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Il ricordo
30 Ottobre 2025 - 08:17
James Senese e Mimmo Jodice
In dodici ore Napoli ha perso due persone eccezionali, due memorie storiche e artefici della memoria – sempre poca – di questa città, e dell'intero paese. Napoli ha perso due figli che hanno dato tanto e che ci hanno lasciato un vero e proprio patrimonio.
Mimmo Jodice ci ha lasciati a novantuno anni, nato alla Sanità nel 1934, cresciuto nel dopoguerra nella Napoli devastata ha raccontato praticamente tutto, dal colera alla contestazione al terremoto alla disperazione della mancanza di lavoro.
Dopo pochi anni da Iodice nasceva un altro figlio, James Senese, figlio di una relazione tra una donna napoletana e un soldato americano di passaggio (padre che non ha mai conosciuto), testimone di storia di cui ha saputo diventare colonna sonora e voce, letteralmente, attraverso il fiato nel suo sax.
Due storie di vita vissuta e non subita: un tempo preso, fermato, metabolizzato, restituito, e non trascorso inerme. Sono entrambe testimonianze di come arte e bellezza possono riscattare destini apparentemente già segnati dalle condizioni di nascita, e sono anche entrambi, ciascuno per come ha saputo "fermare il momento" in una fotografia o in un accordo improvvisato, che nessun momento per quanto possa apparire ordinario, può avere in sé qualcosa di straordinario.
Mimmo Jodice ci consegna spaccati di una città che è sotto gli occhi di tutti noi, eppure nelle sue fotografie ogni immagine è eccezionale, sconvolgente, emozionante. Così come la musica di Senese, che non usa accordi extraterrestri, ma si basa sui suoni delle strade, sugli eco e sulle memorie dei vicoli.
È la capacità dell'arte di trasformare l'ordinario e il quotidiano in straordinario e immortale. Noi siamo tutti, irrimediabilmente, un po' più soli senza Senese e senza Jodice, eppure la generosità dei creativi, degli artisti, degli amanti della bellezza – nonostante tutto – sta proprio in quello che ci lasciano, consentendoci di rivedere gli scatti e ascoltare le melodie.
Sono vite passate che pure restano e ci consegnano la sfida di rivedere e riascoltare e ragionare su quelle cose. Ma sono vite che ci consegnano anche un monito a costruire occasioni di arte e di bellezza.
Che ci sfidano a guardare con occhi umani – e quindi differenti – il ragazzino del quartiere dimenticato e il bambino differente. Le loro storie sono quelle di centinaia di potenziali Mimmo e James, basta dargli una chance e uno strumento, non importa quale. In un mondo di rabbia e di paura alimentata dalla velocità senza riflessione dei social, le fotografie in bianco e nero e la musica di un sax ci chiedono di fermarci a riflettere.
Rabbia e paura ci spingono alla disperazione, in una dimensione in cui ci si salva da soli. Le fotografie di Jodice e le note di Senese ci possono regalare un tempo di ascolto e di osservazione, per ricordarci che con l'empatia la dimensione umana vera è quella in cui non ci si salva mai da soli. Che poi, è la lezione vera e autentica dell'essere napoletani, un popolo d'amore, come ci ricordava De Crescenzo.
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