenziati, che coinvolgono entrambi il popolo e il territorio italiano.
L’invasione islamica va fermata liberandoci dai migranti clandestini: ma, mentre l’Europa in qualche misura (piccola, invero) sembra meno vicina al dogma eurabiano, la sinistra italiana persiste nel sostegno, espresso o tacito, al movimento propal e ai criminali terroristi che infestano le manifestazioni di questo movimento.
L’antisemitismo non è un fenomeno solo italiano; in Usa, tuttavia, sono stati tolti i contributi alle università che lo insegnavano; nulla di simile da noi. La Segre, contestata dall’Albanese (il che aumenta la stima nei suoi confronti), a sua volta non ha compreso il giusto rilievo della Roccella che non erano solo i nazisti a perseguitare gli ebrei. Oggi i sinistri manifestano contro un ente locale che conferma di volere il gemellaggio con una città israeliana, Udine è in stato di guerra per l’incontro Italia – Israele, chi va in giro con la Kefiah è percosso, alberghi, ristoranti e altri locali rifiutano i clienti ebrei.
Non ci nascondiamo dietro i nomi: propal significa morte agli israeliani cattivi che non consentono lo stato “dal fiume al mare”.
Non si può accettare che Università, scuole e sindacati manifestino e agiscano da antisemiti e che non si prenda nessun provvedimento contro di loro. Si mette magari sotto processo un tutore dell’ordine che ha ferito un criminale, ma la fanno franca tutti i criminali che hanno ferito decine di tutori dell’ordine. Non parliamo, poi, degli inguardabili programmi televisivi: sembra di essere in Russia, ma quella di Stalin, non questa di Putin.
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