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Consenso “attuale” resta il nodo della contesa

Non vorremmo che anche su questo tema prevalesse la linea che punta a paralizzare il Parlamento e a spaccare il paese

Consenso “attuale” resta il nodo della contesa

Da giorni è in corso in Italia un acceso dibattito che vede schierati su fronti contrapposti fazioni politiche agguerrite ed indisponibili ad ogni tentativo di mediazione.
La disputa concerne la proposta di legge di modifica dell’articolo 609-bis del Codice Penale che nella nuova versione, in materia di violenza sessuale, prevede un comma che definisce la configurazione del reato in maniera più stringente, attribuendo rilevanza penale all’atto sessuale compiuto senza il consenso ‘libero ed attuale’ dell’altro.
L’aspra discussione fra le forze politiche si è acuita quando la proposta formulata,  dopo essere stata approvata all’unanimità alla Camera dei Deputati, è approdata al Senato.
Qui, infatti, la celerità del cammino della proposta di legge che, per l’iniziale condivisione, aveva avuto un iter veloce, forse anche frettoloso, è stata interrotta in Commissione per la richiesta di approfondimento della Presidente on. Bongiorno.
È bastata la sola decisione di rinviare l’approvazione ad un esame più approfondito, come è prerogativa ed uso della Commissione nella fase istruttoria, per scatenare una furibonda reazione delle opposizioni, con le senatrici del Partito Democratico in testa a protestare con grande veemenza.
Tra l’altro, la protesta e il richiamo al tradimento nasce da una sorta di patto fra le ‘gentil donne’ leader dei maggiori partiti di governo e di opposizione, ovvero Giorgia Meloni ed Elly Schlein.
Quel patto infatti prevedeva una condivisione di posizioni sul tema delicato della difesa della dignità delle donne vittime di violenza sessuale o comunque di atti sessuali non accettati.
Ora non mi permetto di sostenere nel merito l’una o l’altra tesi, ma non si può sottacere che la richiesta di approfondimento attiene al principio, cardine del nostro ordinamento, del carico dell’ onere della prova in capo all’accusa che qui, invece, sembrerebbe ribaltato interamente sul versante della difesa. 
È evidente a tutti che la configurazione del reato legata ad un consenso libero ed attuale, ovvero riconoscibile e conclamato durante l’atto sessuale, può essere affermato o negato solo dalle parti in causa ed in primis dalla parte denunciante. Ovviamente nel caso di  normali condizioni di isolamento della coppia, ricade sul  partner-incolpato l’onere della prova di innocenza.
Ma tutto ciò si evidenzia non per sostenere una tesi, ma solo per dimostrare che la questione sollevata in sede di esame della Commissione del Senato non è affatto secondaria ed investe una questione non di volontà politica ma di corretta formulazione giuridica, molto rilevante in sede legislativa.
D’altra parte, non è da sottacere il fatto che a chiedere una verifica sulla tenuta giurisprudenziale del testo sia stata l’onorevole Bongiorno, Presidente della Commissione, che non è solo una insigne giurista ma anche una personalità sempre in prima linea nelle battaglie in favore della parità dei diritti delle donne.
Allora, se sulla questione si può essere d’accordo o meno, certamente non si può dire che sia priva di pregio e se è stata sollevata e sostenuta da una autorevole ed insospettabile personalità come la citata Bongiorno e da altri autorevoli personalità a cominciare dalla famosa avvocato Bernardini de Pace, non si capisce perché la sinistra abbia assunto una posizione di isterica e rabbiosa in opposizione all’approfondimento, addirittura gridando al tradimento di un patto politico, che evidentemente è stato assunto su una posizione concettuale, non certo su un testo letterale prerogativa esclusiva del Parlamento. 
Purtroppo, anche su temi così delicati, la tentazione della sinistra è sempre quella di approfittare di ogni occasione per creare un clima di tensione e di contrasto da far ricadere sulla società.
Eppure non ci sono termini o scadenze che possono influire negativamente sulla approvazione della legge che è stata già approvata alla Camera, dunque non si capisce qual è il motivo per cui invece di partecipare con serenità ad un confronto per migliorare la formulazione ai fini della tenuta giurisprudenziale della legge proprio per garantirne la effettiva ed equa attuazione, si preferisce sollevare polveroni, sospetti, accuse e rifiuto di confronto.
Non vorremmo che anche su questo tema prevalesse la linea che punta a paralizzare il Parlamento ed a spaccare il paese.
La legge si farà, ma individuando una formulazione equa e formalmente in linea con i principi dell’ordinamento processuale.

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