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LETTERA AL DIRETTORE

Campania, il giorno dopo: tra illusioni e nodi irrisolti

Il prevedibile primo ostacolo per la composizione della Giunta “bussa alla porta” all’interno degli otto partiti e movimenti fai-da-te

Campania, il giorno dopo: tra illusioni e nodi irrisolti

Roberto Fico

Gentile Direttore, l’eco delle recenti elezioni, non solo non si è attenuato dopo dieci giorni dai risultati, ma si amplifica sempre di più man mano che i vincitori registrano la relativa facilità ad ottenere il consenso in una Regione già governata, di fatto, da vent’anni dalla Sinistra.

Già il prevedibile primo ostacolo per la composizione della Giunta “bussa alla porta” all’interno degli otto partiti e movimenti fai-da-te, mancando un serio e comune programma per i prossimi cinque anni. Non so, infatti, come si andrà avanti con questa “illusione” del “campo largo”, cui viene demandato solo lo scopo di abbattere la Meloni e il suo Governo; poi… si vedrà.

La stessa considerazione vale anche per il Centrodestra, sia chiaro, perché nella nostra Regione è più forte la rivalità Forza Italia–Fratelli d’Italia che la contrapposizione verso la Sinistra. Immagino, infatti, a cosa avremmo assistito se le parti si fossero invertite tra vincenti e perdenti, concludendo che forse è stato un bene per il Centrodestra perdere ancora in Campania.

Volendo, comunque, ritornare su questioni più serie, vi sono almeno tre elementi da porre all’attenzione dei lettori. Il primo è che bisogna dare atto all’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il quale, da novello ed improvvisato uomo politico, ha battuto sul tempo e nel merito tutti i “Soloni” e “Vati” attuali della politica sinistroide. Con assoluto cinismo progettuale ha fatto fuori tutti i vecchi “big” pentastellati legati al “rivoluzionario” comico Beppe Grillo, salvando solo il “nostro” nuovo Governatore Roberto Fico, già fraterno amico del “fenomeno” Di Maio.

Pur essendosi ridotta dei due terzi l’adesione, registrando un consenso dal primitivo 35% al 12%, il Movimento ha mutato la sua pelle, come gli animali che adattano il loro colore all’ambiente circostante per proteggersi non solo, ma anche attaccare non visti. E così il Movimento stesso si è tramutato in partito, abbandonando la primitiva idea di essere “alternativo al sistema”, come disse la “pasionaria” dei pentastellati, l’ex on. Lombardi, al buon on. Bersani al tavolo delle trattative per formare il Governo di allora.

Ora non si sfiora nemmeno la parola “alternativi al sistema”, perché l’ex “avvocato del Popolo”, trasformando un Movimento “rivoluzionario” in un partito “aperto” ad ogni contrattazione — e lo abbiamo registrato già con i precedenti due Governi Conte — complice l’assoluta ingenuità, o altro, della Schlein, si è fatto “consegnare” due importanti Regioni: la Campania e la Sardegna!

Onore al merito (furbizia) di Conte, che ha dato l’idea di essere non solo determinante nell’area della Sinistra, ma anche, di fatto, il “capo”. E poi si critica la Meloni che, nel mancato confronto alla festa del suo partito “Atreju”, ha dato la sua disponibilità partecipativa per la Schlein e per Conte, perché, onestamente, nessuno sa chi comanda veramente nel “campo largo”.

Il secondo punto che voglio mettere in risalto non è solo quello evidenziato da tutti, cioè la scarsa partecipazione al voto. Per certi versi, infatti, ritengo ancora più preoccupante la riduzione drastica della pattuglia femminile che siederà nel Consiglio Regionale: otto donne su cinquantadue consiglieri.

Eppure la riforma elettorale, che elaborammo assieme allo Statuto ai tempi in cui ero anch’io consigliere tegionale, fu quella di permettere agli elettori di esprimere due preferenze sulla scheda, purché fossero di genere diverso. Non si può nemmeno più invocare il vecchio assunto che le donne erano “boicottate” dai maschi e non venivano incluse nelle liste elettorali già dall’inizio.

La legge Delrio del 2014 ha fatto obbligo a tutte le Amministrazioni e anche ai partiti di mettere almeno il 40% di rappresentanti di genere nelle liste. Ed allora? Una più serena valutazione dovrebbe essere fatta: la popolazione ammessa al voto è in maggioranza di donne.

