Speciale elezioni
Il punto
16 Novembre 2025 - 09:00
Sigfrido Ranucci
“Cosi è, se vi pare”. Purtroppo, tocca rassegnarsi. Da quando Meloni e il centrodestra sono arrivati a Palazzo Chigi - la separazione delle carriere era ancora a livello di pour parler - i magistrati sono scesi sul piede di guerra contro il governo e la riforma della Giustizia, cominciando a scioperare e a disapplicare leggi (possibilità, questa, che la Costituzione non prevede, se non dopo avere richiesto e ottenuto il “sì” della Corte Costituzionale) sembrano non esserci più dubbi.
Ormai, in Italia, più che la Costituzione, sembra potere quella sorta di “immunità anticentrodestra” - per cui contro l'esecutivo Meloni che ne è espressione, si può dire e fare tutto, il suo contrario e anche la “rivolta sociale” (vedi l'ennesimo violento “No Meloni day” dell'altroieri) - che si sono autoattribuiti: collettivi e gruppi autonomi pseudialternativi, media mainstream, intellettuali e giornalisti, fra cui, anche naturalmente, Ranucci.
Al quale, va tutta la mia solidarietà per l'attentato di cui è stato fatto oggetto e per aver sin dal primo momenti smentito la tesi della sinistra che dietro la bomba ci fosse una pista politica, un po' meno, però, per il modello di conduzione di “Report”. Trasfornato da programma d'inchiesta e informazione, in uno strumento per sparare contro l'esecutivo che non piace all'establishment e soprattutto contro quello che sta facendo e realizzando.
Da qualche settimana, infatti, stiamo assistendo a un dibattito che, nonostante le apparenze, non ha alcunché da spartire con la cronaca giudiziaria e politica. Ma molto con la sceneggiata napoletana - i cui protagonisti sono, da un lato, il garante per la protezione della privacy (colpevole, secondo sinistrae Ranucci, di essersi fatto condizionare dal “governo) e dall'altro, nel ruolo di primo imputato, l'esecutivo (reo di aver “manovrato”, a dire degli stessi, il Garante) - che solleva interrogativi sul significato della difesa dei dati personali, di “Report” e del diritto stesso alla riservatezza.
Il tutto in conseguenza della sanzione di 150mila euro comminata a Report che sarà ovviamente pagata dalla Rai - ovvero da contribuenti - per aver diffuso l'intrecettazione di una telefonata privata tra l'ex ministro della Cultura, Sangiuliano e sua moglie, che, secondo il Garante violava sia il principio di deminimizzazione previsto dal Regolamento Generale sulla protezione dei dati, sia le regole deontologiche del giornalismo.
Per cui, il diffondere “coram populi” via etere quel dialogo poteva essere tranquillamente evitato. Non aggiungeva né toglieva, alcunché alla notizia in discussione, ma serviva soltanto a dimostrare ciò che la narrazione giornalistica intendeva far credere. Ranucci e Report – per non smentirsi - hanno risposto che quel dialogo era d'interesse pubblico e toccava questioni ministeriali le cui soluzioni avrebbero potuto essere influenzate dalle dinamiche familiari.
Non è necessario che sia il sottoscritto a dirlo, ma è la realtà a dimostrare che era soltanto un tentativo di mettere una toppa al danno prodotto, che, però, si è dimostrato ancora peggiore del buco stesso. Anche perché ad allargarlo ulteriormente ha provveduto madam Elly ormai accerchiata da tutti ed indebolità dai risultati ottenuti da quando è stata eletta al Nazareno e a rischio defenestrazione.
Che, per salvare se stessa ha accusato il collegio del garante - presieduto da Pasquale Stanzione nominato nel 2020 dal governo PdM5s, di essere asservito al “prinDal patto pro-Manfredi al “pacco” contro De Luca cipe” - chiedendone le dimisssioni. Ma questi intervistato dal Tg1 ha ribadito di non avere “mai assunto alcuna decisione per una ragione diversa dall'applicazione rigorosa della legge in piena indipendenza di giudizio”.
Il che è abbondantemente dimostrato nei dettagli dell'informazione di Report, come da dossier del senatore Venanzoni (FdI) illustrato in occasione della sua ultima audizione alla commissione di vigilanza Rai. Anzi, a sentirli, i numeri di quel dossier scoppiettano come fuochi d'artificio. Intanto è diviso in due periodi, il '21-'22 con il governo dei migliori di Draghi, durante il quale politica e politici, per Report praticamente non esistevano e quello '24-'25 con l'esecutivo Meloni nel quale, invece, esistono eccome! Soprattutto quelli di centrodestra.
Per tutto il biennio, l'attenzione dei “reportisti” è stato dedicata per il 94% a esponenti del cd, mentre solo il 6% a quelli di cs, ma mai ai grillini. Dove erano, allora, Report e Ranucci quando Tridico (che in settimana ha inviato a Elly una lettera di sfratto) e Conte, s'inventarono: bonus, superbonus e reddito di cittadinanza di cui non si riesce ad avere contezza della spesa totale.
Ma – almeno stando a chi di numeri se ne intende – oscilla tra i 196 e 210 miliardi, per le incentivazioni edilizie (di cui 120 restano ancora da pagare) e per 34,6 miliardi (in solo 4 anni) per il rdc. Forse anche queste sprechi avrebbero meritato qualche attenzione in più o no? Già, ma purtroppo, Ranucci & c., “non c'erano e se c'erano dormivano”. In fondo “lorsinistri” governavano invocando: “onestà, onestà”. Quella degli altri, ovviamente!
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