Speciale elezioni
IL NOSTRO POSTO
19 Novembre 2025 - 09:13
Il cittadino si può sentire parte di una comunità e tutelato dalle Istituzioni soltanto a condizione che, di fronte ai bisogni e alle esigenze di vita, riceva servizi: sanità, trasporti, welfare, ambiente, lavoro, sicurezza. È questa l’unica dimostrazione di una società e di un sistema istituzionale che funziona.
Compito di chi governa è fare in modo che i servizi vengano garantiti in maniera adeguata, costantemente e soprattutto con le prospettive e la necessaria visione, con le misure e gli interventi necessari e costanti affinché migliorino nel corso del tempo onde rappresentare sempre una risposta precisa e puntuale alle esigenze dei cittadini.
Questo principio vale naturalmente anche per la nostra regione, dove però, ad oggi, i servizi sono i grandi assenti nella vita di ogni abitante. La Campania è finita agli ultimi posti delle classifiche nazionali ed europee per livelli di sanità, trasporti, occupazione, sicurezza, welfare e tutela dell’ambiente. Una situazione dolorosa che, in tanti, ha ingenerato un sentimento di drammatica rassegnazione, una sorta di assuefazione all’immobilismo e alla mancanza di azione da parte di chi ha il compito di amministrare un territorio.
E questo ha comportato pure la perdita di fiducia nelle Istituzioni e la rassegnazione (appunto), poi espressa con frasi che abbiamo sentito mille volte: “Tanto, le cose non cambieranno”; “sono tutti uguali”, “non vado a votare perché tanto…”. Insomma, perdita di speranza in un futuro da vivere nella terra dove si è nati e cresciuti.
Del resto, per chi ha maturato questa convinzione - non certo condivisibile, ma in fin dei conti comprensibile - non è facile continuare a fidarsi e dare credito a chi non ha rispettato il patto che ogni amministratore si impegna a mantenere con il singolo cittadino. E allora che fare per recuperare credibilità agli occhi dei campani?
Come attivarsi e muoversi per ridurre la distanza tra i cittadini e la politica? Rompere il muro di una politica autoreferenziale e fine a sé stessa, fatta di intrighi, convenienze personali, ipocrisie e immobilismo incompetente, mettendosi al servizio della comunità che si rappresenta.
Questo si traduce in un impegno concreto, condotto con la consapevolezza che dalla qualità dell’impegno e dal modo in cui questo si traduce in servizi per i cittadini, dipende la crescita del territorio e del popolo campano, la vita stessa delle persone, che vanno rimesse al centro di ogni scelta, alle quali va restituito il ruolo di destinatari dell’azione politica, da qualsiasi parte provenga.
Non c’è altra strada da percorrere se si vuole davvero ricucire lo strappo che, anno dopo anno, è diventato sempre più ampio e che emerge in tutta la sua tragicità quando è il momento di recarsi alle urne e si fanno i conti con un astensionismo preoccupante. Ma attenzione: gli strappi, i buchi, non si riparano con le “toppe”, bensì riavvicinando gli orli, “saldando” il tessuto come va fatto, provando a rigenerarlo.
Ascoltando e comprendendo quali sono le esigenze reali e primarie dei cittadini e lavorando per dare le risposte che si aspettano da chi amministra un territorio. Una cosa qui più che altrove però è certa. I campani non possono attendere oltre per il riconoscimento dei propri diritti: non possono sopportare oltre di vedersi fissare una visita medica a distanza di mesi, se non ad anni di distanza, dal momento della richiesta.
Non possono continuare a pagare di tasca propria per la loro salute, affrontare estenuanti e dispendiosi “viaggi della speranza” - naturalmente per chi può permetterselo - per raggiungere altre regioni d’Italia o l’estero, per curarsi. Non possono continuare a morire perché il pronto soccorso più vicino dista decine di chilometri da casa!
Potrei fare altri tantissimi esempi, a cominciare dalla disastrosa situazione di trasporti e mobilità, passando per diLa guerra è molto costosa: miliardi all’Ucraina corrotta ritti sistematicamente negati ai cittadini in termini di occupazione e formazione, di tutela dell’ambiente - a partire dalla martoriata “Terra dei Fuochi” - o ancora in termini di sicurezza e di vivibilità. So benissimo, da uomo e da cittadino prima ancora che da chi ha scelto di fare politica mettendosi al servizio della collettività, che il passato non si può cambiare ma si può e si deve agire per offrire un’alternativa al Nostro Posto.
Ed è questo l’invito che rivolgo a chi guiderà la Campania nei prossimi cinque anni, al di là dell’appartenenza e delle scelte di campo di ognuno, perché, lo ribadisco, dalla qualità dei servizi erogati al cittadino dipende la qualità e persino la durata della vita perché, se non si tutelano i loro diritti, saremo condannati, in ogni settore, a un graduale e inarrestabile ulteriore impoverimento.
Perché, se non si preservano le energie del nostro territorio creando le condizioni che permettano ai nostri giovani di continuare a restare in Campania e alle imprese di continuare a operare nella nostra regione, perderemo tutti la sfida in partenza. E la perderanno, su tutti, proprio le Istituzioni.
È in gioco la dignità e il grado di civiltà di un popolo, che merita molto di più di quello che ha avuto sinora. Infine, mi permetto di inviare un invito ai cittadini, in particolare a coloro che si sentono distanti, disillusi, o peggio ancora, provano indifferenza nei confronti dell’azione amministrativa esercitata nella terra in cui vivono: essa riguarda indistintamente ognuno di noi. Le cose possono cambiare in meglio e ognuno, nessuno escluso, deve fare la sua parte per voltare pagina.
Chi sceglie di non scegliere, non recandosi alle urne, non solo non esercita un diritto e non compie un dovere, ma si rende complice - non solo vittima - di quello stesso immobilismo e di quella stessa mancanza di azione che si rinfaccia alla politica. Non si può pretendere di risolvere un problema se si rinuncia al proprio ruolo per affrontarlo. I campani non si precludano la possibilità di tornare protagonisti del loro futuro.
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