Speciale elezioni
l'opinione
04 Novembre 2025 - 08:52
									Mai ci saremmo aspettati di vedere una Francia così messa male. Una Nazione che ha sempre rivendicato la sua storia e la sua gloria indiscussa dal primo medioevo, ai suoi Sovrani più potentidel seicento e settecento: da Carlo Magno alla Monarchia assoluta della famiglia dei Valois, per passare alla casata dei Borboni di Francia con il celeberrimo Luigi XIV ricordato come il Re Soleper lo splendore raggiunto dalla Corte nel suo lungo periodo di regno assoluto. E poi, dopo la Rivoluzione Francese, con Bonaparte e l’impero napoleonico, nel corso del quale la grandezza di Francia tornò a risplendere in Europa e oltre i confini d’Europa. Insomma, una storia nazionale fulgida e sempre presente negli accadimenti più rilevanti del Vecchio Continente e del mondo intero, anche in questi due ultimi secoli di eventi storico-politiciche hanno costruito gran parte degli attuali scenari geo-politici del pianeta.
Eppure la Francia di questi ultimi decenni mostra una sostanziale e progressiva involuzione di quella “grandeur” che ormai sembradivenuta sempre più evanescente e decadente. Un processo che, a nostro avviso, potremmo attribuire e far risalire alle scelte di politica estera di Nicolas Sarkosy che fu il Capo di Stato più risoluto delle forze militari occidentali nel sostenere la necessità di un attacco militare in Libia contro il regime di Gheddafi, alle prese con una massiccia repressione in atto nello stato nord-africano contro i suoi avversari interni che erano insorti sull’onda del più vasto fenomeno della “Primavera araba”. L’intervento militare delle forze armate occidentali (Francia, Inghilterra, Canada e Stati Uniti) fu avviato il 19 Marzo 2011 con un massiccio bombardamento aereo dell’aeronautica francese contro le forze terrestri di Gheddafi, seguito da lancio di missili da crociera provenienti dalle navi Statunitensi e Inglesi che incrociavano al largo delle coste libiche. Più tardi altri stati si aggiunsero alla coalizione anti-Gheddafi (Italia compresa anche se molto defilata) sotto l’ombrello della NATO e sostenuti da una risoluzione delle Nazioni Unite, fortemente richiesta dalla Franciadi Sarkosy, con lo scopo ufficiale di porre fine alle rivolte popolarie la conseguente repressione imbastita dal Rais libico. Senza dilungarci ancora oltre, ricordiamo ai nostri lettori che dopo circa 7 mesi di bombardamenti delle forze armate occidentali sul suololibico, Gheddafi in un tentativo estremo di fuga da Tripoli per evitare di essere (nella migliore delle ipotesi) arrestato dai ribelli cirenaici, fu intercettato da aerei americani che gli bloccarono la fuga. La sorte di Gheddafi era ormai segnata. Fu catturato con alcuni militi della sua scorta e ucciso con un colpo di pistola alla tempia.
Chiusa la lunga parentesi di Governo del Rais (circa 40 anni) alla guida della Libia, per il Paese nordafricano si aprirono anni ancor più feroci, caratterizzati da violenze inaudite tra bande e tribù rivali e instabilità sempre crescente, con la creazione di due distinti Stati in contrapposizione costante e violenta, tra Tripoli e Bengasi. Come prima e forse più di prima.
Un autentico buco nero prodotto da quella guerra inutile e sciagurata che anticipava solo i tempi già segnati della presenza ingombrante di Gheddafi alla guida della Libia, sostituendo un dittatore con ben due etnie di feroci miliziani sempre in lotta fra loro. Etnie rivali che, allo stato, non consentono una pacificazione del Paese africano ma, piuttosto, favoriscono e autorizzanol’ingresso interessato di tanti altri attori internazionali come la Turchia, la Federazione Russa, la Cina, gli Emirati Arabi che ormai controllano militarmente i nodi energetici della Libia, contribuendo di fatto alla instabilità dell’area sud del Mediterraneo e alla sostanziale uscita di scena dei paesi Europei (Francia a Italia in primis) dalle rotte del petrolio. Ma soprattutto creando nuove e cruente turbolenze con fenomeni sempre più preoccupanti di migrazione incontrollata dalle sponde libiche verso l’Europa.
