Cerca

LA RIFLESSIONE

Dal patto pro-Manfredi al “pacco” contro De Luca  

Fico potrà anche diventare governatore, ma non convince: il suo incontro con gli industriali campani è stato molto deludente

Dal patto pro-Manfredi al “pacco” contro De Luca  

Roberto Fico

Da tempo Ernesto Galli della Loggia, con la consueta lungimiranza, nei suoi articoli sul “Corriere della Sera” affronta il tema, sempre più attuale, della “eticizzazione” della politica. Di recente ha messo il dito nella piaga sulla “tendenza della sinistra a concepire la politica come lotta tra il bene e il male.

Un’eredità della sua convinzione di essere sempre dalla parte della Storia, di marciare all’unisono con i tempi, di essere la rappresentante per antonomasia del progresso e lasciare poi agli avversari lo scomodo ruolo di rappresentare la reazione, il buio delle tenebre contro il sol dell’avvenire”.

Tutt’altra cosa dalla “diversità” della sinistra strutturata del passato oggi diventata, con una “sinistraprovvisoria”, un mix di presunzione, arroganza e supponenza. Calandoci nelle vicende di casa nostra, si parla sempre più spesso dell’esemplare modello Napoli, del patto Pd-M5S, ma non ci si è mai chiesto se sia stato corretto ed etico condizionare, da parte dell’allora aspirante sindaco Manfredi, la sua discesa in campo alripianamento da parte del governo del disavanzo del Comune di Napoli, di 5 miliardi di euro? Non causato da obiettive superiori ragioni ma dalla inerzia pluriennale delle amministrazioni tutte di sinistra nel non essere riuscite a riscuotere tasse, multe e canoni?

A parti invertite se un aspirante sindaco del centrodestra si fosse solo sognato di prospettare una soluzione simile, immaginate cosa sarebbe successo. Staremmo ancora a parlare di conflitto d’interesse. Nella “eticizzazione” a intermittenza secondo le convenienze, più si riflette sulla emarginazione di De Luca da parte del Pd e del M5S e più tutta questa storia assume i contorni di un “pacco” da “barattaria”, del peggiore baratto per dirla con un efficace lessico vernacolare.

Nulla da spartire con l’omonima fantomatica isola di “Barattaria” che il duca e la duchessa d’Aragona, nel Don Chisciotte di Cervantes, intendono concederea Sancho Panza per i buoni servizi resi al padrone. Forse solo nell’inganno della inesistenza dell’isola promessa, sostituita con un’altra, un espediente veniale, rispetto alle odierne effimere alleanze e ai cinici ribaltoni, su cui Aldo Cazzullo nella rubrica sul “Corriere della Sera” ha detto, nel luglio scorso, parole sante.

“Non credo all’alleanza tra Pd e Cinquestelle. I Cinquestelle nascono contro il Pd. Grillo aveva nel mirino dichiaratamente Bersani più che Berlusconi. È vero che i Cinquestelle e Pd hanno fatto un governo insieme, allo scopo  di non far vincere le elezioni anticipate a Salvini.  Però la formula non è proseguita, c’è stato il governo Draghi, ci sono state elezioni in cui il Pd e Cinquestelle si sono presentati l’uno contro gli altri.

Adesso potranno trovare anche intese locali, ad esempio, sul nome di Fico in Campania, ma difficilmente sapranno presentarsi uniti alle politiche del 2027 con un programma che non sia per vincere o governare. Per fare cosa non si sa. Il Pd si è sempre espresso contro il provvedimento più significativo del M5S il reddito di cittadinanza. Sulla politica estera hanno opinioni nettamente divergenti, in particolate sullaquestione ucraina”.

Dopo la lunga guerra a De Luca, spesso con rinfacci plateali, la sua uscita di scena concordata, tutto questo intrigo di trame, macchinazioni, ha creato nel Pd e nel M5S consistenti fasce di malumori e critiche per aver dato all’esterno un’immagine non certo positiva e di lealtà, che potrebbe alimentare ulteriormente l’astensionismo. Insomma non è tutto oro ciò che si vuol far rilucere.            

Fico potrà anche diventare governatore, ma non convince: il suo incontro con gli industriali campani è stato molto deludente. Da un aspirante presidente della Regione ci si attendevano precisi indirizzi strategici sul ruolo di Napoli, che Manfredi, e non solo Manfredi, vuole internazionale, e anche sulle aree interne, sempre presenti nella sua recitazione, senza una sola idea percorribile, pensando forse che basti citare i problemi per ritenerli risolti.

Dire e rimarcare, oltre alla rassicurazione di “essere sempre pronto a incontrare chiunque”, che “per progettare il futuro di questa regione c’è bisogno di una visione chiara dalla quale non si possono escludere le imprese, gli enti locali, gli attori sociali e che c’è bisogno di una visione politica chiara dalla quale non si possono escludere le imprese” è stata una sottolineatura superflua, pleonastica. Da intervento del Var di De Luca che, seppur da fuoricampo, annota, segnala e resta in gioco.      

© RIPRODUZIONE RISERVATA                                                                                       

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori