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lettera al direttore

Quando il calcio si ammanta del "metodo mafioso"

Le polemiche dopo la recente partita tra il Napoli e l'Inter

Quando il calcio si ammanta del "metodo mafioso"

Egregio Direttore, come sai sono un fervente tifoso della squadra di calcio della mia e della tua città. Ammetto, di quelli un po' anomali, che soffre da morire a ogni partita - non tanto da perdere mai il lume della ragione, piuttosto il filo già incerto del suo ritmo cardiaco - ma che prova a guardare ai valori generali dello sport e del gioco, convinto com'è che per poter salvaguardare entrambi occorre che tutte le parti in gioco siano sempre eque ed equidistanti. Orbene, come avrai potuto leggere da voci sempre più insistenti che provengono dagli ambienti o solo dai corridoi dell'Associazione Italiana Arbitri (AIA), dopo la recente partita svoltasi al Maradona tra il Napoli e l'Inter, la suddetta associazione di categoria pare voglia pesantemente punire l'arbitro di quella partita e un guardalinee per essersi gravati della colpa di aver concesso un rigore al Napoli - temo che stessa sorte, anche se qui le voci sono più confuse, toccherà anche agli addetti quel pomeriggio a Var e Avar.

Ti riporto quanto pubblicato da un altro quotidiano della nostra città: "L’AIA sarebbe pronta a infliggere un maxi stop di circa un mese all’arbitro Mariani e ancora più lungo al suo assistente Bindoni, responsabile della segnalazione del penalty. La relazione dell’osservatore arbitrale - 'che ha avuto un lungo faccia a faccia con Marotta nello spogliatoio' - avrebbe infatti bocciato la loro direzione di gara, giudicando eccessiva la decisione sul contatto tra Di Lorenzo e Mkhitaryan". Qualora quanto qui ipotizzato si traducesse in realtà e, come ho già scritto, essendo convinto (contro l'opinionismo a buon mercato della maggior parte degli "addetti ai lavori", presidente dell'Inter in testa) della fondatezza della scelta fatta dai due giudici di gara, ti chiedo se non vi siano gli estremi per una denuncia in sede civile e penale contro la suddetta associazione, nel primo caso per un risarcimento danni a tutela dell'immagine di una squadra e di una città, e nel secondo caso in quanto punire qualcuno non per giustizia ma per aver leso la maestà di una delle parti in gioco costituisce franco avvertimento per tutti coloro che vorranno fare altrettanto, inserendosi pertanto tale odioso comportamento nel mero "metodo mafioso".

Qualora riterrai fondate le mie preoccupazioni, ti prego di ritenermi a tua disposizione quale testimone dell'unica parte alla fine offesa, a cui sia tu che io apparteniamo, il tifoso, non del Napoli ma di calcio, che si illude ancora che i valori dell'etica e dello sport prevarranno sempre e comunque alla fine di una partita, di un campionato e di tutta la storia bella del calcio che a noi piace ancora raccontare.

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