Speciale elezioni
Il punto
14 Novembre 2025 - 08:18
Volodymyr Zelensky
E adesso? Tutti soddisfatti che i colpevoli siano stati costretti alle dimissioni, in testa addirittura i ministri della Giustizia, Herman Galushchenko, e della Energia, la bella ed elegante Svitlana Grynchuk. Dimissionati per ora. Ma finora in galera o sottoterra son finiti solo gli oppositori e i dissidenti.
Torneranno presto di nuovo muti, governi e media europei, su Volodymyr Zelensky e la sua cricca? O solo una pausa per poi dire che da un pezzo si chiedevano da dove provenisse tutto quel denaro, che da tempo avevano sospetti ma non c’erano prove, e che… eccetera eccetera. Le solite scuse.
Eppure da quando è iniziata la guerra in Ucraina, a febbraio del 2022, non si sono stancati - pochi media e noi tra questi - di denunciare la corruzione che continuava a caratterizzare potere politico ed economico, burocrazia civile e militare dell’Ucraina riprendendo la eco di denunce presto cancellate assieme agli autori? Venivano definite propaganda russa, fandonie di filo-russi. Come i droni nei cieli dell’Ucraina, sempre russi. Come missili o colpi d’artiglieria finite in Polonia o in Romania: fatto apposta da russi e la Nato deve reagire…
Di questo scandalo Volodymyr Zelensky ne sapeva nulla? Suvvia, lo racconti ai gonzi! Vada a ripetere il copione a chi ancora ha interesse a far finta di credergli. Vada a recitarlo – come in uno dei suoi filmetti comici - a Bruxelles e a Strasburgo, dove a costi stratosferici si governa, a metà (e spesso in concorrenza se non in contrasto) con gli esecutivi dei 27 (per ora) Paesi dell’Unione europea, che resta una confederazione.
Una Europa che ha i suoi Volenterosi a rifornire Kiev d’armi, Intelligence, istruttori, mercenari e domani, chissà, soldati. E che a causa del regime di Kiev si trova costretta a superare la crisi dell’automotive e i costi quadruplicati dell’energia con un riarmo provocato dal fantomatico rischio di invasione russa. E a sperare di partecipare alla futura ricostruzione dell’Ucraina pagata dai depositi russi bloccati a Bruxelles.
Lo immaginiamo, il comico folle di Kiev, declamare con ancora più foga la solita filastrocca e ripeterla poi all’unisono coi leader di turno a Londra, il presidente in ‘limine mortis’ a Parigi e col nuovo premier nella Berlino che pure ha assistito tacitamente alla distruzione del North Stream e dei fecondi rapporti commerciali con Mosca, che riforniva di energia a prezzi scontati la possente industria teutonica.
Galushchenko dal 2021 allo scorso luglio era proprio ministro dell’Energia. Da Zelensky spostato alla Giustizia mentre dilagava nella popolazione la protesta contro la corruzione, la repressione di opposizione e dissidenza, l’arruolamento obbligatorio e gli esoneri a pagamento dalla leva, il lucroso commercio sottobanco con la rivendita di armi fornite da americani ed europei, la fuga dei giovani, l’espatrio di milioni di cittadini… Egli arricchimenti facili sulla pelle dei cittadini, mentre il conflitto distruggeva città e villaggi, devastava le ultime foreste antiche d’Europa e la fauna. Centinaia di migliaia le vittime, tra militari e civili uccisi, mutilati, feriti.
Scompariva presto da schermi tv e giornali lo scandalo costituito dal tentativo, da parte di Zelensky e della sua cerchia, di affidare le indagini su malversazioni e corrotti al ministero della Giustizia. Infatti, mentre ribadiva il rinvio delle elezioni, il presidente spostava il suo ministro per l’Energia alla Giustizia, cancellando i centri di controllo sulla corruzione: il Nabu, l'Ufficio nazionale anti-corruzione dell'Ucraina, e il Sapu, l’Ufficio speciale della Procura per la repressione della corruzione. Le proteste e la pressione di alcune capitali ‘amiche’ gli avevano fatto cambiare idea. Penosa marcia indietro, la cui eco durava tuttavia pochi giorni.
Di quest’ultimo enorme scandalo, da alcuni definito delle “tangenti al 15%”, avrebbe potuto svelare qualche mistero Timur Mindich, imprenditore sodàle in affari (nella ‘Kvartal 95’) e si dice al centro di indagini, ma se l’è squagliata in tempo. Da Mosca l’accusa del tentativo di sminuirlo o addirittura spegnerlo cercando di assoldare (con 3 milioni di dollari) un pilota russo di Mig per un attacco in un Paese Nato. Presto, oggi, capire se sia propaganda o il tentativo disperato di coinvolgere l’Alleanza Atlantica.
Restano il coraggio dei soldati ucraini, davvero stupefacente, e la guerra contro la Russia persa in partenza. L’allargamento della Nato, il golpe contro Viktor Yanukovich, gli Accordi di Minsk traditi, la repressione nelle regioni russofone con 14mila morti e la proibizione di parlare il russo (fino a pochi anni fa lingua più diffusa) e di professare la religione cristiano-ortodossa versione moscovita, infine le trattative di pace rifiutate o lasciate cadere che davano al Cremlino l’idea di non avere alternative all’ “Operazione speciale”. Un iniziale disastro delle forze convenzionali russe in cattive condizioni. Ma una storia che in Russia si ripete: inizi catastrofici di conflitti che Mosca non può perdere.
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