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LETTERA DAL PALAZZO
05 Dicembre 2025 - 09:06
Giorgia Meloni
Una domanda: che fine ha fatto la “grande riforma”, formula con la quale veniva indicata la totale trasformazione delle nostre istituzioni? Sembrava che senza una totale riforma delle istituzioni il Paese si dovesse fermare.
In molti hanno provato a modificare la Carta costituzionale, ultimo in ordine di tempo, Matteo Renzi che, battuto nel referendum, è stato anche costretto ad abbandonare la presidenza del Consiglio. Un rischio, questo, che Giorgia Meloni non corre avendo preventivamente annunciato che la riforma costituzionale e la guida del governo devono seguire percorsi diversi.
Comunque, di “grande riforma” non si parla più e si preferisce ricorrere a provvedimenti di segno particolare. Siamo convinti, però, che non sia questa la strada giusta poiché si tratta di una strada che determina frammentarietà laddove c’è bisogno di un progetto organico e omogeneo nel quale ogni provvedimento sia collegato con l’altro.
La rinuncia alla “grande riforma” comporta, sul piano interno e su quello internazionale, conseguenze non irrilevanti. Sul piano interno, diventa inevitabile la prevalenza di una burocrazia “feroce” che impone le proprie regole e rallenta ogni tentativo di aggiornamento; sul piano internazionale, ci pone in una condizione di difficoltà nei confronti dei partner che sono decisamente più aggiornati di noi. D’altra parte, tra le forze politiche c’è piena consapevolezza di questo stato di cose, ora ciò non comporta la volontà e soprattutto la capacità di trovare un’intesa che porti all’attuazione della riforma.
Il caso Renzi è illuminante al riguardo. La riforma era lì, pronta ad essere attuabile ma la volontà di Massimo D’Alema di mettere in crisi Renzi prevalse su ogni altra considerazione. D’Alema era stato da Renzi rottamato e volle, a sua volta, rottamare Renzi.
Ma chi avrà il coraggio di metter mano a una integrale riforma, con il rischio di vederla bocciata con tutte le conseguenze che ciò comporterebbe? Si riteneva che la Meloni, conoscendo il suo temperamento, avrebbe avuto il coraggio di correre questo rischio, ma così non è stato e ora si attende un leader politico che abbia il coraggio di sfidare l’eventuale impopolarità.
Considerata tuttavia, la non eccelsa qualità dei nostri leader è da ritenere che il progetto di una “grande riforma” debba essere definitivamente accantonato, il che non è un bene, tenendo presente che le nostre istituzioni sono da tempo obsolete e, per unanime riconoscimento, avrebbero bisogno di essere rinnovate.
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