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lettera al direttore

Il caso Sinner fa rumore: onori azzurri messi da parte

La Coppa Davis esprime la più alta partecipazione perché viene rappresentata la propria Nazione. Non v’è tennista che non senta l’“onore” di rappresentare il proprio Paese

Il caso Sinner fa rumore: onori azzurri messi da parte

Jannik Sinner

Gentile Direttore, oggi non voglio approfondire l’argomento delle imminenti elezioni regionali in Campania del 23 e 24 novembre, perché non ritengo valga la pena di scrivere su un tema così nobile una volta, oggi ridotto all’”ammuin” dei Quartieri. D’altronde, non avrei neanche la capacità di analisi, dal momento che questa si fa su un preciso argomento e la sua evoluzione, ma nell’attuale tornata elettorale l’evoluzione di un ragionamento politico penso sia impossibile anche ai vari Nobel della letteratura e del pensiero umano succedutisi nel tempo.

L’immane confusione cui si sta assistendo, e l’approssimazione intellettuale di tanti contendenti per un “posto al sole”, produrrà la vittoria di uno dei candidati alla presidenza della terza Regione d’Italia, con circa 6 milioni di abitanti, ma la certa sconfitta della “democrazia”, come la intendevano già gli antichi Greci, che facevano del Popolo il protagonista della scelta di chi doveva guidarli. Oggi il reale protagonista è l’astensionismo, con buona pace del rituale “in nome del Popolo” che viene pronunciato al momento della proclamazione degli eletti.

Non voglio soffermarmi neanche sulle guerre nel mondo, con particolare riferimento all’Ucraina e alla Striscia di Gaza, dove illusoriamente si pensa di aver ottenuto una “pace” tra due Popoli e due Religioni in antitesi millenaria tra loro. Mi “appassiona”, invece, un argomento, pur esso attuale, di minor portata internazionale, ma che a noi italiani dovrebbe insegnare tanto, vista la nostra proverbiale propensione a coltivare il culto degli “idola”, come venivano appellati sempre dalla grande civiltà greca, poi adottati nella cultura latina, infine precisati dal grande filosofo Bacone che attribuiva un significato meno nobile alla parola: “illusioni o fantasmi”.

Così noi, nel tempo, abbiamo adottato “idoli” nella politica (penso al Fascismo), idoli nei talk-show, idoli nei TikTok, idoli nella scienza, medicina, volontariato, lotta alla povertà, alle guerre e, soprattutto, idoli nello sport. Alcuni hanno meritato di essere annoverati “idoli” come l’intendevano i Greci, ma molti altri si sono dimostrati “idoli” nell’accezione baconiana del termine: “illusioni”. È il caso del “nostro” tennista altoatesino più titolato e osannato del momento, Jannik Sinner, che si è rifiutato di partecipare al torneo della Coppa Davis per “riposare” e prepararsi ai tornei più importanti e largamente più allettanti dal punto di vista economico.

Per chi non sa di tennis, preciso che la Coppa Davis esprime la più alta partecipazione a un torneo di questo sport, perché viene rappresentata la Nazione di cui si è parte. Non v’è tennista, bravo o meno, che non senta l’”onore” di rappresentare il proprio Paese. Penso a Pietrangeli e Sirola che, in piena rivoluzione cilena, con il Presidente del Cile ucciso e una guerra civile in atto, andarono con grande coraggio in quella Nazione andina e fecero vincere l’Italia! Penso anche a tempi più vicini a noi, con l’orgoglio di un serbo, Novak Djokovic, che alla soglia dei 40 anni gioca ancora, ma soprattutto non pensa minimamente di disertare la Coppa Davis per non “sforzare i muscoli” in un torneo dove scarseggiano i soldi, ma è molto più alto l’orgoglio. In una mia passata “lettera al Direttore” dello scorso anno mi permisi di essere “fuori dal coro” criticando Sinner, che non aveva accettato l’invito del Presidente della Repubblica, il quale voleva congratularsi con tutta la squadra vincitrice dell’agognata Coppa Davis. Fui quasi “sommerso” da critiche per aver “osato” criticare un “mostro sacro”, qual è considerato il campione di tennis.

Nella mia “lettera” posi l’accento anche sulla “nazionalità” dell’altoatesino, visto che lui da tempo ha scelto la residenza fissa nel Principato di Monaco, notoriamente “paradiso fiscale” di tutti i “Paperoni” in circolazione, dove la tassazione massima ha l’aliquota del 4% su quanto guadagnato, mentre da noi e in altre Nazioni, tipo la Spagna, raggiunge il 43% per redditi superiori a 50.000 euro lordi. Pensate a cifre milionarie e vi renderete conto quanto risparmio per le proprie tasche comporta una tassa del 4%, invece del 43%! L’”italiano” Sinner lo sa bene, e sa anche che la mancata tassazione nel nostro Paese di un ultramilionario finisce con il gravare sui cittadini, specie quelli a reddito fisso (operai, impiegati, pensionati), che pagano puntualmente, alla fonte, i tributi per il funzionamento della P.A.. Segnalavo anche il paradosso creatosi al torneo di tennis del “Roland Garros” di Parigi nel giugno dello scorso anno: vi fu una lotta entusiasmante tra il campione spagnolo Carlos Alcaraz e il “nostro” Sinner; vinse all’ultimo game Alcaraz con un montepremi di 3 milioni di euro, Sinner fu secondo con 1,8 milioni.

Ebbene, Alcaraz, che ha conservato la residenza in Spagna, ha dato al fisco quasi la metà di quanto guadagnato; Sinner, appena il 4%. Se si fa un piccolo calcolo, vi accorgerete che il secondo classificato in un torneo ha guadagnato più del primo! Fui criticato allora per aver toccato un “mostro sacro”’dello sport. Oggi, dopo l’ennesima dimostrazione di scarso attaccamento alla maglia azzurra della nostra Nazionale di tennis dell’altoatesino, registro con soddisfazione (postuma) il giudizio espresso da uno dei tanti giornalisti “tifosi” di Sinner: «Questa volta il numero due del tennis mondiale rischia di entrare in rotta di collisione con i suoi numerosi fan e con il mondo sportivo. Pesa anche la recente esibizione di Riad, in Arabia, dove i muscoli del tennista hanno retto bene rispetto a un premio di 6 milioni di dollari ed a una racchetta d’oro che da sola ne vale 400.000. I soldi, certo, fanno comodo, ma la maglia dell’Italia, in uno sportivo, avrebbe meritato qualche sacrificio in più”.

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