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LA RIFLESSIONE
05 Novembre 2025 - 08:22
Ci sono tragedie che travalicano la cronaca e ci interrogano nel profondo. La morte dell’assistente capo Aniello Scarpati, poliziotto e padre di tre figli Sharon, Daniel e Melissa che insieme alla signora Eliana ha saputo costruire una famiglia esemplare, è una di quelle tragedie che ci provocano e ci scuotono dentro.
Insieme all’agente Ciro Cozzolino, tuttora ricoverato in ospedale e a cui auguriamo una rapida guarigione, rappresentano la ferita di una comunità che deve chiedersi come custodire la vita e il valore della convivenza civile.
Le tragedie, come in questo caso, nascono dall’irresponsabilità di una pericolosa minoranza che confonde la libertà con l’arbitrio. Pochi, pochissimi, con il loro comportamento dissennato, riescono a distruggere ciò che la grande maggioranza costruisce ogni giorno nel silenzio del dovere, del lavoro e del rispetto delle regole.
La vita donata del compianto Aniello ci ricorda che il servitore dello Stato è anche il servitore della comunità perché ogni gesto è una forma di responsabilità condivisa. Quando un uomo perde il senso del limite, infrange e rompe un equilibrio morale e sociale.
Anche nel dolore di questa tragedia resta la speranza perché la maggioranza silenziosa di questo Paese, uomini e donne che ogni giorno rispettano, educano, servono e si impegnano, tiene vivo il senso del bene comune. È da quel patrimonio di responsabilità e sobrietà, che tiene unita la società quando tutto sembra vacillare, che bisogna ripartire.
Soprattutto da tutti gli uomini e le donne in divisa che ogni giorno mettono a rischio la propria vita per proteggere la comunità. Il loro impegno, la loro dedizione e il loro senso del dovere sono un esempio concreto di servizio al bene comune e di custodia della vita e della sicurezza di tutti.
E come ricordava il cardinale Newman: «Cor ad cor loquitur», il cuore parla al cuore.
In questo linguaggio silenzioso e profondo, fatto di sacrificio e di amore, si riconosce il vero valore della vita.
Una comunità civile si misura da questo: dal non arrendersi mai al male, ma dal continuare, ostinatamente, a credere nel valore della vita come fondamento della convivenza umana.
Questa è la vera eredità di Aniello Scarpati, eroe e martire di ogni tempo.
È la memoria di questo eroe, e di tanti altri che hanno sacrificato la vita per la difesa della legalità, a irrobustire l’intelaiatura stessa dello Stato.
Queste persone rappresentano una memoria viva, capace di offrire una grande lezione pedagogica e di stimolare la ricerca delle migliori soluzioni per sconfiggere il disagio e le inquietudini che, purtroppo, segnano la vita di molti giovani spesso minorenni che di notte vagano nelle città. Come ricordava Socrate, non si può educare l’uomo a parole, ma solo attraverso la vita e l’esempio.
*Prefetto di Napoli
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