Tutte le novità
la riflessione
02 Dicembre 2025 - 09:23
Gli attuali conflitti geopolitici, a mio avviso di cittadino italiano, ci fanno rimpiangere un’ottantina di anni di pace e benessere generalizzati, pur in presenza di visioni diverse tra sistemi di governo dei Paesi aderenti all’Onu, all’Ue e agli Usa.
Infatti, tale modus operandi sembra in “crisi profonda” poiché si torna a parlare di terza guerra mondiale, esibendo arsenali di armamenti nucleari.
Oramai i dibattiti televisivi, gestiti da sedicenti politici ed “esperti di nuova generazione”, considerano la storia dell’Ottocento democratico ed europeo come causa delle guerre in Medio Oriente ed Ucraina.
Siffatta interpretazione nasce, forse, dal fatto che le attuali classi dirigenti, avendo goduto di una pace impensabile, si trovano impreparate a dover abbandonare “l’utopia” che il benessere si possa raggiungere senza l’adozione di scelte concordate tra le parti.
Tale situazione appare figlia del fatto che molti elettori democratici, nutrendosi da anni di fumose ideologie, hanno abbandonato lo studio approfondito delle origini (di natura classica) delle nostre scienze politiche e sociali.
Fatta questa premessa, per esorcizzare le paure derivanti da una minaccia di una terza guerra apocalittica, mi sembra utile parlare di alcune “cose buone” che lo Stato italiano, come moderna Democrazia (senza citare Erodoto o Polibio o Tocqueville) ha fatto in questi ultimi anni: caduta del fascismo, Costituzione repubblicana, suffragio universale, ristrutturazione dei guasti dell’ ultima guerra, scolarizzazione di massa, benessere economico e sociale, Servizio Sanitario Nazionale, adesione alla Nato e all’Unione Europea, progetto Erasmus, abolizione della leva militare obbligatoria. Tali progressi sono stati possibili perché le vicende italiane non possono concentrarsi, come sostenevaBenedetto Croce, sul “ventennio fascista”.
Ora, per non perderci in inutili polemiche partitiche, bisognerebbe rileggere l’Apologia di Socrate, per cogliere l’essenza della Politica: tutti possono parlare di interessi pubblici,ma solo i “saggi” possono governare: se vuoi vivere come privato non devi fare politica; se vuoi essere un “giusto” politico devi accettare i pericoli della tua scelta; il giudice deve agire rettamente e le sue sentenze non devono essere dispensate per favorire qualcuno, ma devono solo rispettare la legge; chi svolge funzioni pubbliche può essere accusato di errori, ma la sua “povertà” è una testimonianza sufficiente per essere assolto.
Tanto richiamato, i nostri intellettuali di salotto non ci dovrebbero preoccupare più di tanto: in questo Paese, infatti, èancora in atto un ordinamento formativo di alto livello che ha ancora una classe dirigente capace di far funzionare, in ossequio ai principi costituzionali, uno Stato moderno e democratico. Il sistema formativo della Pubblica Istruzione (in senso lato) è così costituito: Scuola e Università, che sono Organismi inseriti in un processo formativo graduale. Detto processo, ovviamente, è stato parzialmente modificato, perché esso limitava l’accesso agli studi superiori dell’Università ai diplomati delle scuole ed istituti di istruzione tecnica e professionale, privilegiando i Licei.
Negli anni Ottanta, si liberalizzò per tutti l’accesso agli studi universitari, ma senza prima aggiornare i contenuti degli specificicurricula formativi in atto, al fine di renderli consoni al prosieguo in studi, ove si privilegiano gli aspetti scientifici della ricerca, della tecnologia e della informatica. Definire “caos” questa riforma è quasi un sillogismo: salto la razionalità di un processo che prevedeva propedeuticità tra le discipline formative.
Successivamente, “la Politica” arrivò a spezzare un collaudato processo formativo, creando, per mero calcolo politico, un Ministero dell’Istruzione e un Ministero dell’Università e della Ricerca, formalizzando, così, una gerarchia di intenti tra amministrazioni con funzioni comuni.
L’Università, quindi, sganciata dalla Scuola, diventòostaggio delle scelte della Conferenza dei Rettori che, nel tentativo di mantenere alto il proprio profilo storico, si inventò il “numero chiuso” o “programmato”, per accedere ai corsi delle lauree mediche e sanitarie, dando così spazio ad una visione medico-centrica dell’Università rispetto ai settori umanistici e giuridici, divenuti bacini di aspiranti dottori.
A mio avviso, scelte politiche errate hanno portato anche allo sconquasso del Servizio Sanitario e alla proliferazione delle Scuole parificate e delle Università telematiche, come pure alla crescita di intellettuali formatisi sui “social”.
In sintesi, sembra urgente e necessario riordinare al meglio l’organizzazione dell’attuale “bassa” formazione scolastica per non prendere in giro gli studenti, cioè i figli di chi finanzia tale sistema strategico per le future generazioni, dal momento che esso ha perso la sua natura di “ascensore sociale” per i cittadini meno abbienti. A tal proposito, si vuol citare una rinnovata teorizzazione e formalizzazione del “numero chiuso” per l’iscrizione ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, in Odontoiatria e protesi dentaria e medicina Veterinaria, ricorrendo a nuovi quiz semestrali! (sic)
Detta operazione sarebbe inutile se nel curriculum formativo del medico del futuro vi fossero discipline obbligatorie per l’insegnamento di Chimica, fisica e biologia, come già fissato dalla ex Tabella XIII dell’Ordinamento Didattico Nazionale, prevista per la laurea in Medicina e Chirurgia (T.U. 31.9.1933, n. 1592). Quest’ultima citazione non vuol essere una esaltazione del tempo passato. A conti fatti si vuol dire questo: “uno studente capace e meritevole, senza scomodare la Costituzione, deve poter accedere a qualsiasi corso di laurea o a qualsiasi titolo accademico. Lo studente va verificato sul campo e non sottoposto a selezioni di accesso che nulla hanno di serio.
Si spera, quindi, che l’attuale maggioranza governativa, già capace di far approvare una legge sulla Giustizia, voglia impegnarsi a realizzare una riforma radicale della Scuola e della Università (in senso esteso), per recuperare le matrici originali di tali organismi e riportarli in un unico Dicastero.
Infine, cito quanto mi diceva un illustre Ministro della Pubblica Istruzione: “la Scuola, in senso lato, è una grande istituzione educativa dei giovani per mezzo della cultura, dell’arte e della scienza. Questa è la sua specifica funzione. Quanti in Italia, invece, le chiedono servizi ausiliari, essa non può educare per mezzo della cultura: essa non è un credo religioso, né un partito politico.”
Questa riflessione conclusiva fa anche giustizia delle occupazioni strumentali delle aule scolastiche ed universitarie, contagiate dai ricorrenti conflitti politici e partitici.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo