Cerca

Il dibattito

La “famiglia nel bosco”: sfida tra natura e Stato?

Ciò che deve essere valutato è la capacità di garantire ai minori un percorso di crescita completo, equilibrato e rispettoso dei loro diritti fondamentali

La “famiglia nel bosco”: sfida tra natura e Stato?

La decisione del Tribunale per i Minorenni di allontanare i tre figli della cosiddetta “famiglia nel bosco” ha scatenato una nuova ondata di polemiche. Nel giro di poche ore, i social e i media si sono trasformati in un campo di battaglia: c’è chi grida allo scandalo, accusando i giudici di aver invaso la sfera privata dei genitori, e chi invece condanna senza appello uno stile di vita che considera troppo estremo.

Questa polarizzazione, però, rischia di oscurare il cuore del problema: i diritti dei bambini, che non possono essere sacrificati né in nome di un ideale ecologista né di un modello educativo rigidamente tradizionale.

Semplificare la vicenda come uno scontro tra “vita selvatica” e “Stato oppressivo” è fuorviante. I giudici non hanno mai messo in dubbio l’amore dei genitori o il loro intento di crescere i figli in un ambiente naturale e più libero rispetto alla società contemporanea.

Non sono sotto accusa né l’affetto familiare né il desiderio di vivere secondo valori alternativi. Ciò che viene valutato è ben altro: la capacità di garantire ai minori un percorso di crescita completo, equilibrato e rispettoso dei loro diritti fondamentali.
A guidare queste valutazioni c’è un riferimento chiaro e condiviso in tutto il mondo: la Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Non si tratta di scegliere tra “natura e libertà”, ma di garantire la protezione di diritti universali che ogni bambino deve avere, indipendentemente dal contesto in cui vive.

I diritti dei minori non si esauriscono nella soddisfazione dei bisogni primari. Una crescita sana richiede molto di più, perché il benessere di un bambino è un insieme complesso di elementi che interagiscono tra loro.

Socializzazione e rapporto con i coetanei: i bambini imparano chi sono anche guardando gli altri, confrontandosi, imparando a comunicare, cooperare e gestire i conflitti. L’isolamento prolungato può rallentare o compromettere questo processo.
Istruzione e stimoli vari: non basta apprendere qualche nozione. La scuola, le attività, i giochi strutturati, la varietà di esperienze costruiscono la capacità di pensare, immaginare, scegliere e prepararsi al futuro.

Salute e sicurezza verificabili: vivere in un ambiente pulito, con accesso regolare ai controlli medici, consente di individuare eventuali problemi e di intervenire. Senza questa tracciabilità, il rischio per il benessere fisico aumenta.

Nel caso specifico, il Tribunale non ha contestato la vita nella natura in sé, ma ha individuato situazioni concrete e misurabili considerate rischiose: isolamento sociale, condizioni igienico-sanitarie insufficienti, difficoltà nel garantire controlli medici regolari e impossibilità di verificare un percorso educativo stabile.

La mancanza di relazioni, di stimoli e di un ambiente controllato non è un dettaglio: è un fattore che può influire sulla maturazione emotiva, cognitiva e fisica del bambino.

Il dibattito pubblico tende a semplificare, schierandosi in modo istintivo: da una parte chi interpreta ogni intervento pubblico come un abuso o un attacco al modello familiare; dall’altra chi demonizza qualunque scelta fuori dagli schemi.

Entrambe le letture sono incomplete.

La legge non giudica le idee dei genitori, ma gli effetti che queste idee hanno sulla vita concreta dei figli. Ogni scelta educativa, anche la più alternativa, è legittima finché non limita o ostacola i diritti dei minori.

Quando l’ideologia — qualunque essa sia — diventa così rigida da impedire ai bambini di accedere a esperienze, cure e opportunità fondamentali, allora il rischio diventa evidente. L’amore non basta se non è accompagnato dalla capacità di garantire una crescita equilibrata.

La vera domanda non è se sia meglio vivere in mezzo ai boschi o in una città. La questione decisiva è un’altra: i bambini stanno ricevendo ciò di cui hanno bisogno per crescere in modo sano, sicuro e completo?

La natura può essere un ambiente meraviglioso per crescere, così come lo può essere un contesto urbano. Ma un’infanzia serena richiede sempre protezione, istruzione, stimoli, relazioni e un monitoraggio costante della salute.

Sono diritti che non cambiano a seconda dello stile di vita scelto dagli adulti. Non si tratta di punire nessuno, né di criminalizzare una scelta di vita. Si tratta di intervenire quando la libertà dei genitori rischia di trasformarsi, anche involontariamente, in una privazione per i figli. Ed è precisamente su questo confine che la giustizia è chiamata a vigilare.

*Pedagogista, docente e formatrice

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori