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l'INTERVENTO
18 Ottobre 2025 - 10:16
Carlo Verna
Mentre vince sempre più l’astensionismo, il tentativo è quello di dare una scossa all’autoreferenziale e respingente mondo della politica, facendo un po’ da incubatore di protagonismo dei giovani sfiduciati rispetto alla possibilità di cambiare con la loro partecipazione le cose comuni.
Sono ragazzi pieni di valori, come hanno dimostrato le manifestazioni per Gaza le cui intenzioni di pace non possono essere cancellate dalle infiltrazioni dei violenti. Con una sorta di neologismo li definisco “non cappellabili” nel senso che nessuno deve pensare di carpire il loro entusiasmo, ma tuttavia a loro va offerta una speranza.
Ancora minorenne sulle colonne di questo giornale cominciai l’attività giornalistica e qui voglio spiegare, dopo mezzo secolo di professione e di battaglie a schiena dritta perché l’informazione fosse realmente un potere di controllo utile alla democrazia, la scelta PER la politica.
Indosserò inizialmente questa maglietta sentendomi in prestito. Ho scritto PER tutto in maiuscolo perché in una storia d’indipendenza che mi ha sempre contraddistinto non ho pensato di aderire ad una forza tradizionale, ma a qualcosa di nuovo, a un movimento dal basso, che però da subito ha puntato sulle competenze. Questo è PER, ovvero “Per le persone e la comunità”.
Chi l’ha fondato, e oggi mi ha chiesto aiuto per farlo crescere, ha costruito in questi anni una bella rete solidale, ricca di umanità e di desiderio di dare un’opportunità anche a chi finora in Campania potrebbe sentirsi scoraggiato. Difficile spiegare a un giovane o a chi è restio ad alzarsi dalla poltrona per andare a votare come il centrosinistra e Fico abbiano voluto campo ristretto e poltrone allargate.
Da ragazzi facevamo lo scambio delle figurine. Ma era un gioco, mentre la politica impatta sulla vita quotidiana di tutti noi. Complicato capire come renziani e contiani oggi possano andare a braccetto, o il paradosso di chi propone il modello Napoli, tenendo insieme il presidente uscente a colui che lui vorrebbe entrante, ma poi porti in Tribunale la designazione sul San Carlo fatta dai rappresentanti di De Luca unitamente a quelli del Governo nazionale.
Esecutivo rispetto al quale ci sentiamo peraltro assolutamente alternativi. Al di là delle politiche complessive non condivisibili (un esempio per tutte riguarda la progressiva privatizzazione della sanità), imperdonabili, prima di questa fase finalmente di pace possibile anche se non giusta, sono omissioni e contiguità coi responsabili di un genocidio. Qualcuno preferisce parlare di sterminio? Non mi sembra molto diversa l’atroce sostanza.
E sono convinto che valutazioni del genere possano essere condivise anche da molti che si sentono di centrodestra. Noi mai saremo con questa parte politica, ma riteniamo che sia auspicabile l’esistenza di avversari, non di nemici. La contrapposizione d’odio deve cessare lasciando solo vivere la dialettica, anche aspra, ma costruttiva.
Cerchiamo pure, per quanto possibile, la porta stretta di comuni denominatori: teniamo soprattutto ai temi, sanità e ambiente in primis, e a proposito di Terra dei fuochi e di competenze ecco la discesa in campo del mio vecchio amico oncologo Antonio Marfella.
Sul sito personecomunità.it c’è un articolato programma che supporta la candidatura a presidente di Nicola Campanile. Lui, insieme al segretario Peppe Irace, avrebbe voluto me al suo posto. Ho tanta esperienza da guida massima nazionale della categoria dei giornalisti ma dal calcio ho imparato che è con l’umiltà che si vincono gli scudetti, ed io in politica sono “debuttante”.
Campanile è stato, tra l’altro, sindaco (a Villaricca n.d.r.). Mi basta dunque essere capolista-portabandiera di una formazione che ama il territorio, ma promette sviluppi nazionali nel segno della dottrina sociale della Chiesa e del pensiero di Sturzo, De Gasperi e Moro. Insomma, non solo Campania, pur con l’orgoglio di partire da casa nostra… ma laboratorio Campania.
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