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l'analisi
02 Dicembre 2025 - 09:17
Napoli torna nelle ultime posizioni della classifica sulla qualità della vita del “Sole 24 Ore” e il dibattito si riaccende puntualmente: com’è possibile che una delle città più amate dai turisti, una capitale culturale riconosciuta in tutto il mondo, continui a essere fotografata con numeri così impietosi?
La verità, come spesso accade, sta nella distanza tra la percezione emotiva e l’analisi statistica. Da un lato c’è la Napoli che incanta: il centro storico patrimonio Unesco, la vivace vita culturale, i musei e le chiese che attirano milioni di visitatori, l’energia creativa che fa della città un laboratorio culturale unico. Dall’altro, ci sono indicatori oggettivi che misurano lavoro, servizi, mobilità, sicurezza, ambiente, sistemi educativi e sanitari: parametri che raccontano un’altra storia, più severa e non sempre piacevole da accettare.
La classifica non è una sentenza sulla bellezza o sul valore umano di una città, ma una misurazione del benessere quotidiano dei suoi residenti. E in questo Napoli sconta ritardi strutturali, alcuni storici, altri più recenti. Le criticità sono note: trasporti pubblici ancora insufficienti rispetto ai bisogni della popolazione, gestione dei rifiuti discontinua, carenza di spazi verdi e infrastrutture di quartiere, fragilità del mercato del lavoro, indicatori di sicurezza e giustizia che risentono di fenomeni complessi e spesso radicati.
Tuttavia, la fotografia non deve diventare un alibi né un lamento ciclico. Napoli ha mostrato più volte una straordinaria capacità di rinascita, e anche questa volta esistono margini concreti per migliorare. Servono un piano organico e un approccio pragmatico: investire nella mobilità sostenibile per rendere gli spostamenti più rapidi e sicuri; garantire continuità nella raccolta e pulizia urbana, con sistemi di monitoraggio trasparenti; valorizzare l’enorme patrimonio turistico affinché generi ricchezza diffusa, creando lavoro stabile e qualificato; rafforzare i servizi sociali, educativi e sanitari per ridurre le disuguaglianze che pesano su tanti quartieri.
Migliorare non significa scalare una classifica, ma rendere la città più vivibile per chi la abita ogni giorno. I turisti continueranno ad amarla, i visitatori continueranno a stupirsi, ma è ai cittadini che occorre dare risposte. Le classifiche cambieranno solo quando cambierà la qualità concreta della vita quotidiana. Napoli ha tutte le risorse culturali, umane e storiche per farlo: ciò che serve è trasformare queste risorse in servizi funzionanti, fiducia istituzionale e opportunità reali. È da qui che bisogna ripartire.
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