Speciale elezioni
l'opinione
18 Novembre 2025 - 08:24
Le elezioni regionali in Campania offrono l’occasione per affrontare un nodo che da anni rimane irrisolto: l’assenza di una strategia stabile sui grandi eventi. Mentre molte regioni e capitali europee li utilizzano come strumenti di politica industriale, capaci di generare sviluppo economico, occupazione, investimenti e rigenerazione urbana, la Campania continua a muoversi con una logica intermittente, affidandosi più alla capacità episodica dei territori che a una visione condivisa. Eppure, quando la nostra regione ha avuto l’opportunità di misurarsi con appuntamenti internazionali, ha dimostrato di saper competere ad altissimo livello.
L’Universiade 2019 ne è la prova evidente: impianti rinnovati, una macchina organizzativa efficiente, una visibilità globale che avrebbe potuto rappresentare l’inizio di una programmazione pluriennale. Allo stesso modo, la tappa napoletana dell’America’s Cup nel 2012 rivelò un potenziale enorme, che però non fu trasformato in un percorso strutturato. Il limite è sempre lo stesso: senza una regia regionale dedicata, ogni grande evento diventa un episodio, non un asset.
La Campania possiede tutto ciò che serve per diventare uno dei principali hub mediterranei dei grandi eventi: un patrimonio naturale e culturale unico, una rete imprenditoriale vivace, un capitale umano creativo e una posizione strategica. Ciò che le manca non è la capacità, ma la continuità. Senza una politica pubblica stabile, questi eventi restano iniziative isolate, incapaci di produrre effetti duraturi. I grandi eventi non sono intrattenimento: sono economia reale, una filiera che coinvolge hospitality, logistica, trasporti, produzione tecnica, comunicazione, turismo e servizi professionali. Sono uno dei settori con il più alto moltiplicatore economico.
Il punto centrale è la mancanza di una programmazione chiara. La Campania non dispone oggi di un calendario pluriennale condiviso, né di un piano che colleghi chiaramente grandi eventi, impianti, mobilità e infrastrutture territoriali. Gli impianti fieristici, convegnistici, sportivi e culturali, troppo spesso, vivono di interventi straordinari e non di piani industriali moderni. Le infrastrutture vengono adeguate “all’occorrenza”, invece che sulla base di una strategia che anticipi le sfide e supporti l’arrivo di eventi internazionali. Eppure, senza impianti efficienti, spazi moderni, poli fieristici aggiornati, waterfront attrezzati e un sistema di mobilità all’altezza, nessuna candidatura potrà diventare competitiva.
Oggi è necessario concepire gli impianti come infrastrutture economiche, non come semplici contenitori sportivi o culturali. Questo significa investire nella loro modernizzazione, favorire modelli gestionali sostenibili e aprire con decisione alla collaborazione pubblico–privato. Non come ripiego, ma come metodo. Le esperienze più avanzate dimostrano che nessun territorio può sostenere da solo il peso degli investimenti: il pubblico deve fare la regia, il privato deve portare competenza, efficienza, progetto. La Campania ha una filiera imprenditoriale ampia e qualificata, ma senza un interlocutore regionale e senza un modello chiaro, il dialogo non diventa sistema.È qui che la politica deve assumersi una responsabilità. Le regioni che hanno saputo crescere lo hanno fatto scegliendo la strada della programmazione.
L’Emilia Romagna coordina sport, turismo e territorio attraverso un modello multilivello; il Veneto ha legato eventi e infrastrutture alle politiche industriali regionali; Milano ha costruito un brand internazionale perché ha definito un calendario, investito negli impianti e favorito il dialogo pubblico–privato. La Campania, invece, continua a vivere di iniziative brillanti ma isolate, incapaci di generare eredità.
In questo scenario, eventi futuri come la Coppa America 2027 non devono essere il centro del discorso, ma ricordano una verità chiara: senza una struttura politica adeguata, nessun grande evento si trasforma in sviluppo. È la capacità istituzionale di metterlo a sistema, non l’evento in sé, a generare crescita. Per questo motivo diventa indispensabile compiere un salto di qualità. La proposta è precisa: istituire un Assessorato ai Grandi Eventi e alle Infrastrutture Strategiche, dotato di competenze operative, capacità di programmazione pluriennale, poteri di coordinamento e risorse adeguate. Un assessorato che governi in modo unitario gli impianti e le infrastrutture specifiche per i grandi eventi e le fiere, attragga investimenti, semplifichi le procedure, sostenga le candidature internazionali, costruisca un calendario regionale degli eventi e favorisca un modello stabile di collaborazione pubblico–privato.
Non un costo per la Regione, ma un investimento capace di produrre ritorni economici e reputazionali misurabili.Ed è qui che il discorso diventa programmatico. Ai candidati alla Presidenza della Regione Campania si chiede di assumere un impegno chiaro: inserire nel proprio programma di governo l’istituzione dell’Assessorato ai Grandi Eventi e alle Infrastrutture Strategiche, con una missione esplicita – programmare, modernizzare, investire e mettere a sistema un settore che può cambiare la traiettoria economica della nostra regione.
Questa non è una proposta accessoria: è una scelta di visione. Una regione che vuole crescere deve dotarsi degli strumenti per farlo. La Campania non può più permettersi improvvisazioni o interventi spot. Ha bisogno di una strategia, di una regia e di un modello che faccia dialogare pubblico e privato, trasformando i grandi eventi da opportunità occasionali a infrastruttura permanente di sviluppo. Il momento per farlo è adesso, perchè se non costruiamo un modello, continueremo a raccontarci che da noi che manca “qualcosa”. Quel qualcosa, in realtà, è la politica.
*Ceo & Founder Mosaiko Enterprise
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