Speciale elezioni
IL DIBATTITO
22 Novembre 2025 - 08:20
Una scena del film “C'è ancora domani" di Paola Cortellesi
Chiusa l’ultima tornata elettorale regionale, le urne si riapriranno in primavera. Memento per i campani, i pugliesi e i veneti che hanno ancora le carte in mano. La campagna elettorale, durata 4 mesi, ha coinvolto sette regioni e circa 22 milioni di cittadini, lungo tutto lo stivale, da nord a sud.
Poco meno del 50% della popolazione è stata chiamata a dare un contributo al funzionamento della democrazia. Il risultato è deludente. Il popolo sovrano conferma stanchezza e distacco. La politica non è più momento di partecipazione. Il voto viene vissuto massicciamente sui social, mentre sfiora superficialmente la vita reale.
Questo stato di cose è il frutto della scomparsa della pratica della militanza perché non ci sono più i partiti, dove si costruiva lo spirito di corpo sulla base di valori e ideali condivisi. Oggi tutto è affidato alla capacità mediatica del leader e alla forza del potere.
Difficile individuare l’interesse pubblico, perché il voto è la somma di interessi puntuali, e ancor più sensibilizzare le comunità al raggiungimento del bene comune, perché il concetto ha perso la sua pregnanza. La fragilità del tessuto sociale rischia di portare il paese all’implosione.
L’energia che il Governo mette nell’esercizio della propria azione non basta a ricomporre le relazioni tra le diverse rappresentanze. I numeri che determinano il vincitore di turno sono solo la contabilità di un conflitto insidioso tra individui, che spinge all’isolamento e approfondisce le fratture.
Fino a quando qualcuno non avrà il coraggio di fermare la barbarie dello scontro tra avversari per promuovere un confronto che parta dal riconoscimento della dignità della persona umana continueremo a girare a vuoto. Le elezioni saranno sempre più solo un costo senza benefici.
Purtroppo chi riveste ruoli di rappresentanza privilegia la prospettiva a breve della vittoria elettorale trascurando la visione del progetto su cui investire. Davanti avremo qualche mese per riflettere su queste considerazioni per affrontare la nuova tornata elettorale.
Sono convinta che da qualche parte si possa ricominciare a credere e superare la rassegnazione. “C’è ancora domani”, suggerisce la Cortellesi. Pensiamoci con la intensità del sentimento della conquista del voto che portò 50 anni fa le donne a sentirsi, grazie ad esso, finalmente cittadine vere.
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