Posto, infatti, che in Italia vi sono il 51,2% di donne e il 48,8% di maschi, la conclusione è che molte donne non hanno votato a favore del proprio genere. Ma ancora più amara è la constatazione che le otto elette sono tutte di Napoli e della sua Città Metropolitana. Nessuna eletta nelle altre quattro Province: il che denota quanto sia ancora lontana la reale accettazione della “parità dei sessi”.

Il paragone tra l’evoluzione di mentalità in una grande Città Metropolitana rispetto a quella provinciale è impietoso: nelle piccole realtà rurali persiste ancora, purtroppo, il vecchio sentire del maschio come “padre-padrone”.

Il terzo elemento di riflessione, che sembra scollegato dai primi due, ha invece comuni interconnessioni. Ho criticato, infatti, l’atteggiamento trionfalistico della Sinistra, ribattezzata come “campo largo”, nata solo per battere le “Destre”, come usano dire i massimi esponenti della nuova Sinistra massimalista. C’è, infatti, il comune desiderio di allearsi anche con… il Diavolo, purché cada la Meloni.

E lo vediamo anche negli atteggiamenti di comprensione, per non dire giustificazione, verso una frangia estremista di pseudo studenti e giovani d’ogni genere che, in nome del massacrato popolo palestinese, devastano sedi universitarie, vetrine di negozi, incendiano auto, lanciano bottiglie incendiarie e transenne verso altri giovani arruolatisi in Polizia o nei Carabinieri per vocazione, o anche per uno stipendio non certo “favoloso”.

A proposito, poi, delle sedi universitarie, è inqualificabile quanto successo nell’Ateneo della “dotta” Bologna. Rifiutare un corso di laurea dedicato agli Allievi Ufficiali dell’Accademia Militare dell’Esercito di Modena con la motivazione di “contaminazione militare” tra gli studenti della stessa Facoltà è un concetto preoccupante per la ancora permanente componente, nel III millennio, dell’estremismo culturale di certa Sinistra.

Mi onoro, invece, per la mia città, Napoli, che può essere anche classificata come penultima per la qualità di vita, ma che è prima per tolleranza, integrazione, multiculturalismo, intelligenza. Da noi, come si sa, c’è l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, dove vengono formati i migliori piloti aeronautici al mondo, i migliori ufficiali della Logistica, i migliori ingegneri, medici, commissari: ebbene, tutti sono iscritti ai vari corsi di laurea della Federico II, frequentando le diverse Facoltà o ospitando, per alcune materie, nelle apposite aule della stessa Accademia, docenti dell’Ateneo Federiciano.

Ne sono personale testimone, perché, per la mia specializzazione specifica universitaria, ho insegnato Diritto assieme ai Docenti provenienti dall’Università Statale. Ma c’è di più: la Scuola Specialisti dell’Aeronautica Militare di Caserta, nel 2022, ha siglato un accordo con l’Università “Vanvitelli” per un corso di laurea triennale in ingegneria.

In nessuno di questi Atenei ci si è “preoccupati” di far coesistere gli studenti della società civile con quelli militari. Da una mentalità ancora “malata”, il concetto di “militare” viene confuso con quello di una persona mediocre, fuori dal mondo circostante, abituata ad “obbedire” eseguendo ordini anche sbagliati o fuori norma. L’essere militari addirittura viene considerato un modo di propugnare la guerra. Quanta mistificazione, pregiudizio, disinformazione!

Ricordo ancora il terribile terremoto del 1980 in Irpinia, mia terra natale e di prima gioventù. Se non ci fossero state le Forze Armate, i paesi dell’Alta Irpinia o della Basilicata avrebbero registrato molto di più dei circa tremila morti, per mancanza di ogni assistenza ed emergenza ai sopravvissuti, essendo impraticabili da mezzi comuni le strade, o potendo volare in condizioni meteorologiche estreme solo gli elicotteri della nostra Aeronautica.

Questo spirito umanitario lo esportiamo in tutto il mondo laddove migliaia di militari sono in missione di Pace: i “Soloni” della facoltà di Filosofia dell’Università felsinea probabilmente hanno confuso gli studenti fuori corso di professione, che imbrattano i muri, assaltano le sedi, lanciano bottiglie incendiarie sulle Forze dell’Ordine, buttano sterco nel cortile di un giornale, con altri ragazzi che ragionano con la loro testa, studiano seriamente e si preoccupano soprattutto di salvare vite, anziché attentarle.

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