Speciale elezioni
LA RIFLESSIONE
21 Novembre 2025 - 09:22
Matteo Renzi
In questi giorni tiene banco la controversa questione del condono, con rinfacci e scambi di accuse tra l’attuale maggioranza e l’opposizione di sinistra, di cui larga parte, in passato, è stata a lungo al governo. Ma in ogni addebito, anche oggettivamente giusto, invece di ammettere le proprie colpe, le scarica su altri.
Stavolta la questione condono, strumentalizzata per fini elettorali dai grillini, prima di ogni altro discorso impone loro, Conte in testa, di fare chiarezza su una intemerata di qualche anno fa sull’ambientalismo da facciata. Non è una esternazione estemporanea e generica, è qualcosa di molto grave e meditato sulle posizioni del leader grillino: pagine di denunce documentate mai contestate o denunciate come false o fake news, pubblicate nel saggio: “Palla al centro. La politica al tempo delle influencer” di Matteo Renzi, (Piemme febbario 2024) oggi loro alleato. Al tempo in cui fu scritto, Renzi “d’Arabbia”, ancora rabbioso perché deluso, nauseato e fuori dal Pd della Schlein grillizzato, per rialzarsi, cominciò a sparare alzo zero su tutti.
Queste picconate figurano nel libro citato, nel capitolo “L’influencer Giuseppi” (cioè Conte come lo “chiamò” Trump, ai tempi del ribaltone per caldeggiarne al Colle il Conte II), da pagina 97 in poi e in particolare a pagina 105. Che riportiamo qui per meglio far capire ai lettori, dove può arrivare la spregiudicatezza di taluni avventurieri politici, ancora in giro e per giunta corteggiati.
“Quando, nell’inverno del 2022 - racconta Renzi - l’ennesima tragedia del maltempo e del dissesto si abbatte su Ischia, il leader grillino va in televisione a recitare la parte dell’ambientalista impenitente. Io all’inizio evito accuratamente di aprire polemiche. Le prime ore sono sempre del cordoglio, al saluto ordinario dei soccorritori. Ma quando, sul servizio pubblico di Rai 3, l’avvocato grillino usa la consueta ipocrisia per difendere gli errori del suo governo che, per Ischia, ha addirittura fatto un condono, inserendolo nel decreto sulla costruzione del ponte Morandi - vergogna della vergogna - trasecolo. I fatti sono chiari e rimangono scolpiti - continua - nella roccia della Gazzetta Ufficiale, nessuna campagna social fatta di fake news può negarli.
E i fatti dicono che Giuseppe Conte ha firmato il condono per Ischia e ha abolito, cosa molto grave, l’Unità di Missione Italia Sicura (ne spiegheremo più avanti la importanza cruciale) e non ha mandato avanti il progetto “Casa Italia” lanciato da Renzo Piano. Nessun artificio retorico può negare questa drammatica realtà. Intervengo al Senato - precisa ancora Renzi - per stigmatizzare la posizione dei Cinquestelle che tentano in tutti i modi di negare la realtà , finché si devono arrendere al dettato normativo. Quando produciamo in aula la legge, infatti, non c’è più spazio per le bugie.
Il decreto voluto e firmato da Conte, numero 109 /2018, riporta all’art. 25 il titoletto specifico: ”Procedure di condono”. Da zittire, e questo lo aggiungiamo noi, il “Conte qui lo dico e qui lo nego”. Ma uno dei più gravi e imperdonabili errori, di cui sempre lui si è reso responsabile, già nel primo anno di governo, fu l’abolizione, nel 2018, di Italia Sicura: “Una struttura di missione creata nel maggio del 2014 dal governo Renzi, contro il dissesto idrogeologico per coordinare i lavori di prevenzione e mai sostituita se non con il nulla”.
La struttura era già in avanzata e efficiente operatività addirittura dove i rischi erano maggiori per le conseguenze di ciclici e pericolosi fenomeni atmosferici, quando fu smantellata senza motivazioni da parte allora - non del premier Conte, meglio dire, per come agiva, da primo ministro, pigliatutto, che, nello stesso periodo prestò anche poco impegno nella riorganizzazione della Protezione Civile, ridotta con il suo governo, ai tempi del Covid, a leggere il bollettino sanitario della giornata.
La Missione Italia Sicura, giusto farlo sapere, era riuscita a recuperare in tre leggi di bilancio, dal 2016 al 2010, a ritagliarsi 8,2 miliardi di fondi, ovviamente non spesi in seguito alla sua chiusura, poi trasferiti necessariamente da Draghi nel Pnrr. È una storia remota, mai sconfessata, pubblicata in un libro, ancora acquistabile nelle librerie, da poter dire, nella circostanza, che “chi tace, acconsente”. E però non può impancarsi a censore.
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