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L'intervento

La vecchia Ferrovia Alifana, quel binario dimenticato

Non è solo un mezzo di trasporto, è una metafora del Sud. Dimenticata quando serviva, riscoperta quando conviene citarla nei programmi elettorali

La vecchia Ferrovia Alifana, quel binario dimenticato

Da un secolo la vecchia ferrovia Alifana attraversa territori in attesa di riscatto. Oggi i fondi Pnrr offrono l’occasione di restituirle vita e dignità. Ma servono visione e volontà politica.

C’è un binario che attraversa silenzioso la storia della Campania. È la Ferrovia Alifana, nata nel 1913 per collegare Napoli con Piedimonte d’Alife, e diventata presto simbolo di modernità e progresso. Poi la guerra, la distruzione, la ricostruzione a metà, la chiusura della tratta bassa nel 1976, e infine decenni di promesse mai mantenute.

Oggi, mentre il Sud discute ancora di sviluppo e di infrastrutture, la Alifana torna al centro del dibattito come una ferita aperta, ma anche come un’opportunità irripetibile.

La sua importanza è difficile da sopravvalutare. La tratta inferiore, da Napoli a Santa Maria Capua Vetere, attraversa l’area metropolitana più congestionata del Mezzogiorno: Miano, Secondigliano, Giugliano, Aversa. Migliaia di pendolari, studenti e lavoratori si muovono ogni giorno tra bus sovraffollati e strade intasate.

In questo contesto, la riapertura e il potenziamento della linea non rappresentano solo un intervento tecnico, ma un atto di giustizia sociale. Restituire un treno efficiente a questi territori significherebbe ridurre le disuguaglianze, offrire alternative sostenibili, ricucire le periferie al cuore della regione.

Negli ultimi anni, grazie ai fondi del Pnrr e ai programmi della Regione Campania, sono ripartiti i cantieri e si parla di elettrificazione, nuovi treni, connessioni dirette con la Linea 1 della metropolitana. Oltre 900 milioni di euro stanziati per un progetto che, se realizzato, cambierebbe la geografia dei trasporti regionali.

Ma la lentezza delle procedure e la frammentazione delle competenze rischiano di trasformare ancora una volta una promessa in un’occasione perduta. Ogni ritardo non è solo un problema amministrativo: è un tempo sottratto ai cittadini, un freno allo sviluppo, un segno di disattenzione politica verso un’area che chiede solo normalità.

Intanto la parte “alta”, da Santa Maria Capua Vetere a Piedimonte Matese, continua a funzionare tra mille difficoltà. È un servizio prezioso ma fragile, limitato da infrastrutture vecchie e corse ridotte. Eppure, chi sale su quei treni sa di partecipare a un piccolo atto di resistenza civile: mantenere in vita un collegamento che rappresenta identità e appartenenza.

La Ferrovia Alifana non è solo un mezzo di trasporto, è una metafora del Sud. Dimenticata quando serviva, riscoperta quando conviene citarla nei programmi elettorali. Eppure è lì, pronta a tornare a essere ciò che era nata per essere: una linea di connessione, progresso, dignità. Se la Campania vuole davvero costruire un futuro diverso, deve partire da qui — da un treno che da troppo tempo aspetta di riprendere la corsa.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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