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lettera al direttore

Ucraina, Palestina e silenzi contraddittori

Noi conserviamo ancora l“arma”, mai letale, del voto per “eliminare” o “ridimensionare” il rivale

Ucraina, Palestina e silenzi contraddittori

Gentile Direttore, le notizie che arrivano dall’Ucraina fanno passare in secondo ordine tutte le altre, compreso l’insediamento ufficiale del nuovo Governatore della Campania, tal Roberto Fico, già Presidente della Camera dei Deputati e non troppo “amico”, si dice in giro, del passato Presidente De Luca, ma amico fraterno dell’attuale Sindaco, prof. Gaetano Manfredi (si dice sempre in giro…). Poiché a Napoli, in particolare, ha votato tra Sinistra e Centrodestra più o meno un cittadino su tre, penso che le sorti della nostra Regione interessino poco, mentre si fa più crescente la preoccupazione per le sorti dell’Ucraina, avendo capito, gli italiani, che questa martoriata Nazione è l’ultimo baluardo alle fin troppo chiare mire espansionistiche della Russia di Putin, che, da buon ex capo della Polizia Segreta di Mosca, sogna ancora il ripristino della vecchia Unione Sovietica, della quale esiste nostalgia anche fra molti “Comunisti Ortodossi Italiani”, che si sono addormentati quando è caduto il Muro di Berlino e si sono svegliati al momento in cui la Meloni è divenuta Presidente del Consiglio, credendo ancora di avere dalla loro parte la “sorella Madre Russa” che sorveglia e domina su mezza Europa.
Non capisco, infatti, o forse capisco troppo bene, come mai i rappresentanti, famosi e meno, delle migliaia di manifestanti a favore della Palestina, detti per comodità dialettica “pro Pal” (fa anche più effetto), che come Nazione non ha territorio, ma ha milioni di esseri umani in cerca di una Patria che possa finalmente dare un senso di vita al proprio sfortunato Popolo, non manifestino anche per l’Ucraina. Non sto qui a disquisire sulle ragioni di Israele o di Hamas, per cui la rappresentante dell’Onu per i diritti sui territori palestinesi occupati ha ritenuto quasi una “legittima difesa” l’azione atroce dell’assassinio di 1600 ragazzi che stavano festeggiando nel deserto del Negev, comprese le centinaia di bambini sottratti alle proprie mamme per portarli in Russia ed educarli al loro stile di vita, che significa di fatto “dittatura”.
Per analogia degli eccidi commessi da Hamas non può giustificarsi la più che eccessiva reazione di Israele, soprattutto di Netanyahu, che fa piovere le proprie bombe sugli edifici civili, con la morte di migliaia di bambini. Né, altrettanto, si può giustificare l’azione guerresca dei cosiddetti “Coloni” ebrei, che occupano “manu militari” le zone in cui potrebbe sorgere finalmente un reale Stato Palestinese. Non ho visto, come dicevo, una levata di scudi contro la politica neo-imperialista di Putin, che altro non fa se non scagliare migliaia di droni armati e bombe a lunga gittata sulle città ucraine e sulla stessa capitale Kiev, ordigni mirati soprattutto a distruggere ferrovie, infrastrutture, centrali strategiche per la vita stessa del Popolo.
Non è cinismo assoluto quello di ridurre la popolazione alla fame, perché non ci sono quasi più strutture per confezionare semplicemente il pane, o alla sete, perché la depurazione dell’acqua corrente è quasi nulla, venendo bombardate le infrastrutture a ciò destinate? L’opera di Mosca più crudele e cinica, poi, mi appare la distruzione delle centrali elettriche. Senza l’elettricità non solo si muore di fame, per scarsezza di cibo non commestibile perché “crudo”, ma si muore soprattutto di freddo, per mancanza del funzionamento di stufe, termosifoni o altro, che in un condominio di un palazzo di 20 piani non possono essere sostituiti dall’oggi al domani con i vecchi e gloriosi caminetti.
Non vi sembra ancora più atroce la morte di civili e bambini per il freddo polare che c’è nella zona più a Nord dell’Ucraina, dove si toccano anche i -25 gradi, o la morte per malattie dovute ai virus dell’acqua inquinata? E non vi sembra che la stessa tragedia psicologica capitata ai bambini sopravvissuti ai massacri di Netanyahu sia la stessa per quelli dell’Ucraina? E, allora, dove sono le bandiere “pro-Ucr” assieme a quelle “pro-Pal”? È mai possibile che, nel nome di una decaduta (altro che “decadente”) Europa dei Putin e Trump di turno, si possa ancora oggi fare una discriminazione di questo tipo?
Mi interesserebbe sapere il parere della giurista, rappresentante dell’Onu per i palestinesi, Francesca Albanese, che è anche nostra conterranea, perché nata ad Ariano Irpino, su cosa pensi dei droni russi scagliati sulle infrastrutture vitali contro il popolo ucraino. Così come vorrei vedere in mano ai Landini di turno, o dei “gemelli” Fratoianni-Bonelli, la bandiera dell’Ucraina oltre a quella palestinese.
E mentre il miliardario “tipico uomo d’affari americano”, Trump, trovatosi a fare il Presidente della Nazione più potente al mondo più per demerito dei democratici che per propri meriti, afferma che ormai l’Europa e la sua civiltà sono al tramonto, come aveva già detto il suo omologo Putin — che mi fa senso solo a guardare quando si spalancano le immense porte dorate del suo ufficio megagalattico, con le due povere guardie che, mano sul berretto e testa alzata fino al torcicollo sicuro — mi dà certezza di compiacermi di essere nato, formato, cresciuto, lavorato nel “mio” Occidente, che sarà pure litigioso al suo interno e oltre confine, ma conserva ancora i limiti cardine della vera Democrazia, e non deve affidarsi al Plutonio per far fuori i propri oppositori in Russia, o ricorrere all’uccisione “in diretta” come successo con Lincoln, Garfield, McKinley e, più di recente, John Fitzgerald Kennedy.
Noi conserviamo ancora l“arma”, mai letale, del voto per “eliminare” o “ridimensionare” il rivale. Forse la “decadenza” di cui parlano i due Presidenti è nella constatazione che il nostro Popolo non partecipa più alla vita attiva politica; questo è il vero male dell’Occidente, in gran parte per colpa della stessa politica. Avendo ancora buona reminiscenza delle “vecchie” democrazie, a cominciare da quella greca, mi rimane in gola il grido che vorrei lanciare ai giovani soprattutto: l’arma che voi lanciate — molotov, mattoni, spranghe — contro i vostri coetanei delle Forze dell’Ordine è molto diversa e a portata di mano: l’urna del voto, anche a costo di dare vita a una nuova formazione politica, come lo fu “l’Uomo Qualunque” di Giannini. Ebbe gran successo, ma durò poco. Oggi i tempi della “guerra fredda” sono quasi ritornati; non sporcatevi le mani sfogando la rabbia interna con altrettanta rabbia offensiva esterna. Usate la Democrazia: sarà più lenta ad affermarsi, ma durerà molto di più. Da noi, tranne l’infausto ventennio, sta durando da tre millenni.

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