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LA RIFLESSIONE

Condoni? Quando Renzi sbugiardò Conte e i grillini

Tiene banco la controversa questione, con rinfacci e scambi di accuse tra l’attuale maggioranza e l’opposizione di sinistra, di cui larga parte, in passato, è stata a lungo al governo

Condoni? Quando Renzi sbugiardò Conte e i grillini

Matteo Renzi

In questi giorni tiene banco la controversa questione del condono, con rinfacci e scambi di accuse tra l’attuale maggioranza e l’opposizione di sinistra, di cui larga parte, in passato, è stata a lungo al governo. Ma in ogni addebito, anche oggettivamente giusto, invece  di ammettere le proprie colpe, le scarica su altri.

Stavolta  la questione condono, strumentalizzata per  fini elettorali dai grillini, prima di ogni altro discorso impone loro, Conte in testa, di fare chiarezza su una intemerata di qualche anno fa sull’ambientalismo da facciata. Non è  una esternazione estemporanea e generica, è qualcosa di molto grave e meditato sulle posizioni del leader grillino: pagine di denunce documentate mai contestate o denunciate come false o fake news, pubblicate nel saggio: “Palla al centro. La politica al tempo delle influencer” di Matteo Renzi, (Piemme febbario 2024) oggi loro alleato. Al tempo in cui fu scritto, Renzi “d’Arabbia”, ancora rabbioso perché deluso, nauseato e fuori dal Pd della Schlein grillizzato, per rialzarsi, cominciò a sparare alzo zero su tutti.

Queste picconate figurano nel libro citato, nel capitolo “L’influencer Giuseppi” (cioè Conte  come lo “chiamò” Trump, ai tempi del ribaltone per caldeggiarne al Colle il Conte II), da pagina 97 in poi e in particolare a pagina 105. Che riportiamo qui  per meglio far capire ai lettori, dove può arrivare la spregiudicatezza di taluni avventurieri politici, ancora in giro e per giunta corteggiati.  

“Quando, nell’inverno del  2022 - racconta Renzi - l’ennesima tragedia del maltempo e del dissesto si abbatte su Ischia, il leader grillino va in televisione a recitare la parte dell’ambientalista  impenitente. Io all’inizio evito accuratamente di aprire  polemiche. Le prime ore sono sempre del cordoglio, al saluto  ordinario dei soccorritori. Ma quando, sul servizio pubblico di Rai 3, l’avvocato grillino usa la consueta  ipocrisia per difendere gli errori del suo governo  che, per Ischia, ha addirittura fatto un condono, inserendolo  nel decreto sulla costruzione del ponte Morandi - vergogna della vergogna - trasecolo. I fatti sono chiari e rimangono scolpiti - continua - nella roccia della Gazzetta Ufficiale, nessuna campagna social fatta di fake news può negarli.

E i fatti dicono che Giuseppe  Conte ha firmato il condono per Ischia e ha abolito, cosa molto grave, l’Unità di Missione Italia Sicura (ne spiegheremo più avanti la importanza cruciale) e non ha mandato avanti il progetto “Casa Italia” lanciato da Renzo Piano. Nessun artificio retorico può negare questa drammatica realtà. Intervengo al Senato - precisa ancora Renzi - per stigmatizzare la posizione dei Cinquestelle che tentano in tutti i modi di negare la realtà , finché si devono  arrendere al dettato normativo. Quando produciamo in aula  la legge, infatti, non c’è più spazio per le bugie.

Il decreto voluto e firmato da Conte, numero 109 /2018, riporta  all’art. 25 il titoletto specifico: ”Procedure di condono”. Da zittire, e questo lo aggiungiamo noi,  il “Conte qui lo dico e qui lo nego”. Ma uno dei più gravi e imperdonabili errori, di cui sempre lui  si è reso responsabile, già nel primo anno di governo, fu l’abolizione, nel 2018,  di Italia Sicura: “Una struttura di missione creata nel maggio del 2014 dal governo Renzi, contro il dissesto idrogeologico per coordinare i lavori di prevenzione e mai sostituita se non con il nulla”.

La struttura era già in avanzata e efficiente operatività addirittura dove i rischi erano maggiori  per  le conseguenze di ciclici e pericolosi  fenomeni atmosferici, quando fu smantellata senza motivazioni da parte allora - non del premier Conte, meglio dire, per  come agiva, da primo ministro, pigliatutto, che, nello stesso periodo prestò anche poco impegno nella riorganizzazione della Protezione Civile, ridotta con il suo governo, ai tempi del Covid, a leggere il  bollettino sanitario della  giornata.

La Missione Italia Sicura, giusto farlo sapere, era riuscita a recuperare in tre leggi di bilancio, dal 2016 al 2010,  a ritagliarsi 8,2 miliardi di fondi, ovviamente  non spesi in seguito alla sua chiusura, poi trasferiti necessariamente da Draghi  nel Pnrr. È una storia remota, mai sconfessata, pubblicata in un libro, ancora acquistabile nelle librerie, da poter dire, nella circostanza, che “chi tace, acconsente”. E però non può impancarsi a censore.                                                                                            

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