Questo il risultato più evidente delle follie di Sarkosy e della sua politica neo-colonialista nei confronti del nord Africa, per una assurda e improbabile pretesa francese di dominare e imporre la sua autorità sui mercati petroliferi libici. Una politica scellerata che ancor oggi riflette i suoi effetti nefasti in tutto il bacino del Mediterraneo. Una autentica rivoluzione geo-politica che poi, ironia della sorte, ha coinvolto lo stesso Sarkosy in uno scandalo internazionale per aver ricevuto fondi neri particolarmentecospicui, proprio dal leader libico Gheddafy, allo scopo di finanziare la sua campagna elettorale per le presidenziali francesidel 2007.
Ad ogni buon conto, il processo appena concluso sulla vicenda del fondi neri di Gheddafy ha consegnato all’ex Presidente francese una condanna a cinque anni di reclusione per finanziamento illecito, 5 anni di ineleggibilità e 5 anni di interdizione dai diritti civili. E vede attualmente il buon Sarkosy ristretto nelle patrie galere parigine. Primo caso nella storia di Francia che un Presidente della Repubblica venga arrestato, trascinando con se, in cella, buona parte della “grandeur” transalpina.
Ma la triste vicenda di Nicolas Sarkosy non è il solo caso controverso che ci spinge ad evidenziare il declino della “grandeur” transalpina. Basterebbe pensare alla recente e interminabile crisi politica e parlamentare francese, con governi ballerini continuamente sfiduciati dal Parlamento e alle prese con una crisi finanziaria cruenta e inarrestabile cui la Francia non era assolutamente abituata. Con Presidenti del Consiglio indicati da Macron che non riescono e a trovare il bandolo della matassa per formare un governo stabile e duraturo ma, piuttosto, con dimissioni ripetute dell’Esecutivo, poi respinte dal Presidente e per numerose volte consecutive. Un guazzabuglio intraducibile che mette in evidenza esclusivamente il livello di bassezza della politica parigina con un Presidente asserragliato all’Eliseo e terrorizzato da nuove elezioni Presidenziali che lo vedrebbero certamente soccombente. Ciò al netto di artifici, manovre di palazzo e alleanze politiche tossiche sempre possibili, realizzate sulla pelle degli elettori. Tutto questo mentre le Agenzie di Rating internazionali sanciscono il declassamento dell’outlook da stabile a negativo (Moody’s e S&P; ) in ragione della instabilità politica e la frammentazione dei partiti che potrebbero inficiare la capacità del Paese di contenere il proprio deficit, già particolarmente elevato e con tendenza all’incremento. Con una stagnazione dell’economia preoccupante e previsioni di crescita del PIL molto basse già da questo 2025 con investimenti molto deboli, calo dei consumi interni, disoccupazione in aumento in questo inizio di stagione autunnale. Bocciature mai così brucianti per i francesi che vivono una angoscia crescente, così come cresce l’insofferenza per Macron e i suoi governi comici e improbabili.
E senza voler infierire troppo sui cugini francesi e la loro grandeur traballante, non possiamo trascurare la figuraccia internazionale collezionata solo nei giorni scorsi con il furto del secolo di pezzi della collezione napoleonica prelevata dal Museo del Louvre di Parigi, considerato dai francesi il Museo più sicuro e inespugnabile del mondo. Un furto consumato in pieno giorno, con il museo aperto al pubblico, da soli quattro ladri che hanno potuto agire indisturbati. Due malviventi entravano da una finestra al primo piano dell’edificio, mentre altri due fungevano da palo e manovravano il montascale posizionato in strada che ha consentito il rapido accesso alle sale del museo. Pochi minuti e i primi due erano già per strada, comodamente discesi con il montascale e con il considerevole bottino razziato (stimati in circa 88 milioni di Euro) dalle sale napoleoniche. A distanza di una settimana dal furto eccezionale, la Polizia francese sembra aver già individuato gli autori della missione furtiva. E questo è certamente un merito indiscutibile, se confermato. Tuttavia rimane unico ed esemplare lo smacco che la Francia ha subito a seguito di questo accadimento. Un episodio increscioso ed umiliante maturato in pieno giorno con il Museo affollato di visitatori e con le forze dell’ordine tutte dispiegate. Quasi a voler ribadire l’attuale stato confusionale in cui versa la Francia e le sue Istituzioni. Uno stato confusionale che, giorno dopo giorno, erode e scalfisce l’immagine di una Francia superba e altezzosa che ha deposto in via definitiva la sua storica Grandeur.
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